Torna la protesta degli studenti universitari per il caro affitti, tende in 25 città. Udu: “Un anno da fuorisede costa 12mila euro”
Felpe, coperte e tende da campeggio. Piazzale Aldo Moro a Roma, davanti all’università Sapienza di Roma, si trasforma in uno studentato a cielo aperto per accogliere i giovani che sono tornati a manifestare contro il caro affitti e il costo della vita universitaria. Circa 40 studenti questa notte hanno dormito davanti all’ateneo per far partire la mobilitazione nazionale che coinvolge 25 città in tutta Italia. “Il governo dorme, ma noi dove dormiamo?”, recita il grande striscione esposto davanti alle tende. “Non sono solo i costi degli affitti che gravano sulle nostre spalle, ma un sistema universitario che non è sostenibile per gli studenti– spiega all’agenzia di stampa Dire Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Unione degli Studenti (Udu)- Oggi per uno studente fuorisede studiare costa fino a 12mila euro all’anno, e questo non è un costo che ci possiamo permettere per studiare nelle università pubbliche. Stiamo qui e continueremo a mobilitarci un tutta Italia finché questo governo non sceglierà di ascoltarci e non sceglierà di dare un futuro alla componente studentesca”.
La richiesta dell’associazione universitaria è chiara: 300 milioni da stanziare in legge di bilancio per il diritto allo studio. “Serve un investimento strutturale in borse di studio e residenze, che devono essere pubbliche e non private come quelle che sta finanziando il governo, perché evidentemente mille euro al mese non ce li possiamo permettere- aggiunge Piredda- Continueremo a combattere e a portare avanti le nostre istanze, perché noi vogliamo un futuro in Italia”.
Marco, studente di Scienze infermieristiche, viene dalla Puglia. Per la sua stanza a circa 40 minuti dall’ateneo, paga 500 euro al mese. Vorrebbe lavorare per gravare meno sulla famiglia, ma gli risulta impossibile perché deve anche svolgere il tirocinio non retribuito previsto dal suo corso di studi. Viola, invece, ha 20 anni, studia alla facoltà di Lettere e Filosofia e lavora anche come cameriera. Ma comunque non riesce a mantenersi. “All’affitto si è aggiunto il caro vita- racconta alla Dire- le spese sono aumentate tantissimo”. Luca si è appena laureato, ma stanotte ha dormito in tenda. “Questa protesta riguarda anche i laboratori precari. La difficoltà maggiore è garantirsi un reddito per poter vivere dignitosamente- spiega- quello che ci viene garantito oggi è un non-futuro. Non vogliamo privilegi, chiediamo solo dignità“. Le proteste si sono accese anche a Lecce, Palermo, Torino, Bologna e Perugia, oltre che Roma. E nei giorni successivi si aggiungeranno le altre venti città. Lo slogan scelto dall’Udu è ‘Vorrei un futuro qui’, per chiedere misure urgenti per poter studiare e lavorare in Italia, senza dover emigrare all’estero. “Dalla scorsa primavera non è cambiato nulla. Il governo continua a negare gli errori sui mancati finanziamenti del Pnrr- continua Piredda- nonostante i vari incontri che abbiamo avuto, la ministra Bernini ancora sceglie di non ascoltarci e non finanziare il sistema universitario in questo Paese”.
A sostenere i giovani in piazza anche Alfredo D’attore (Pd), i consiglieri della Regione Lazio Marta Bonafoni (Pd), Valerio Novelli (M5S) e Adriano Zuccalà (M5S). E poi Vittoria Baldino (vicecapogruppo M5S alla Camera) e Francesco Silvestri (capogruppo M5S alla Camera). “A livello regionale, i cambiamenti da maggio ad oggi sono stati inesistenti– commenta alla Dire Leone Piva, di Sinistra Universitaria- l’unico vero provvedimento preso è stato commissariare Lazio Disco, che negli ultimi anni aveva fatto passi in avanti sul diritto allo studio. Ma la Regione ha commissariato l’ente non dandoci nessuna garanzia. Il tavolo regionale ottenuto a maggio si è risolto nel nulla. Chiediamo che la Regione venga qui ad ascoltarci. Per uno studente non è possibile non avere una casa”.
Come riferisce la Dire (www.dire.it) secondo Sinistra Universitaria Sapienza, per uno studente fuori sede l’anno ricomincia peggio di quello precedente, con ancora più incertezze. “L’offerta abitativa è diminuita del 45%. Vuol dire che quasi una casa su due che prima era in affitto, ora non lo è più– aggiunge Piva- per una stanza singola il prezzo a Roma è aumentato del 9,4%. Abbiamo creato dei canali di comunicazione per aiutare i giovani e quello che riceviamo è che studenti e studentesse sono disperati”.