Prurigo nodularis: la monoterapia con nemolizumab porta a una completa risoluzione del prurito entro sole quattro settimane
Nei pazienti con prurigo nodularis la monoterapia con nemolizumab ha mostrato una rapida insorgenza d’azione e la completa risoluzione del prurito in una quota di pazienti significativamente superiore rispetto al placebo entro la settimana 4. Gli ultimi dati dello registrativo di fase III OLYMPIA 2 sono stati presentati al Congresso Mondiale di Dermatologia (WCD) da Galderma, che sta sviluppando il farmaco.
La prurigo nodularis è una condizione cronica debilitante della pelle caratterizzata da noduli cutanei spessi che coprono vaste aree del corpo e associati a prurito intenso. Colpisce circa 72 adulti su 100mila negli Stati Uniti di età compresa tra 18 e 64 anni. È più comune nelle donne di mezza età e, in modo sproporzionato, nelle persone di origine africana.
Nemolizumab è un anticorpo monoclonale diretto contro il recettore alfa dell’interleuchina (IL)-31 che blocca la segnalazione della citochina, riconosciuta come driver di molteplici meccanismi patologici sia nella prurigo nodularis che nella dermatite atopica. Stimolando direttamente i neuroni sensoriali correlati al prurito e contribuendo all’infiammazione e alla disfunzione della barriera cutanea, la IL-31 funge da ponte tra il sistema immunitario e quello nervoso, agendo al contempo direttamente sulle cellule strutturali della cute.
Il farmaco è in fase di sviluppo clinico per il trattamento della dermatite atopica e della prurigo nodularis in molti paesi del mondo. Ha ottenuto la designazione di Breakthrough Therapy dalla Fda nel dicembre 2019 per il trattamento del prurito associato alla prurigo nodularis.
Lo studio registrativo OLYMPIA 2
Si tratta di un trial clinico di fase III, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo, progettato per valutare l’efficacia e la sicurezza della monoterapia con nemolizumab rispetto al placebo in 274 pazienti di almeno 18 anni affetti da prurigo nodularis da moderata a grave dopo un periodo di trattamento di 16 settimane. Lo studio ha anche valutato la farmacocinetica e l’immunogenicità del farmaco rispetto al placebo.
I risultati principali, presentati in occasione dell’American Academy of Dermatology (AAD), avevano evidenziato il raggiungimento di tutti gli endpoint primari e secondari, dimostrando che la monoterapia con nemolizumab aveva migliorato significativamente il prurito, la clearance cutanea e i disturbi del sonno in modo rapido, già dalla settimana 4. Quasi quattro volte più pazienti in trattamento attivo avevano ottenuto un miglioramento clinicamente significativo dei disturbi del sonno, pari a 4 punti sulla scala di valutazione numerica (SD-NRS, 37,2% per nemolizumab vs 9,9% per il placebo, p<0,0001).
Risoluzione completa del prurito in 4 settimane
I nuovi dati presentati al WCD hanno evidenziato la rapida insorgenza d’azione del farmaco e il raggiungimento di uno stato privo di prurito (indicato da un punteggio medio settimanale <2 sulla scala di valutazione numerica del picco di prurito, PP-NRS) entro la settimana 4 in un numero significativamente maggiore di pazienti in trattamento attivo rispetto al placebo (19,7% vs 2,2%, p<0,0001).
Questi risultati hanno migliorato quanto riportato in precedenza, ovvero un aumento di cinque volte del numero di pazienti con un miglioramento clinicamente rilevante dell’intensità del prurito (riduzione PP-NRS ≥4 punti) alla settimana 4 (41,0% per nemolizumab vs 7,7% per il placebo, p<0,0001).
Al congresso sono stati presentati anche gli esiti di due studi che hanno messo in luce l’impatto significativo della malattia e del prurito sui disturbi del sonno:
- In un trial retrospettivo di coorte abbinato a livello di popolazione è stato riscontrato che i pazienti con prurigo nodularis avevano un rischio significativamente maggiore di soffrire di insonnia a un anno e di apnea notturna a 10 anni
- In un trial qualitativo, progettato per comprendere la causa principale dei disturbi del sonno correlati alla malattia, la maggior parte dei partecipanti (71%) li ha attribuiti esclusivamente al prurito.