Al Maxxi fino al 10 dicembre “No Master Territories”


“No Master Territories: Feminist Worldmaking and the Moving Image” è una rassegna dedicata ad artiste e registe che hanno creato nuovi linguaggi

No Master Territories

Fino al 10 dicembre 2023 MAXXI e Fondazione In Between Art Film presentano nella videogallery del Museo No Master Territories: Feminist Worldmaking and the Moving Image (“Territori senza padrone”: Creare mondi femministi e immagini in movimento), un adattamento dell’importante mostra omonima tenutasi presso l’Haus der Kulturen der Welt, Berlino, nell’estate 2022.

Fondazione In Between Art Film ha invitato le curatrici della mostra, Erika Balsom e Hila Peleg, a scegliere tre aree tematiche della mostra e a presentare tre programmi di proiezioni – uno a settimana – che comprendono una selezione di 19 film e video non-fiction realizzati tra gli anni Settanta e Novanta, la maggior parte dei quali mai esposti in Italia, e propongono nuovi linguaggi per rappresentare l’esperienza di genere. Concentrandosi sul periodo in cui i movimenti di liberazione delle donne si sono affermati a livello internazionale, la rassegna rende omaggio all’importante lavoro realizzato in passato da artiste, registe, collettivi di tutto il mondo per rispondere a urgenze ancora oggi attuali.

La rassegna è parte dell’accordo che dal 2017 vede il MAXXI e Fondazione In Between Art Film insieme per la promozione della cultura delle immagini in movimento e il sostegno degli artisti che esplorano il dialogo tra le differenti discipline e i time-based media. Un impegno che si declina attraverso le proiezioni e gli incontri nella Videogallery del Museo e con l’acquisizione di opere filmiche e video che vengono donate alla Collezione del MAXXI.

Le opere di Helena Amiradzibi; Essie Coffey; Gardi Deppe e Barbara Kasper, Brigitte Krause, Ingrid Oppermann, Tamara Wyss; Sara Gomez; Grupo Chaski; Krystyna Gryczelowska; Gwendolyn; HAN Ok-hee; HANEDA Sumiko; Nikolai Khodataev e Olga Khodotayeva; Sandra Lahire; Robin Laurie e Margot Nash; Nalini Malani; Cecilia Mangini; Barbara McCullough; Helke Misselwitz; Tracey Moffat; Gunvor Nelson e Dorothy Wiley; e Chick Strand presentano diverse espressioni e modi di utilizzo dell’immagine in movimento, come il documentario, il film sperimentale e il video. Nonostante questi generi fossero praticati largamente dalle donne, le loro opere sono tuttavia rimaste ai margini delle storie del cinema, comprese quelle femministe. Molte di queste opere sono state concepite in stretta relazione con l’attivismo femminista, che da tempo riconosce l’importanza dei media visivi come strumento di dominazione ed emancipazione; altre esistono indipendentemente da qualsiasi schieramento sociale o politico; altre ancora esprimono istanze femministe anche se le loro autrici non si sono mai dichiarate tali.

Il titolo della rassegna è preso in prestito dal libro della regista e intellettuale vietnamita Trinh T. Minh-ha, When the Moon Waxes Red: Representation, Gender and Cultural Politics del 1991: “No Master Territories” è una dichiarazione che esprime la necessità di ripensare il mondo in modo coraggioso, ponendo fine a qualunque forma di controllo, non solo quella di genere. No Master Territories: Feminist Worldmaking and the Moving Image presenta approcci sperimentali che si allontanano dal concetto romantico del ‘capolavoro artistico’. La frase “No Master Territories” di Trinh T. Minh-ha racchiude una forza generativa che spinge a immaginare una reinvenzione radicale. Le opere presenti nella rassegna accettano tale scommessa abbracciando l’immagine in movimento come fonte di immaginazione femminista, non solo per relazionarsi con il mondo ma anche per ricostruirlo.

Questa iniziativa conferma l’impegno di Fondazione In Between Art Film nel richiamare l’attenzione non solo su questioni artistiche ma anche su tematiche socio-politiche che riguardano il genere femminile. No Master Territories: Feminist Worldmaking and the Moving Image continua il discorso iniziato nel 2020 con il primo progetto di commissione e produzione intitolato Mascarilla 19 – Codes of Domestic Violence che, attraverso le opere di Iván Argote, Silvia Giambrone, Eva Giolo, Basir Mahmood, Masbedo, Elena Mazzi, Adrian Paci e Janis Rafa, offriva prospettive diverse sul dramma degli abusi domestici e sul loro inasprirsi nei mesi di emergenza da Covid-19.