Sindrome dell’ovaio policistico: da nuovi studi emergono benefici significativi sugli ormoni riproduttivi con la dieta chetogenica
Nelle donne con sindrome dell’ovaio policistico le diete chetogeniche possono migliorare i livelli degli ormoni riproduttivi, favorire la perdita di peso e ridurre il testosterone libero circolante e quindi l’iperandrogenismo, secondo quanto evidenziato da una metanalisi pubblicata sul Journal of the Endocrine Society.
In questa prima revisione sistematica e metanalisi degli studi clinici, le diete chetogeniche seguite per un periodo compreso tra 45 giorni e 24 settimane hanno mostrato miglioramenti nel rapporto ormone luteinizzante (LH)/ormone follicolo-stimolante (FSH), testosterone libero sierico e globulina sierica legante gli ormoni sessuali (SHBG).
La sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) rimane il disturbo endocrino più comune nelle donne, con un impatto economico molto rilevante. A parte la prescrizione di routine di contraccettivi orali (combinati), agenti antiandrogeni, sensibilizzatori dell’insulina e/o induttori dell’ovulazione, la terapia di prima linea è sempre stata l’intervento sullo stile di vita attraverso modifiche della dieta e attività fisica per promuovere una perdita di peso di almeno il 5-10% nelle donne con la sindrome, hanno premesso gli autori.
Di recente la dieta chetogenica è tornata alla ribalta grazie al suo potenziale nel ritardare l’invecchiamento e come efficace “bruciagrassi”. Viene vista come un potenziale intervento dietetico per aiutare le donne con PCOS a perdere peso e migliorare il livello degli ormoni sessuali (e quindi la fertilità), ottimizzare il livello di colesterolo e normalizzare il ciclo mestruale.
Questo approccio alimentare è caratterizzato da un basso apporto giornaliero di carboidrati, inferiore a 50 g (la dose giornaliera raccomandata di carboidrati è di 130 g/giorno), con la possibilità di assumere quantità variabili di grassi e proteine calcolate in funzione del peso corporeo ideale. Nella PCOS è consigliabile integrare le diete chetogeniche con fibre e carboidrati non digeribili, come amido di mais crudo e pane a lievitazione naturale, per contrastare la comparsa di disturbi gastrici e stitichezza che possono essere provocati dagli effetti delle diete a bassissimo contenuto di carboidrati sul microbiota intestinale.
«Le evidenze precedenti a sostegno delle diete chetogeniche nella PCOS erano piuttosto frammentarie e, anche se sono già state effettuate revisioni sull’argomento, questa è la prima metanalisi» hanno scritto il primo autore Karniza Khalid e colleghi del National Institutes of Health, Ministero della Salute della Malesia.
Miglioramento significativo dei livelli ormonali
L’analisi della letteratura ha prodotto sette studi qualificanti sulle diete chetogeniche, che hanno coinvolto un totale di 170 partecipanti provenienti da Italia, Cina e Stati Uniti.
I dati aggregati hanno mostrato un’associazione significativa tra la dieta chetogenica e una riduzione del rapporto LH/FSH (P<0,001) e del testosterone libero (P<0,001), oltre a un aumento significativo dell’SHBG circolante (P=0,002). I livelli sierici di progesterone non sono invece cambiati in modo significativo (P=0,353). Inoltre con la dieta chetogenica la perdita di peso, un risultato secondario, è risultata significativamente superiore (P<0,001).
Il coautore dello studio Syed Rizvi, professore al College of Biomedical Sciences, Larkin University, Miami, Florida, ha dichiarato che questo studio supporta gli effetti positivi delle diete chetogeniche a breve termine sugli squilibri ormonali comunemente associati alla PCOS, uno stato patologico complesso associato a molti sintomi diversi. Sulla base della presentazione dei sintomi e delle circostanze individuali del paziente, oltre al trattamento farmacologico i cambiamenti dello stile di vita e la dieta chetogenica possono portare a miglioramenti ancora più rapidi».
«Dal momento che le diete a basso contenuto di carboidrati si sono dimostrate efficaci nel combattere l’obesità e il diabete di tipo 2, è logico che siano utili anche per le pazienti con PCOS, e in effetti così è stato» ha aggiunto. «Consiglierei vivamente una dieta cheto a queste donne, ma sappiamo tutti che ogni persona ha una situazione diversa. Alcune potrebbero non voler modificare la propria dieta, alcune potrebbero non essere in grado di permetterselo mentre per altre sarebbe semplicemente troppo laborioso. Ecco perché qualsiasi cambiamento nello stile di vita deve essere discusso e pianificato attentamente tra il medico e la paziente».
Esatto meccanismo ancora da chiarire
Il meccanismo esatto alla base dell’effetto della dieta chetogenica sui livelli ormonali non è chiaro, ma un’ipotesi prevede che la riduzione dell’iperinsulinemia dovuta a questo regime alimentare riduca la stimolazione della produzione di androgeni ovarici e aumenti i livelli di SHBG. Un’altra possibilità è che la chetosi fisiologica indotta da un basso apporto di carboidrati riduca sia l’insulina circolante che il fattore di crescita insulino-simile-1, sopprimendo così lo stimolo sulla produzione di androgeni sia ovarici che surrenalici.
L’analisi non includeva i tassi di gravidanza, tuttavia, ha osservato Rizvi «sono stati pubblicati studi che dimostrano che le pazienti con PCOS che seguono una dieta chetogenica hanno migliorato significativamente i tassi di gravidanza, anche tramite la fecondazione in vitro».
Referenze
Khalid K et al. Effects of Ketogenic Diet on Reproductive Hormones in Women With Polycystic Ovary Syndrome. Journal of the Endocrine Society, Volume 7, Issue 10, October 2023, bvad112.