Nel cuore vibrante della lingua italiana, esistono tesori nascosti che aspettano di essere riscoperti: le parole in disuso. Queste gemme linguistiche, una volta parte integrante della conversazione quotidiana, ora riposano silenziose nei libri polverosi e nelle conversazioni dei nonni. Basti pensare, ad esempio, alla parola enalotto, un tempo molto popolare tra la popolazione e adesso accantonata per fare spazio alla parola SuperEnalotto. Ma questo è soltanto uno dei tanti esempi che potremmo fare, poiché la lingua italiana è in costante mutamento e ogni giorno vengono messe nel cassetto parole per fare spazio ad altre.
L’articolo che segue è un invito a esplorare queste espressioni dimenticate, un viaggio affascinante attraverso le sfumature di un italiano che rischia di svanire. Ripercorrendo la loro origine, il loro uso e la loro lenta scomparsa, ci immergeremo in una parte della nostra identità culturale che merita di essere preservata e celebrata. Attraverso queste parole, non solo riscopriremo un pezzo di storia, ma anche la bellezza intrinseca di una lingua in costante evoluzione.
Bislacco
Iniziamo con un aggettivo ancora in uso in certe regioni del Nord Italia, un’espressione che ha trovato la sua strada nella lingua italiana dal dialetto veneto: si tratta di “bislacco”. Questo termine potrebbe avere origini dallo sloveno “bezjak”, che significa ingenuo o sempliciotto, ed era un tempo usato in modo poco lusinghiero per riferirsi agli abitanti delle aree del Friuli o dell’Istria. Spesso venivano considerati eccentrici o insoliti a causa delle loro tradizioni e comportamenti che si discostavano dalla norma.
Sacripante
Il termine “sacripante” deriva da un nome proprio che ha guadagnato popolarità grazie alle opere rinascimentali “Orlando innamorato” di Matteo Maria Boiardo e “Orlando furioso” di Ludovico Ariosto. In questi poemi, Sacripante è presentato come il coraggioso re dei Circassi, un personaggio che ha ispirato l’uso del sostantivo per descrivere un uomo di statura imponente e aspetto valoroso. Con il tempo, il termine è diventato sinonimo di un individuo grande e possente, evocando l’immagine di una figura eroica e maestosa.
Sagittabondo
Passiamo ora a “sagittabondo”, un aggettivo utilizzato per descrivere qualcuno capace di lanciare sguardi penetranti e affascinanti, quasi come frecce, in grado di conquistare il cuore di chiunque. Questa parola ha origini latine, derivando da “sagittare”, che significa lanciare frecce. Sebbene per molto tempo la sua presenza sia stata limitata principalmente all’opera “Hypnerotomachia Poliphili” di Francesco Colonna, recentemente ha guadagnato nuova vita nei media, come la radio e i giornali. Il suo utilizzo sta crescendo, rendendolo un termine meno obsoleto di quanto fosse in passato.
Sgarzigliona
L’aggettivo “sgarzigliona”, generalmente usato in forma femminile, ci porta in un angolo dimenticato del vocabolario italiano, tra parole ormai cadute in disuso. Questo termine è menzionato nel “Libro delle parole altrimenti smarrite” di Sabrina D’Alessandro. Storicamente, “sgarzigliona” veniva utilizzato per descrivere una giovane donna di aspetto attraente e prosperoso, capace di catturare facilmente lo sguardo dei passanti. Si tratta di una parola che evoca un’immagine vivida di bellezza e fascino in un contesto storico remoto.
Smargiasso
Concludiamo con “smargiasso”, un termine dal suono imponente e con un tocco ironico. L’origine di questa parola è incerta, ma ciò che è ben chiaro è il suo uso, principalmente nella scrittura e nella letteratura, per descrivere qualcuno che si vanta di possedere grandi qualità, pur non avendo la capacità di dimostrarle o di realizzare le imprese di cui si fa vanto. “Smargiasso” è diventato sinonimo di fanfarone, una parola che, sebbene oggi sia quasi caduta in disuso, cattura perfettamente l’idea di una vanteria infondata e di una presunzione esagerata.