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Carcinoma squamocellulare: benefici con cemiplimab neoadiuvante

Olipudasi alfa è in grado di migliorare significativamente la funzione polmonare negli adulti con deficit di sfingomielinasi acida (ASMD)

Un trattamento neoadiuvante con l’inibitore di PD-1 cemiplimab può indurre una risposta patologica in oltre la metà dei pazienti affetti da carcinoma squamocellulare

Un trattamento neoadiuvante con l’inibitore di PD-1 cemiplimab può indurre una risposta patologica in oltre la metà dei pazienti affetti da carcinoma squamocellulare in stadio III/IV (M0) resecabile chirurgicamente, ad alto rischio. Lo evidenziano i risultati di uno studio tutto italiano, lo studio di fase 2 NEO-CESQ, presentato di recente al congresso dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO), a Chicago.

Nel trial, coordinato dal Pascale di Napoli, si sono osservati, infatti, un tasso di risposta patologica del 52% e un tasso di risposta patologica maggiore (MPR) del 48% nei pazienti trattati con cemiplimab.

«Siamo soddisfatti dei risultati raggiunti», ha dichiarato il coordinatore dello studio, Paolo Ascierto, direttore del Dipartimento di Melanoma e Terapia Innovative dell’Istituto Nazionale Tumori IRCCS Fondazione ‘G. Pascale’ di Napoli. «Su 25 pazienti arruolati, è stata osservata una risposta patologica completa (pCR) in 9 pazienti (il 39%) e una near-pCR (assimilabile a una risposta completa) in ulteriori due pazienti (il 9%), mentre è stata osservata una risposta patologica parziale (10-50% di cellule tumorali residue) in un paziente e non si è ottenuta nessuna risposta patologica in 11 pazienti. Soltanto a un paziente è stato interrotto il trattamento per progressione clinica e solo due non sono stati sottoposti a intervento chirurgico. Inoltre, sono stati osservati pochi eventi avversi correlati al trattamento e tutti di grado lieve. Non sono stati osservati eventi avversi severi di grado 3/4. Con questo studio l’Italia dimostra ulteriormente di essere leader nel settore dell’immunoterapia per il trattamento dei tumori solidi».

I presupposti e gli obiettivi dello studio
Tra le forme più comuni di cancro della pelle il carcinoma a cellule squamose è caratterizzato da una crescita anomala delle cellule cancerogene, in genere con un inizio della malattia in età avanzata e un’insorgenza della patologia nelle zone cutanee maggiormente esposte ai raggi UV.

Negli ultimi anni, il trattamento del carcinoma cutaneo a cellule squamose localmente avanzato e/o metastatico è stato rivoluzionato dall’introduzione di cemiplimab.

Nello studio NEO-CESQ, Ascierto e i colleghi hanno valutato il trattamento con cemiplimab in una fase più precoce della malattia, con un approccio perioperatorio. In particolare, hanno valutato efficacia e sicurezza di un trattamento neoadiuvante con l’anti-PD-1, seguito dalla chirurgia e poi da un trattamento adiuvante, sempre con cemiplimab, in pazienti con carcinoma squamocellulare in stadio III/IV (M0) resecabile.

Lo studio NEO-CESQ
NEO-CESQ (NCT04632433) ha coinvolto 25 pazienti arruolati presso sei centri italiani (Firenze Padova, Perugia, Genova, Brescia e il Pascale di Napoli come capofila) da maggio 2021 a ottobre 2022.

I partecipanti sono stati trattati con cemiplimab alla dose di 350 mg ogni 3 settimane per due cicli prima dell’intervento chirurgico e per un anno intero dopo l’intervento.

L’obiettivo primario dello studio è la MPR (l’insieme delle pCR e delle near-pCR), mentre obiettivi secondari sono la sopravvivenza libera da recidiva (RFS), la sopravvivenza globale (OS), la sicurezza e l’individuazione di biomarcatori predittivi di risposta al trattamento.

Lo studio è ancora in corso e si propone ora di valutare l’impatto del trattamento perioperatorio con cemiplimab sull’RFS e sui biomarcatori.

Bibliografia
P. Ascierto, et al. NEO-CESQ study: Neoadjuvant plus adjuvant treatment with cemiplimab in surgically resectable, high risk stage III/IV (M0) cutaneous squamous cell carcinoma. J Clin Oncol 41, 2023 (suppl 16; abstr 9576); doi: 10.1200/JCO.2023.41.16_suppl.9576 leggi

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