Psoriasi: la doppia inibizione dell’interleuchina 17A/F con bimekizumab ha consentito a una percentuale elevata di pazienti di ottenere una clearance cutanea completa
Nei pazienti con psoriasi, la doppia inibizione dell’interleuchina 17A/F con bimekizumab ha consentito a una percentuale elevata di pazienti di ottenere una clearance cutanea completa, che si è mantenuta fino a 3 anni di trattamento. È quanto emerge da una relazione presentata al congresso 2023 della Società Italiana di Dermatologia e Malattie Sessualmente Trasmesse (SIDeMaST).
La conoscenza della fisiopatologia del trattamento della psoriasi si è arricchita con la considerazione del ruolo dell’interleuchina (IL)-17F, importante perché presente a livelli più elevati rispetto alla IL-17A nella pelle psoriasica, almeno 30 volte superiori.
«La sua importanza non è solo quantitativa ma legata alla funzionalità in quanto, in colture tissutali, rispetto al controllo o alla sola inibizione della IL-17A, la doppia inibizione della IL-17A/F con bimekizumab riduce in misura significativamente maggiore la chemiotassi di neutrofili e monociti» ha spiegato il prof Paolo Gisondi, Dipartimento di Medicina, Sezione di Dermatologia e Venereologia, Università di Verona. «Inoltre nel paziente con psoriasi il doppio targeting influenza la genetica cellulare, normalizzando non solo l’espressione genica della IL-17A/F ma anche l’espressione del gene della IL-23».
Le due forme A ed F vivono come omodimeri (A o F) o come eterodimeri (AA, A/F e F/F) e vengono prodotte dai linfociti Th17 ma anche da alcune cellule dell’immunità innata come le cellule Tγδ e ILC3. La loro inibizione con bimekizumab consente di ottenere un’efficacia terapeutica elevata, rapida e durevole nel tempo.
La doppia inibizione della IL-17A/F apre alla possibilità di puntare al PASI 100
Bimekizumab ha dimostrato alti livelli di clearance cutanea nei trial clinici di fase III BE VIVID, BE READY, BE SURE e BE RADIANT, nei quali è stato confrontato, oltre che con il placebo, con comparatori attivi (ustekinumab, adalimumab e secukinumab).
Nello specifico, una riduzione del 100% rispetto al basale della gravità della malattia misurata con lo Psoriasis Area Severity Index (PASI 100), che indica una risoluzione completa delle lesioni cutanee, è stata raggiunta dopo 16 settimane con bimekizumab nel 58% dei pazienti vs 20% con ustekinumab (studio BE VIVID), nel 61% dei pazienti vs 24% con adalimumab (studio BE SURE) e nel 62% dei pazienti vs 49% con secukinumab (studio BE RADIANT).
Il PASI 100 è il nuovo obiettivo delle terapie più avanzate, diventate nel tempo sempre più efficaci. È una richiesta e una necessità dello stesso paziente «che giustamente non si accontenta, dal momento che il passaggio dal PASI 90 al 100 implica un miglioramento della qualità di vita nettamente superiore rispetto al passaggio dal PASI 75 al PASI 90» ha osservato Gisondi.
Nel confronto con secukinumab, che inibisce la sola IL-17A, la differenza di performance in termini di PASI 100 a favore di bimekizumab si è mantenuta anche dopo 48 settimane, dimostrando la durabilità dell’effetto nel tempo.
La persistenza nel lungo periodo dell’efficacia di bimekizumab è emersa nello studio a lungo termine BE BRIGHT, nel quale l’80% dei pazienti che hanno raggiunto la risposta PASI 100 alla settimana 16 l’ha mantenuta dopo 3 anni di trattamento.
Nelle analisi raggruppate dei trial BE SURE e BE RADIANT, bimekizumab è risultato efficace anche nelle aree cutanee ad alto impatto come la sede palmo-plantare, con l’80% dei pazienti che ha raggiunto un punteggio pari a 0 (pelle libera da lesioni) nel Palmoplantar Investigator’s Global Assessment (ppIGA) alla settimana 16, che si è mantenuto inalterato fino alla settimana 48. Risultati analoghi sono stati ottenuti a livello del cuoio capelluto (punteggio 0 nello ScalpIGA).
La rapidità d’azione del farmaco è stata dimostrata dalla superiorità vs secukinumab già dalla prima dose, con il raggiungimento dopo 4 settimane di una risposta PASI 75 nel 71% dei pazienti rispetto al 47% con secukinumab e di una risposta PASI 90 nel 35% dei pazienti vs 17%.
Riguardo alla sicurezza del trattamento, su oltre 1.400 pazienti osservati per 3 anni non sono stati rilevati eventi avversi inaspettati rispetto al profilo noto di bimekizumab.
In conclusione:
- la risposta PASI 100 è il target terapeutico che consente un miglioramento sostanziale della qualità di vita dei pazienti
- per modificare la storia della malattia la remissione della psoriasi dovrebbe essere rapida, profonda e duratura nel tempo
- la doppia inibizione della IL-17A/F comporta una normalizzazione più profonda della biologia dei cheratinociti rispetto all’inibizione della sola IL-17A
- bimekizumab si è dimostrato superiore a ustekinumab, adalimumab e secukinumab nel raggiungere il PASI 100, con risultati duraturi fino a 3 anni
Referenze
Gisondi P. Inibizione duale IL 17A&F: come colmare gli attuali unmet needs. 97° Congresso Nazionale SIDeMaST. Napoli 13-16 giugno 2023.
Strober B et al. Br J Dermatol. 2023 May 24;188(6):749-759.
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