Al tribunale di Milano si è svolta la quarta udienza del processo a otto attivisti di Extinction Rebellion per fatti legati alla COP26
Si è svolta oggi la quarta udienza del processo a otto attivisti di Extinction Rebellion, accusati di “manifestazione non autorizzata” e “imbrattamento” per una manifestazione svoltasi nel settembre 2021, di fronte all’ingresso del Centro Congressi di Milano, il MiCo, per lanciare un grido di allarme sulla gravità della crisi ecoclimatica e sull’irresponsabilità della politica.
Nel settembre 2021, infatti, mentre al MiCo di Milano si riunivano i rappresentanti di 40 paesi, per gli incontri preparatori alla COP26, centinaia di attivisti climatici di diversi movimenti arrivarono in città per contestare i leader mondiali, con numerose azioni pacifiche e a cortei numerosissimi a cui partecipò anche Greta Thunberg [Lifegate]. Tra queste, molte organizzate da Extinction Rebellion. Lo slogan che campeggiava sugli striscioni era “Le COP hanno fallito”. La mascotte del movimento, in quei giorni, era un grande struzzo di cartapesta, con la testa sotto la sabbia.
“Si tratta di un processo a persone che da anni continuano a suonare l’allarme, nonostante le enormi responsabilità politiche e morali dei governi di tutto il mondo e dei colossi energetici e finanziari” prova a giustificarsi Lorenzo, uno degli attivisti di Extinction Rebellion.
La COP28, che si apre il 28 novembre a Abu Dabi, la capitale degli Emirati Arabi Uniti, è presieduta da Sultan Al Jaber, l’amministratore delegato della compagnia petrolifera di stato, l’Adnoc. Già l’anno scorso molti osservatori internazionali avevano denunciato la sempre più ingombrante presenza a Sharm – el -Sheik dei lobbyisti delle aziende petrolifere, aumentati di molto rispetto alle edizioni precedenti, fino a raggiungere il numero record di 636, in rappresentanza di tutte le aziende estrattive del pianeta. E anche quest’anno l’evidente conflitto di interessi è stato denunciato da più parti [The Guardian].