Theramex si consolida in Italia e rinnova la sede


Theramex, azienda farmaceutica presente a livello mondiale specializzata a sostenere le esigenze di salute delle donne, ha aperto una nuova sede a Milano

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Secondo i dati Istat del 2022, in Italia ci sono oltre 30 milioni di donne che, secondo le molte ricerche, risultano attente, informate e consapevoli riguardo alla propria salute soprattutto quando si parla di temi legati alla prevenzione e, in generale, sembrano avere stili di vita che proteggono dal rischio di ammalarsi. Ma ciò è altrettanto vero per quanto concerne i cambiamenti fisiologici che contraddistinguono le diverse fasi della loro vita, come ad esempio l’età fertile o il post menopausa?

Di questo si è parlato in occasione della conferenza stampa di inaugurazione della nuova sede italiana di Theramex, azienda farmaceutica presente a livello mondiale specializzata a sostenere le esigenze di salute delle donne con soluzioni innovative, efficaci e consolidate, per assisterle e supportarle in ogni fase della loro vita, in particolare nell’ambito della contraccezione, fertilità, menopausa e osteoporosi.

«Theramex fornisce non solo soluzioni innovative, ma anche istruzione e supporto per rispondere alle esigenze di salute e benessere femminile a 360°, dalla contraccezione alle cure per la fertilità, dai trattamenti per la menopausa alla cura e prevenzione dell’osteoporosi. La nuova sede di Theramex in Italia ne consolida la presenza sottolineando l’importanza che il Paese ha per la nostra azienda», conclude Javier Carpintero, Cluster general manager Italia, Spagna e Portogallo Theramex.

Ogni fase nella vita della donna può rappresentare un momento delicato per la sua salute e il suo benessere. «Aiutare le donne di tutto il mondo a vivere la loro vita al meglio con soluzioni efficaci che le possano supportare in ogni fase della loro vita è la missione Theramex. Il nostro marchio, nato in Francia nel 1970 e oggi presente in oltre 80 Paesi, è da sempre focalizzata sulla salute della donna», dichiara Robert Stewart, CEO Theramex.

Un’informazione corretta e adeguata è fondamentale, ad esempio, quando si parla di contraccezione, anche dato il grande numero di soluzioni a disposizione. L’indagine “Le italiane, sessualità e contraccezione” svolta dalla Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia nel 2016, ha messo in evidenza come ancora una donna su quattro utilizzi metodi poco sicuri per evitare una gravidanza indesiderata e come la contraccezione ormonale venga scelta solo dal 16,2% delle donne italiane, dato fra i più bassi in Europa. «Lo scarso ricorso alla contraccezione ormonale è dovuto a diversi fattori, tra cui la disinformazione gioca senza dubbio un ruolo di rilievo. In generale, l’uso di metodi anticoncezionali è importante per tutta la durata dell’età fertile della donna, consentendole di vivere con serenità la propria sessualità, prevenendo il rischio di gravidanze indesiderate, e concorrendo così al suo benessere psico-fisico. Inoltre, se consideriamo la contraccezione ormonale, non bisogna dimenticare che i vantaggi non sono solo contraccettivi, ma possono essere anche terapeutici, come ad esempio in caso di fibromi ed endometriosi, e legati alla regolarizzazione del ciclo mestruale e alla riduzione del dolore», afferma Franca Fruzzetti, Presidente SIC, Società Italiana della contraccezione.

La contraccezione è un elemento molto importante nella pianificazione familiare. Esiste un momento, però, in cui la donna può desiderare, con il proprio partner, di volere un figlio. «Il calo demografico in continuo aumento ed il contemporaneo posticipo della ricerca di gravidanza conduce ad un aumento della probabilità di avere difficoltà nel concepimento, con la necessità di dover ricorrere a percorsi di procreazione medicalmente assistita, PMA, spesso a torto considerata come la strategia che sicuramente potrà realizzare il desiderio di genitorialità. In Italia, nel 2020 sono stati effettuati oltre 80.000 cicli con oltre 11.000 bambini nati vivi. Con procreazione medicalmente assistita, in realtà, si intendono diverse tipologie di trattamenti che possono usare i gameti della coppia, riproduzione assistita omologa, oppure con il supporto di donatori esterni, eterologa. In ogni caso, sono percorsi impegnativi sia fisicamente sia psicologicamente e, per questo, è fondamentale che la coppia riceva tutte le informazioni e il supporto specialistico per poter trovare il percorso più adatto alle proprie esigenze», commenta Mario Romano Mignini Renzini, Direttore UO Ginecologia, Responsabile Centro PMA Biogenesi Istituti Clinici Zucchi Monza e Coordinatore Medico Centri Eugin Italia.

Un altro momento che, pur essendo fisiologico, può essere associato a una serie di disturbi che possono avere un grande impatto sulla vita quotidiana di una donna è la menopausa. Questa fase, infatti, può essere associata a un quadro di sintomi molto complesso, quali ad esempio vampate di calore, stanchezza, emicrania, disturbi del sonno, depressione. «In Italia, si stimano circa dieci milioni di donne in età di menopausa, momento che arriva quando la donna è particolarmente attiva dal punto di vista sociale, lavorativo e familiare. È un momento che viene vissuto in modo molto personale; infatti, mentre alcune donne hanno sintomi lievi, altre possono sperimentare effetti spiacevoli e persistenti, sia fisicamente che psicologicamente. Oggigiorno, abbiamo a disposizione terapie a base di ormoni, le cosiddette TOS o terapie ormonali sostitutive, che possono aiutare le donne a gestire la menopausa contrastando quei sintomi che hanno un importante impatto sulla loro vita quotidiana e il loro senso di benessere», dice Angelo Cagnacci, Presidente SIM, Società Italiana della menopausa.

Nonostante ciò, secondo i risultati dell’indagine “La menopausa nella vita delle donne” di Fondazione Onda, solo il 50 per cento delle donne in menopausa che presentano sintomi ricorre a rimedi per limitarli e, se di considera il ricorso alla sola TOS, la percentuale si riduce al cinque per cento. In particolare, è emerso che la terapia ormonale è stata proposta solo a una donna su quattro e che nel 18 per cento dei casi è stata rifiutata. Alla base di questo rifiuto si è osservato soprattutto una forte barriera culturale che associa la menopausa a una fase naturale nella vita della donna in cui non è necessario prendere farmaci, se non strettamente indispensabili. «Per aiutare le donne a vivere più serenamente questo momento è importante supportarle attraverso un’informazione adeguata su cosa dovranno aspettarsi da questa fase della loro vita e anche su come farvi fronte per viverla al meglio. La salute e il benessere delle donne in ogni fase della loro vita, inclusa la menopausa, è un elemento fondamentale per il pieno sviluppo della nostra società. Per questo, Fondazione Onda è impegnata da anni per promuovere un approccio alla salute orientato al genere, basato sulle diverse caratteristiche biologiche, ma anche su fattori ambientali, socio-relazionali, economici e culturali, che influenzano lo stato di salute, la diagnosi, la cura oltre che l’attitudine alla prevenzione di uomini e donne», aggiunge Francesca Merzagora, Presidente Fondazione Onda.

Diversi effetti della menopausa sullo stato di benessere della donna sono legati al calo degli estrogeni tipico di questo momento e potenzialmente responsabile anche dell’osteoporosi, malattia che indebolisce la densità e la qualità del tessuto osseo, con un conseguente aumento del rischio di fratture. Proprio per questo, la prevalenza nelle donne risulta superiore a tre volte quella degli uomini (23,1 per cento vs 7 per cento).  «Le fratture da fragilità possono compromettere l’indipendenza e la qualità della vita di circa 3,2 milioni di donne italiane con osteoporosi rappresentando un grave ostacolo all’invecchiamento in buona salute. Va inoltre sottolineato che, nella popolazione anziana, la frattura del femore aumenta considerevolmente la mortalità per questa causa. Secondo un rapporto dell’International Osteoporosis Foundation, IOF, la cura delle fratture da fragilità ha portato a una spesa di 9,4 miliardi di euro per il nostro sistema sanitario nel 2017, cifra che con il progressivo invecchiamento della popolazione è destinata ad aumentare con un conseguente impatto sulla sostenibilità del SSN. In realtà, esistono terapie farmacologiche che possono aiutare a prevenire le fratture da fragilità che però risultano ancora poco utilizzate. Secondo lo stesso rapporto IOF, infatti, oltre il 75 per cento dei pazienti anziani con frattura del femore viene lasciato senza un trattamento farmacologico per l’osteoporosi, con un rischio cinque volte superiore di andare incontro a una nuova frattura entro i successivi due anni, nonché con un incremento della mortalità», sostiene Fabio Vescini, Segretario generale SIOMMMS, Società Italiana dell’osteoporosi, del metabolismo minerale e delle malattie dello scheletro.