West Nile Virus: negli ultimi cinque anni sono stati circa 200 i donatori risultati positivi grazie a esami specifici per assicurare la qualità degli emocomponenti
I controlli all’interno dei servizi trasfusionali degli ospedali italiani, per garantire la sicurezza delle trasfusioni anche con la minaccia del West Nile Virus in questo periodo dell’anno, funzionano.
Lo comunica il Centro nazionale sangue, anche alla luce di quanto avvenuto nelle scorse settimane a un donatore di Parma diventato il primo caso umano di infezione dal virus nell’anno in corso.
Nel periodo tra 2018 e 2022, infatti, sono stati 195 i donatori di sangue risultati positivi dai controlli sulle sacche di sangue, con picchi registrati nel 2018 e nel 2021 (rispettivamente 68 e 89 casi rilevati). La Regione con il maggior numero di casi è stata l’Emilia Romagna (63), seguono Lombardia (55), Veneto (42) e Piemonte (31). Tre i contagi registrati in Friuli Venezia Giulia, mentre uno solo è stato segnalato in Sardegna.
Il sistema di sorveglianza permette di rilevare le positività al virus dei donatori asintomatici e di conseguenza protegge dal contagio i pazienti che hanno bisogno di una trasfusione. Il sistema si basa sull’attuazione del Piano Nazionale Arbovirosi 2020-2025 che mette in stretta connessione i diversi sistemi di sorveglianza (veterinaria, entomologica e umana) e prevede il monitoraggio costante del principale vettore del virus, un particolare tipo di zanzara chiamata zanzara Culex, ma anche di altri ospiti come gli uccelli e gli equidi, che sono un segnale della presenza del virus.
Non appena riscontrata la positività di vettori o animali ospiti, grazie ad appositi controlli, viene immediatamente diramata l’allerta. Il Centro Nazionale Sangue dispone quindi l’effettuazione di esami specifici, i cosiddetti test NAT, su tutte le sacche di sangue raccolte nella provincia interessata (o nelle due province interessate qualora il virus venga rilevato in un comune vicino al confine del territorio provinciale). Questo sistema permette di attivare i controlli sui donatori prima ancora che si verifichi il contagio di un umano. Il Centro Nazionale Sangue dispone anche la sospensione per 28 giorni di ogni donatore che, pur residente altrove, abbia viaggiato in una delle zone dove è stato rilevato il virus.
Il monitoraggio del virus dura per tutta la stagione estivo-autunnale, in concomitanza con la presenza delle zanzare, e non si limita al territorio italiano. Grazie ai bollettini dello European Centre for Disease Prevention and Control tutti i servizi trasfusionali e le unità di raccolta associativa possono individuare in tempo reale in che zone il virus è presente anche a livello europeo e mondiale, sospendendo, se necessario, i donatori che hanno viaggiato, per vacanza o lavoro, nelle zone a rischio. Anche per questo è importante comunicare, durante la visita di controllo con il medico responsabile della selezione del donatore, ogni viaggio o spostamento effettuato in tempi recenti.
«Questi numeri testimoniano l’efficacia di un sistema che ha come obiettivo quello di tutelare non solo la salute del paziente ma anche quella del donatore stesso – ha commentato il direttore del CNS, Vincenzo De Angelis – È chiaro poi che qui parliamo di donatori infetti, ma privi di sintomi, perché non è possibile donare sangue e plasma se si ha anche il minimo sintomo influenzale. Quando in un donatore viene riscontrata la positività al virus del West Nile è sicuramente una brutta notizia, perché vuol dire che il virus sta circolando nel nostro Paese. Allo stesso tempo è anche una buona notizia, perché vuol dire che le trasfusioni, che rappresentano la salvezza per circa 1.800 persone al giorno, sono sicure».