Nuovi studi effettuati dai ricercatori dell’Università della Georgia parlano di un aumento da 22 a 58 milioni di tonnellate annui di plastiche e microplastiche
Plastiche e microplastiche sono le maggiori fonti di inquinamento presenti nelle acque di tutto il mondo. Una stima del 2015 si aggirava attorno agli 8,8 milioni di tonnellate di plastica riversate nei nostri mari ogni anno. Questo dato fu elaborato da Jenna Jambeck, docente di ingegneria presso l’Università della Georgia. Nuovi studi effettuati dai ricercatori e dalla stessa Jambeck parlano di un aumento da 22 a 58 milioni di tonnellate annui. Parliamo del volume contenuto in uno stadio che giornalmente viene riversato in mare. I nostri fondali han più del 70% di rifiuti marini dei quali il 77 % è formato di plastica. Questi alcuni dati emersi dalle ricerche del World Economic Forum.
La plastica in sé non è il problema, lo è piuttosto il suo utilizzo e il suo smaltimento. Frammenti di pochi millimetri, definite microplastiche, vengono eliminati nei canali di scolo delle nostre case in modo inconsapevole dalla maggior parte dei consumatori che acquistano prodotti per la cura della casa e della persona contenenti queste sostanze. Queste micro particelle passano indisturbate i filtri dei purificatori e vanno in mare dove la fauna marina se ne nutre. Nel mar Tirreno più del 50% dei pesci analizzati e il 70% degli squali che vivono in acque profonde hanno nello stomaco plastica.
Associazioni e campagne di sensibilizzazione si sono poste l’obiettivo di proteggere almeno il 30% dei mari italiani entro il 2030 istituendo Aree Marine Protette. Lo scopo di educare ad un acquisto consapevole e ad un utilizzo adeguato è significativo per l’intero pianeta poiché le previsioni sono nefaste. In questo momento, con questi ritmi e di utilizzo e smaltimento si prevede che nel 2050 il peso complessivo della plastica negli oceani supererà quello dell’alofauna.