Le Grandi dimissioni investono la Romagna, 1 su 2 lascia il posto fisso. I dati sono stati elaborati dall’Osservatorio economico della locale Camera di commercio
Crescono i lavoratori che “mollano” il proprio posto di lavoro in Romagna: uno su due dice addio addirittura a rapporti a tempo indeterminato. L’Osservatorio economico della Camera di commercio della Romagna- per le province di Forlì-Cesena e Rimini- ha elaborato i dati Inps sulla precarietà del 2022 e del primo trimestre 2023, mettendoli a confronto con gli anni precedenti. E ciò che emerge è un 2022 in cui il trend delle dimissioni è in salita, mentre per l’avvio del 2023 si registra una tendenziale diminuzione.
In dettaglio, nelle province di Forlì-Cesena e Rimini nel 2022 le dimissioni nei rapporti di lavoro sono state 30.582, ovvero il 18% delle cessazioni del totale dei rapporti (170.210), in crescita, rispetto al 2021, del 12,6%. L’aumento è ancora più consistente, di ben +34,7%, sui dati pre-pandemia del 2018. L’incidenza delle dimissioni dal 2018 al 2022 è di 4,3 punti percentuali: dal 13,7% al 18% del 2022. Il fine contratto, che rimane il principale motivo di cessazione, vede invece calare la relativa incidenza di 2,7 punti percentuali (dal 74,8% del 2018 al 72,1% del 2022). Da rilevare che la metà delle dimissioni, ovvero il 50,1%, riguarda rapporti di lavoro a tempo indeterminato. Il 20,8% a rapporti a termine, il 10,8% a situazioni di apprendistato, il 9,2% al lavoro stagionale, il 6,1% alla somministrazione e il 3,0% al lavoro intermittente.
In controtendenza il primo trimestre del 2023: rispetto a gennaio-marzo 2022, si assiste infatti ad un calo delle dimissioni del 3,5% (da 6.827 del primo trimestre 2022 a 6.589 dei primi tre mesi del 2023), anche se non si specifica quale sia la tipologia del rapporto di lavoro lasciato.
Lo scorso anno in particolare i lavoratori di Forlì-Cesena che hanno deciso di abbandonare il proprio impiego sono il 24,3% delle cessazioni lavorative totali, con una crescita, rispetto al 2021, dell’11,6%. Nel medio periodo poi, si assiste ad un incremento ben maggiore, del +39,5% sul 2018. Il 53% delle dimissioni si riferisce ai rapporti di lavoro a tempo indeterminato, il 21% a rapporti a termine, il 10,3% a situazioni di apprendistato, il 7,1% alla somministrazione, il 5,5% al lavoro stagionale e il 3,1% al lavoro intermittente. A decidere di ‘fare basta’ sono per lo più uomini, il 58,7%, e la maggior parte, il 47,2%, ha tra i 30 e i 50 anni. Nel 1° trimestre del 2023, rispetto a gennaio-marzo 2022, si assiste, invece, ad un lieve calo delle dimissioni dell’1,4%.
Percentuali inferiori si registrano in provincia di Rimini: lo scorso anno le dimissioni nei rapporti di lavoro sono state 14.023, ovvero il 13,7% delle cessazioni totali, con una crescita, rispetto al 2021, del 13,9%. Nel medio periodo poi si assiste a un incremento del +29,5%,sul 2018. Il 46,6% dei lavoratori riminesi si dimettono da rapporti di lavoro a tempo indeterminato, il 20,6% a rapporti a termine, il 13,7% al lavoro stagionale, l’11,3% a situazioni di apprendistato, il 4,9% alla somministrazione e il 2,9% al lavoro intermittente. Anche nel riminese chi lascia il lavoro è per lo più maschio (58,1%) e il 49,4% ha tra i 30 e i 50 anni. Il calo delle dimissioni nel 1° trimestre del 2023, rispetto a gennaio-marzo 2022, è infine del 6,1%.