Linfoma diffuso a grandi cellule B: via libera dell’americana Fda a polatuzumab vedotin in combinazione con R-CHP in prima linea
La Food and drug administration (Fda) ha concesso l’approvazione al coniugato anticorpo-farmaco (ADC) polatuzumab vedotin, in combinazione con il regime chemioimmunoterapico R-CHP (rituximab più ciclofosfamide, doxorubicina e prednisone), per il trattamento di alcuni tipi di linfoma diffuso a grandi cellule B non trattato in precedenza.
Polatuzumab vedotin, primo ADC della classe degli anti-CD79b e commercializzato con il marchio Polivy, è stato approvato in associazione con la chemioimmunoterapia per il trattamento di prima linea di pazienti con linfoma diffuso a grandi cellule B non altrimenti specificato (NOS) o linfoma a cellule B di alto grado (HGBL) e con un punteggio dell’Indice Prognostico Internazionale (IPI) pari o superiore a 2.
L’approvazione si è basata sui risultati dello studio di fase 3 POLARIX (NCT03274492), un trial internazionale, randomizzato controllato e in doppio cieco, in cui si è confrontato il regime R-CHOP (rituximab più ciclofosfamide, doxorubicina, vincristina e prednisone), da lungo tempo standard of care per la terapia di prima linea, con la combinazione di polatuzumab vedotin più R-CHP in una popolazione di circa 880 pazienti con linfoma diffuso a grandi cellule B di nuova diagnosi.
Dopo un follow-up mediano di 28,2 mesi, i pazienti trattati con l’ADC hanno mostrato una riduzione del 27% il rischio di progressione della malattia o decesso rispetto ai pazienti trattati con il regime standard. Inoltre, il tasso di sopravvivenza libera da progressione (PFS) a 2 anni è risultato del 76,7% con polatuzumab più R-CHP contro 70,2% con il regime R-CHOP.
La decisione dell’agenzia statunitense fa seguito al parere favorevole all’approvazione del suo Comitato consultivo per i farmaci oncologici (Oncologic Drugs Advisory Committee, ODAC), che ha ritenuto i risultati dello studio POLARIX sufficienti a favorire l’inclusione di polatuzumab vedutin come parte del regime di prima linea, nonostante alcune riserve. Infatti, sebbene il trial abbia centrato l’endpoint primario, rappresentato dalla PFS, il miglioramento è stato considerato ‘modesto’ e non è stato accompagnato da un miglioramento della sopravvivenza globale (OS). Il Comitato ha comunque considerato il vantaggio di PFS clinicamente significativo per i pazienti, e in grado di ridurre la necessità di terapie successive, a fronte di una tossicità contenuta.
Sulla base di queste valutazioni, ha affermato uno dei membri del comitato, Grzegorz Nowakowski, del Mayo Clinic Comprehensive Cancer Center di Rochester (Minnesota), il regime contenente polatuzumab vedotin è da considerarsi un’opzione, piuttosto che uno standard di cura, vista la mancanza di una differenza di OS rispetto a R-CHOP.
Sul fronte della sicurezza, nello studio POLARIX il profilo di tossicità di polatuzumab vedotin più R-CHP si è dimostrato simile a quello del regime R-CHOP.
Ad esclusione delle alterazioni dei parametri di laboratorio, le reazioni avverse riportate più comunemente (quelle con un’incidenza ≥20%) con polatuzumab più R-CHP sono state neuropatia periferica, nausea, affaticamento, diarrea, stipsi, alopecia e mucosite. Gli eventi avversi più comuni di grado 3/4 sono stati linfopenia e neutropenia.
La dose raccomandata di polatuzumab vedotin è 1,8 mg/kg somministrati mediante infusione endvenosa ogni 21 giorni per 6 cicli in combinazione con R-CHP. Inoltre, i pazienti dovrebbero essere premedicati con un antistaminico e un antipiretico, nonché sottoposti a una profilassi con GCSF prima di iniziare il trattamento con l’ADC.
In precedenza, polatuzumab vedotin aveva ricevuto l’approvazione accelerata dell’Fda per il trattamento del linfoma diffuso a grandi cellule B NOS recidivato/refrattario.
Bibliografia
FDA approves polatuzumab vedotin-piiq for previously untreated diffuse large B-cell lymphoma, not otherwise specified, and high-grade B-cell lymphoma. https://www.fda.gov/drugs/resources-information-approved-drugs/fda-approves-polatuzumab-vedotin-piiq-previously-untreated-diffuse-large-b-cell-lymphoma-not