Carne coltivata: l’Italia ritira la notifica Tris all’Unione europea


L’Italia ha ritirato la notifica Tris (Technical Regulations Information System) per il disegno di legge sulla “carne in vitro” presentato dal ministero dell’Agricoltura

carne coltivata in laboratorio

Apprendiamo che nei giorni scorsi l’Italia ha ufficialmente ritirato la notifica Tris (Technical Regulations Information System) per il disegno di legge sulla “carne in vitro” presentato dal ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, approvato il 28 marzo scorso dal Consiglio dei ministri “con procedura d’urgenza” e approvato dal Senato il 19 luglio. Il disegno di legge vieta la vendita, la commercializzazione, la produzione e l’importazione della cosiddetta “carne coltivata”. A monte del ritiro della notifica Tris* vi è evidentemente l’ammissione che il ddl difficilmente potrebbe ottenere l’approvazione dell’Unione europea necessaria per entrare effettivamente in vigore, afferma l’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa).

Il ritiro della notifica può essere considerato come un modo per evitare una bocciatura ufficiale da parte della Commissione europea. Solo dopo un riscontro positivo alla notifica Tris il Parlamento avrebbe potuto approvare la legge sulla “carne coltivata”.

«Il disegno di legge sulla “carne in vitro” vorrebbe vietare qualcosa che non c’è ed è l’ennesimo segnale di un Governo sempre più sottomesso alla volontà delle categorie che lucrano sulla pelle degli animali e che non ascolta le istanze, altrettanto legittime, di altri portatori d’interesse – come le associazioni che tutelano gli animali e il loro benessere – mai convocati ai tavoli, sempre ignorati anche nelle loro proposte», commenta l’Oipa. «La carne coltivata derivante da cellule offrirebbe una soluzione a diversi problemi correlati alla produzione della carne: sarebbe un prodotto che non lede il benessere animale, la sostenibilità ambientale, tanto più in un contesto di crisi climatica, e la sicurezza alimentare».

Quello del ministro Lollobrigida appare come un ddl ideologico e fuori dal tempo. In Italia la “carne coltivata” ancora non c’è e qualora arrivasse il via libera dell’Efsa alla sua commercializzazione, non farebbe altro che mettere in condizione i consumatori italiani di acquisire il prodotto altrove, dove la ricerca cruelty-free va avanti.

L’Oipa ricorda che, secondo i dati Nomisma, il mercato mondiale della carne “in vitro” ha già registrato importanti investimenti, pari a 1,3 miliardi.

«Dal punto di vista del benessere animale, la carne coltivata è un’alternativa etica alla produzione di carne, che comporta mesi o anni di sofferenze in allevamento e che si conclude con l’uccisione degli animali», commenta il presidente dell’OipaMassimo Comparotto. «Anche se la produzione di carne coltivata richiede l’utilizzo di cellule animali, può rappresentare un’alternativa cruelty-free alla produzione di carne che può andare incontro a chi ancora non ha abbracciato la scelta vegetariana o vegana, che noi comunque auspichiamo».

* La notifica Tris è un sistema adottato dall’Unione Europea attraverso la quale gli Stati membri possono comunicare nuove regole tecniche prima di renderle ufficiali, in modo da prevenire ostacoli al libero commercio nel mercato unico, assicurando la circolazione dei prodotti senza incorrere in ostacoli.