Il documentario “Le Isole Bijagos”, della serie “Paradisi da salvare”, in onda domenica 19 novembre alle 21.15 su Rai 5
In Guinea-Bissau, a pochi chilometri dalle coste, c’è l’arcipelago delle Bijagos. Ottantotto isole in gran parte selvagge, dove un mosaico di ambienti e la scarsa presenza dell’uomo fanno da roccaforte per molte specie animali. Alcune delle quali considerate vulnerabili, come gli ippopotami, che solo qui vivono in acqua salata.
Durante il giorno si rinfrescano in paludi salmastre, mentre di notte vanno in mare a liberarsi dai parassiti, pascolando sulle rive alla ricerca di vegetali e qualche frutto. È proprio l’incessante andirivieni di questi colossi a impedire l’insabbiamento dei fondali, preservando così questo biotopo straordinario. Lo racconta il doc “Le Isole Bijagos”, della serie “Paradisi da salvare”, in onda domenica 19 novembre alle 21.15 su Rai 5.
L’assenza di predatori rende l’arcipelago un’oasi di pace, ideale per la riproduzione. È il caso di un’altra specie a rischio, la tartaruga verde, che vive sull’Isola di Poilao, una piccola roccia di due chilometri quadrati, completamente disabitata. È qui che vengono a deporre le uova, dopo lunghe odissee nell’Oceano Atlantico. Poilao si conferma fra le più grandi colonie di tartarughe verdi al mondo. Un luogo unico dove in una sera si possono contare addirittura 2000 esemplari.
Ritenuta sacra dagli abitanti dell’arcipelago e accessibile solamente agli iniziati nel corso di riti e cerimonie, quest’isoletta è completamente disabitata. Il popolo Bijago ha un profondo rispetto per l’ambiente, che considera la casa degli dèi. Per questo si impegna a non sfruttare il territorio. Sull’Isola di Formosa, ad esempio, le donne raccolgono le vongole. I crostacei sono la principale fonte di proteine per i villaggi costieri, ma quando il loro numero diminuisce, la raccolta viene sospesa, per consentire alle colonie di ripopolarsi. Purtroppo, questo splendido paradiso è oggi minacciato dall’erosione del mare, tenuta a bada solamente dalle fitte foreste di mangrovie che crescono su gran parte delle coste.
C’è poi il problema dell’inquinamento da microplastiche che avvelena la catena alimentare e, non ultima, la pesca illegale. Fortunatamente, l’istituzione di aree protette e la partecipazione attiva delle comunità nella tutela degli ecosistemi, sta dando ottimi frutti. La speranza è quella che l’arcipelago delle Bijagos sia un giorno classificato come patrimonio dell’umanità dall’Unesco.