Il Cio ha sospeso con effetto immediato il Comitato Olimpico russo che ha annesso le organizzazioni sportive del Donetsk, Kherson, Luhansk e Zaporizhzhia
Il Cio ha sospeso con effetto immediato il Comitato Olimpico russo. La decisione è stata presa in seguito all’annessione da parte del Roc, il 5 ottobre scorso, delle organizzazioni sportive regionali sotto l’autorità del Comitato Olimpico dell’Ucraina (ovvero Donetsk, Kherson, Luhansk e Zaporizhzhia): una procedura che secondo il Cio costituisce “una violazione della Carta Olimpica perché va contro l’integrità territoriale dell’Ucraina”.
La sospensione si ritiene valida “fino a nuovo avviso” e comporta principalmente due conseguenze: il Comitato Olimpico russo “non ha più il diritto di operare come Comitato Olimpico Nazionale e non può ricevere alcun finanziamento dal Movimento Olimpico”; inoltre viene ribadito che il Cio si riserva “il diritto di decidere in merito alla partecipazione di singoli atleti neutrali con passaporto russo ai Giochi Olimpici di Parigi 2024 e ai Giochi Olimpici invernali di Milano Cortina 2026, al momento opportuno”. Infine, il Comitato esecutivo del Cio si riserva “il diritto di adottare qualsiasi ulteriore decisione o misura in base allo sviluppo della situazione”.
IL COMITATO OLIMPICO RUSSO RISPONDE AL CIO: “DECISIONE POLITICA“
“Un’altra decisione controproducente con ovvie motivazioni politiche”. Questo il fulmineo commento del Comitato Olimpico russo alla sospensione con effetto immediato decisa dal Comitato esecutivo del Cio, riunito a Mumbai, in risposta all’annessione delle organizzazioni sportive di 4 regioni ucraine e alla conseguente violazione della Carta Olimpica.
“Questo passo non riguarda gli atleti russi, la stragrande maggioranza dei quali sono ancora ingiustificatamente esclusi dalle competizioni internazionali, e il loro status di neutrali rimane invariato”, si legge in una comunicazione ufficiale del Roc. Lo stesso Comitato russo sottolinea che “in quanto partecipante al movimento sportivo internazionale, si riserva il diritto di proteggere i propri interessi, nonché gli interessi degli atleti e delle organizzazioni di un paese sovrano, che rappresentiamo in buona fede”.