In prima serata su Rai 2 “Via Poma. Un mistero italiano”, un documentario prodotto da Gedi Digital con Rai Documentari: le anticipazioni
Il delitto di via Poma ha avuto tanti inizi ma ancora nessuna fine. Il 7 agosto 1990 una ventenne romana, Simonetta Cesaroni, viene uccisa con 29 coltellate nell’ufficio degli Ostelli della gioventù dove lavora come contabile. Ufficio che si trovava proprio in via Poma, nel centro di Roma. In pochi giorni la vicenda monta a dismisura, diventando, ancora oggi, uno dei gialli più seguiti in Italia. Il perché è semplice: in questi 33 anni l’omicidio di Simonetta Cesaroni ha racchiuso in sé tutto e il contrario di tutto. Sicuri colpevoli che non lo erano come il portiere Pietrino Vanacore, errori nelle indagini, un lungo processo in tre gradi di giudizio e chiari depistaggi.
Quello di via Poma è diventato così un mistero, anzi un mistero italiano. Ed è proprio questo il titolo scelto dagli autori Giacomo Galanti e Leonardo Meuti per il documentario, prodotto da Gedi Digital in collaborazione con Rai Documentari, che nasce dal podcast di Giacomo Galanti “Le ombre di via Poma”, disponibile su RaiPlay Sound. Con la narrazione principale affidata al vicedirettore di Repubblica, Carlo Bonini, e i contributi, tra gli altri, di Corrado Augias e Franca Leosini.
Un documentario, in onda giovedì 19 ottobre alle 21.20 su Rai 2, che oltre a raccontare la storia finita in tutti questi anni su giornali e in tv, racconta il dietro le quinte del caso. C’è infatti una dimensione mai esplorata nel delitto di via Poma dove si muovono oscuri personaggi che non hanno detto tutto quello che sapevano. O che addirittura hanno sempre mentito.
Decisive saranno in questo senso due testimonianze inedite rese da persone che non hanno mai parlato prima. La prima è quella di una ex dipendente degli Ostelli della gioventù, la stessa associazione per cui lavorava Simonetta Cesaroni e nella cui sede regionale è stata uccisa. Dalle sue parole emergono alcuni dettagli importanti che fanno guardare al delitto in maniera diversa e indicano un sentiero mai battuto dagli investigatori, o solo sfiorato. La seconda è invece quella di un residente del quartiere dove è stato commesso l’omicidio che, proprio il pomeriggio del 7 agosto 1990, fece uno strano incontro che potrebbe essere collegato al delitto.
L’idea del documentario nasce dopo la serie podcast di Giacomo Galanti “Le ombre di via Poma” dove già venivano messi in fila alcuni punti oscuri della vicenda mai analizzati prima. Da allora, era il 2021, il caso è stato riaperto dalla Procura di Roma – su esposto della famiglia Cesaroni – e anche la Commissione Antimafia ha aperto un’istruttoria. Perché in questo delitto più di un elemento fa pensare che anche qualcuno di importante, che aveva il potere di depistare o di inquinare, si sia mosso per nascondere ancora oggi la verità.
In “Via Poma. Un mistero italiano” si cerca così di scavare nel non detto e capire cosa sia andato storto in questi 33 anni di inchieste. Perché quasi tutti sanno che ci sono stati tre grandi sospettati per l’omicidio di Simonetta Cesaroni, risultati poi innocenti. Subito il portiere del palazzo, Pietrino Vanacore. Poi il giovane Federico Valle e, 20 anni dopo il fatto, l’ex fidanzato della vittima, Raniero Busco. Ma in pochi conoscono il muro di gomma fatto di bugie, mezze verità e depistaggi eretto intorno a quel palazzo e a quell’ufficio per impedire di sapere quel che è successo davvero il 7 agosto 1990. Gli autori sono tornati sul luogo del delitto, in via Poma, e nel quartiere Tuscolano dove viveva Simonetta. E hanno cercato di ricostruire la vicenda attraverso interviste ad alcuni protagonisti del caso. Molti però mancano all’appello. Alcuni perché sono morti, altri perché non vogliono parlare. Dopo 33 anni, il delitto di via Poma fa ancora paura.