La mostra ‘Chiara Dynys. Gate of Heaven’ a cura di Giorgio Verzotti, sarà a Malpensa, Terminal 1, fino all’8 gennaio 2024
Gate of Heaven è il nuovo progetto espositivo di Chiara Dynys, in corso presso la Porta di Milano al Terminal 1 dell’aeroporto di Malpensa, a cura di Giorgio Verzotti.
La Porta di Milano di Chiara Dynys ci rimanda immediatamente e in modo esplicito al tema e al significato di un luogo come l’aeroporto, che rappresenta e incarna il senso del viaggio, della partenza e del ritorno. Quello che l’esposizione suggerisce è il momento del transito, e quindi quella sensazione che ogni volta proviamo quando attraversiamo una soglia per raggiungere un orizzonte inedito.
Nel libro di Daniele Del Giudice “Staccando l’ombra da terra” l’autore ci parla della gioia che si prova a staccare l’ombra da terra ma anche del panico che ci invade. Attraversare la nostra soglia – superare i nostri limiti – ogni giorno è un rischio, una sfida verso noi stessi; ed ecco che Chiara Dynys ripropone la metafora del senso del passaggio attraverso Gate of Heaven, l’immagine di un grande portale, simbolicamente costituito dalle luci delle piste di atterraggio gialle e rosse degli aeroporti. L’esposizione inoltre, in primo piano, presenta sette porte di vetro di Murano fuso, dal titolo Giuseppe’s Door, che simboleggiano, con colori diversi e attraverso la magica opalescenza del vetro illuminato, le sette porte di Milano che sono il vero accesso alla città. Le sette sculture, realizzate da Berengo Studio, Murano e messe a disposizione per il progetto da BUILDING, Milano accompagneranno il passeggero/visitatore verso la porta di entrata e/o di uscita del più grande aeroporto di Milano, in base alla personale destinazione di ognuno.
Come afferma con acuta analisi il critico Giorgio Verzotti, curatore della mostra: “È dunque un’affinità fra la lucidità analitica non ottimista del sociologo francese Marc Augè e l’atteggiamento dell’artista italiana, salvo che per un particolare. L’arte non è consolatoria, ma può essere salvifica per quella promesse de bonheur che sempre mantiene. La promessa di Chiara Dynys nega l’omologazione, le sue sculture si distinguono l’una dall’altra per i colori, tutti diversi, enfatizzati dai fasci di luce che li colpiscono direttamente nello spazio buio, sottolineando anche la trasparenza del vetro e la reazione diversa di ciascun colore alla luce. Il sociologo analizza impietosamente l’alienazione che governa le nostre relazioni interpersonali, l’artista, praticando quello che potremmo senza tema definire l’ottimismo della volontà, immagina un’alternativa disalienante”.
Il progetto sarà, infatti, accompagnato da un catalogo che vedrà diversi interventi fra cui testi di Luciano Bolzoni, responsabile Art and Cultural Project SEA, Angelo Crespi, Presidente del MA*GA e Giorgio Verzotti. Un ulteriore prezioso contributo è quello dell’Assessore alla Cultura del Comune di Milano Tommaso Sacchi, che ci parla di come la figura di Chiara Dynys abbia “arricchito la scena artistica sin dagli anni ‘90 con una produzione che indaga l’atteggiamento dell’uomo nei confronti del reale, attraverso l’utilizzo di materiali che spaziano dalla luce al vetro, agli specchi, ai tessuti, ai video e alla fotografia. Un tema che rivive costantemente nelle sue opere è la porta, una metafora della soglia da attraversare per svelare ciò che giace “al di là”, simboleggiando il coraggio di superare i limiti. La porta diviene quindi un simbolo di sfida e di nuovo inizio, rappresentando il percorso ininterrotto della vita verso la scoperta della sua vera essenza”.