Disastro del Vajont: Mattarella al cimitero delle vittime


Disastro del Vajont, 60 anni dopo Mattarella visita il cimitero delle vittime: “La tragedia reca pesanti responsabilità umane”

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Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha visitato il Cimitero monumentale delle vittime del Vajont, a Fortogna, nel comune di Longarone. Il capo dello Stato oggi partecipa alla commemorazione del 60esimo anniversario del disastro della Diga avvenuto il 9 ottobre del 1963 in cui morirono 1917 persone, tra cui 487 bambini.

“Oggi ci troviamo in un Parco, quello delle Dolomiti Friulane che, nella bellezza di questi luoghi dedica, doverosamente, percorsi alla memoria. Siamo di fronte a due quadri: questo paesaggio, quello delle Prealpi Carniche. E la diga, creazione artificiale. Entrambi, oggi, silenti monumenti alle vittime, a quelle inumate nei cimiteri, a quelle sepolte per sempre nei greti dei corsi d’acqua, sulle pendici: donne, uomini, bambini. Cinquecento bambini. Immenso sacrario a cielo aperto che si accompagna al Cimitero di Fortogna, mausoleo nazionale. Riflettiamo: la frana, la sparizione, nel nulla, di un ambiente, di un territorio, di tante persone. La cancellazione della vita. Sono tormenti che, tuttora -sessant’anni dopo – turbano e interrogano le coscienze“. Così il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, partecipando alla commemorazione del 60esimo anniversario del disastro del Vajont.

“TRAGEDIA RECA PESO PESANTI RESPONSABILITÀ UMANE”

“Le Nazioni unite hanno classificato questo evento come uno dei più gravi disastri ambientali della storia che sia stato provocato dall’uomo. Per questa ragione, il 9 ottobre, è stato indicato dal Parlamento ‘Giornata nazionale in memoria delle vittime dei disastri ambientali e industriali causati dall’uomo’. La tragedia che qui si è consumata reca il peso di pesanti responsabilità umane, di scelte gravi che venivano denunziate, da parte di persone attente, anche prima che avvenisse il disastro. Assicurare una cornice di sicurezza alla nostra comunità significa saper apprendere la lezione dei fatti e sapere fare passi avanti”. Così il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, partecipando alla commemorazione del 60esimo anniversario del disastro del Vajont.

UOMO È PARTE DELLA NATURA MA NON DEVE DIVENIRNE NEMICO

“L’interazione dell’uomo con la natura è parte dell’evoluzione della natura stessa. Perché l’uomo è parte della natura, ma non deve divenirne nemico. Non si tratta di un tema di esclusivo carattere ecologico. Ce lo ha ricordato anche Papa Francesco nella sua recentissima esortazione. Si tratta di saper porre attenzione e saper governare, con lungimiranza, gli squilibri che interpellano, mettendo in discussione, l’umanità stessa e i suoi destini”.

L’UOMO SI RICONCILI CON NATURA CHE LO OSPITA

“Sui luoghi della tragedia, il giorno dopo svettava, solitario, a Pirago, il campanile della chiesa di san Tomaso apostolo. Il tempo non diluisce il dolore, ma quel campanile, oggi restaurato, appare, nella sua solitudine, quasi simbolo della resilienza di questi luoghi e della sua gente. Gente di paesi che, come ha ricordato il sindaco Padrin, hanno voluto tornare alla vita. Come hanno sottolineato, con ammirazione, anche i presidenti Fedriga e Zaia- dice Mattarella- Di chi – insieme allo strazio della perdita dei propri cari, della propria casa, dei propri averi – si è trovato di fronte a una scelta angosciante: andarsene o ‘resistere’. Esperienze che ritroviamo nei dialoghi di un sopravvissuto di Erto, Mauro Corona, nel suo ‘Quelli del dopo’. Quel che li ha guidati – e che deve muoverci – è l’ansia di riconciliarci con il mondo che ci ospita, con la natura e l’ambiente in cui siamo immersi. Perché i disastri cambiano i luoghi ma il futuro delle loro popolazioni dipende anche dalla resistenza di coloro che, come i valligiani di questi luoghi, non hanno ritenuto di arrendersi”. Così il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, partecipando alla commemorazione del 60esimo anniversario del disastro del Vajont.

OCCUPARSI DELL’AMBIENTE, RISPETTARLO, È GARANZIA DI VITA

“Vogliamo sforzarci, oggi, di immaginare di specchiarci anzitutto negli occhi di coloro che non ci sono più; che, quando giunsero gli Alpini, non c’erano più. Negli occhi dei soccorritori. Negli sguardi severi dei sopravvissuti. Negli occhi di chi oggi è, qui, depositario di questi territori. Per poter dire che la Repubblica non ha dimenticato. Per poter dire che – come ha esortato il presidente Zaia – riuscire ad assicurare condizioni di sicurezza è garanzia di giustizia – come richiede il buon governo – rimane obiettivo attuale e doveroso nella nostra società. Perché occuparsi dell’ambiente, rispettarlo, è garanzia di vita”, conclude il Presidente.