Le malattie reumatologiche sono più di 200, ma agli inizi dell’800 erano quasi sconosciute: ecco la storia della ricerca in questo campo
Le malattie reumatologiche sono più di 200, ma agli inizi dell’800 erano quasi sconosciute. A contribuire agli studi per la loro individuazione e allo sviluppo di terapie è stata la pubblicità, nata in quegli anni e diventata subito il mezzo di diffusione prediletto per le aziende farmaceutiche.
“Le malattie reumatologiche colpiscono oltre 5 milioni e mezzo di pazienti – spiega Gian Domenico Sebastiani, Presidente SIR e Direttore della UOC Reumatologia dell’Azienda Ospedaliera San Camillo – Forlanini di Roma, –. Studiarne la storia aiuta a comprenderne i meccanismi, per garantire terapie innovative ai malati. È con questo obiettivo che nel 2020, a Venezia, è nato l’Istituto di Storia di Reumatologia, per volere della Società Italiana di Reumatologia. Oggi, mostrare l’impatto che la propaganda ha avuto sull’individuazione di nuove patologie e sulla ricerca permette di comprenderne l’enorme potenzialità, anche in termini di prevenzione e di corretta interpretazione dei sintomi: in quest’area della medicina, infatti, i pazienti spesso attendono anche anni prima di ricevere una diagnosi. Una situazione sulla quale SIR è impegnata in prima linea, perché diagnosi precoce significa migliore qualità di vita.”
“Le malattie reumatologiche sono famose per aver interessato in passato personaggi di prestigio, come Michelangelo, Galileo, Garibaldi e Cristoforo Colombo – aggiunge Roberto Gerli, Past president di SIR e Direttore della Scuola di Specializzazione in Reumatologia dell’Università di Perugia –. Si trattava, però, delle poche già conosciute, come la gotta, vista come patologia ‘aristocratica’ perché associata al consumo di carni rosse. Altre, come l’artrite reumatoide, si sono sviluppate solo negli ultimi due secoli. Oggi molte di loro hanno un impatto fortemente negativo sulla qualità di vita dei pazienti, ma se possiamo controllarne i sintomi con farmaci come il cortisone, entrato nella pratica clinica solo dal 1950, e più efficacemente con farmaci innovativi diversi dal cortisone, come i farmaci biologici, è proprio grazie agli investimenti nella ricerca e alla diffusione di informazioni riguardo le patologie, anche attraverso la pubblicità.”