Le isole Galapagos a “Paradisi da salvare” stasera su Rai 5


L’arcipelago al centro di “Le isole Galapagos”, in onda domenica 5 novembre alle 21.15 su Rai 5 per la serie “Paradisi da salvare”

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A mille chilometri dalle coste dell’Ecuador, le isole Galapagos rappresentano gli ultimi lembi di terraferma prima dell’immenso Oceano Pacifico. Nate dal ribollire dei vulcani e rimaste inesplorate per moltissimo tempo, hanno evoluto forme di vita uniche al mondo. Un arcipelago al centro di “Le isole Galapagos”, in onda domenica 5 novembre alle 21.15 su Rai 5 per la serie “Paradisi da salvare”.

Piante e animali dall’aspetto preistorico, spesso giganteschi, sono giunti sin qui dopo autentiche odissee. Come le famose iguana delle Galapagos. Terrestri e vegetariane, una volta sbarcate su queste aride isole vulcaniche, hanno dovuto abbandonare l’antipatia per l’acqua per imparare a pescare le alghe, assumendo caratteristiche anfibie. Oppure l’omonimo pinguino, che abituato al freddo, ha dovuto alleggerirsi per vivere su queste isole bollenti. Non a caso è sempre alla ricerca di ombra, tuffandosi in acqua, con repentine evoluzioni per sfuggire a squali e leoni di mare.

La tartaruga gigante è uno dei simboli dell’arcipelago. Si trovano sulle pendici dei vulcani, dove il microclima umido gli permette di avere cibo in abbondanza.

Vivono fino a 200 anni, svolgendo un ruolo fondamentale nella diffusione delle piante endemiche e creando nuovi spazi per gli animali più piccoli. Anche questa specie giunse qui probabilmente su zattere vegetali, potendo resistere per settimane senza cibo né acqua. Caratteristica che costò loro una carneficina: in passato, infatti, i marinai le tenevano come riserva di carne fresca nelle stive delle navi, girate sulla schiena, senza bisogno di alimentarle.

Oggi queste splendide creature sono minacciate da due gravi pericoli. Vissuti in totale isolamento per migliaia di anni, gli animali di queste isole non temono gli altri esseri viventi. E poi c’è il riscaldamento climatico, un fenomeno naturale accentuato dall’uomo, che causa episodi sempre più intensi e ravvicinati di El Niño, con il rischio che le correnti oceaniche diminuiscano drasticamente la loro portata.