HIV: per cure ottimali i pazienti chiedono di tenersi attivi mentalmente, avere dei percorsi privilegiati per visite ed esami e farmaci più efficaci ed adeguati
Tenersi attivi mentalmente e fisicamente, avere dei percorsi privilegiati per visite ed esami, anche per altre malattie o disturbi ma anche bisogni terapeutici come un trattamento ben tollerato, facile da assumere e con farmaci più efficaci ed adeguati.
È quanto emerge da un sondaggio proposto a 500 pazienti i cui risultati sono stati presentati per la prima volta al congresso nazionale ICAR (Italian Conference on AIDS and Antiviral Research).
Il professor Franco Maggiolo, che ha presentato questi risultati durante il simposio di apertura del congresso che si è tenuto nello storico Teatro Petruzzelli di Bari, ha evidenziato che il clinico è perfettamente d’accordo con questi dati e che il primo bisogno di un paziente oggi, sia che sia naive sia che sia in fase di semplificazione, è avere una terapia efficace, che possa durare nel tempo, che sia ben tollerata, indipendentemente dall’età, dal sesso, dalla presentazione, dalla situazione immunologica.
I dati Icona sottolineano che in Italia la risposta dei pazienti è decisamente buona nel tempo ed è migliore dopo lo switch ma questa situazione non è replica ovunque
Al congresso CROI 2023 è stata presentata un’analisi condotta negli Stati in cui gli autori sono andati a vedere il tempo che serviva per sopprimere la viremia in pazienti naive in funzione del rione in cui vivevano.
Negli Stati Uniti vengono definiti “Redlining” quei rioni e quindi quei quelle zone della città dove l’investimento di tipo speculativo è ad alto rischio. Quindi zone povere, malfamate.
Questa analisi è importante perché palesa la differenza nella risposta alla terapia già solo in base a dove abiti. Dunque, la risposta alla terapia non è uguale dappertutto, perciò, è importante la gestione di essa.
Dati di Bergamo presentati ad ICAR dal gruppo del prof. Maggiolo mostrano che nella loro coorte i pazienti che anche una sola volta negli ultimi cinque anni avevano manifestato un blip viremico, mostravano una misurazione della viremia sopra le 50 copie e in questi pazienti si vede una diminuzione dei CD4 rispetto a quello che succede nella restante popolazione, la stragrande maggioranza dei pazienti, che negli ultimi cinque anni non hanno avuto neanche un minimo blip viremico.
Da dati derivanti da coorti internazionali oggi sappiamo che l’aderenza alla terapia, variabile molto importante, è generalmente molto alta sia che si parli di pazienti naive sia di pazienti experienced.
In un importante lavoro di Patterson, che risale a 20 anni fa, veniva sottoli che devono essere prese almeno il 95% delle pastiglie perché si possa ottenere un controllo della viremia.
Oggi abbiamo delle terapie che sono molto ben tollerate; un dato presentato sempre a ICAR 2023 dal gruppo di Bergamo mostra che con la combinazione emtricitabina/TAF/rilpivirina vi è un’aderenza complessiva estremamente elevata. L’aderenza è del 97,8%; inoltre, indipendentemente dall’aderenza, il controllo della viremia, in un periodo molto lungo, cioè, quattro anni mediamente in questi pazienti, non è assoluto, cioè, si verifica qualche blip indipendentemente dall’aderenza.
Questo vuol dire che questo tipo di regime ha una “perdonanza” non ottimale, richiede molto di più al paziente, non gli permette nessuno sgarro.
“I regimi a tre farmaci non sono tutti così; infatti, i dati di aderenza che abbiamo pubblicato un annetto fa per quello che riguarda bictegravir/emtricitabina e TAF, sottolineano che già al 70% di utilizzo dei farmaci, l’aderenza è massima. In questo studio l’aderenza è stata misurata come proporzione di giorni coperti dal ritiro dei farmaci quindi come disponibilità del farmaco. Già al 70% si ottiene il 100% di risposta nel tempo e questo si mantiene alto. Per tale motivo questa terapia triplice è accompagnata da una forgiveness migliore rispetto ad altri”.
I messaggi chiave che sono emersi dalla relazione del prof. Maggiolo sottolineano che oggi abbiamo bisogno di terapie, ed alcune le abbiamo, che possono durare a lungo nel tempo. Le ART moderne sicuramente inducono un’aderenza maggiore rispetto a quelle del passato, forse perché sono più “amichevoli”, “meno intrusive”, come le ha definite lo stesso Maggiolo, nella vita dei pazienti. Però non tutti i regimi a tre farmaci hanno la stessa forgiveness e questo punto va tenuto in conto quando si sceglie la terapia e forse proprio la forgiveness può essere un’aggiunta alla descrizione generale della terapia.
“Vorrei concludere con un altro take on message, un’altra prima assoluta: il questionario presentato ad ICAR precisa che siamo il primo riferimento per i nostri pazienti sia che si parli di salute in senso generale che ancora di più quando si parla di infezione da HIV; questa direi che è una conclusione a due vie: uno i nostri pazienti si fidano di noi, due forse siamo bravi” ha concluso il prof. Maggiolo.
What are the patients’ needs in term of adherence and forgiveness in HIV. Franco Maggiolo. ICAR 14-16 giugno 2023.
Tavelli A. et al ICONA Foundation Meeting 2023
Ostrenga L. et al CROI 2023 Poster 877
Paterson D.L. et al. Ann Intern Med 2000