Sclerosi multipla: nuovi dati su ofatumumab sottocute dopo anti-CD20


Sclerosi multipla: nessun aumento di lesioni gadolinio-captanti in pazienti trattati con ofatumumab sottocute dopo anti-CD20 per via endovenosa

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Presentati a Milano al meeting congiunto ECTRIMS-ACTRIMS, i dati ad interim di OLIKOS, studio prospettico di fase 3b a braccio singolo, hanno mostrato che il trattamento con ofatumumab per via sottocutanea (sc) ha mantenuto la sua efficacia nei pazienti con sclerosi multipla recidivante (RMS) che erano stati trattati in precedenza con una terapia anti-CD20, rappresentata da ocrelizumab o rituximab.

Nel complesso – ha detto la relatrice Le Hua, alla direzione del Programma di Sclerosi Multipla presso il Lou Ruvo Center for Brain Health della Cleveland Clinic – i risultati provvisori a 6 mesi hanno mostrato che 20 mg di ofatumumab (anticorpo monoclonale anti-CD20) sono risultati efficaci dopo lo switch da una precedente terapia anti-CD20, considerando che – nel 100% dei dati disponibili di valutazione della risonanza magnetica (MRI) – tali dati soddisfacevano l’endpoint primario di efficacia corrispondente a nessun cambiamento o riduzione del numero di lesioni captanti gadolinio (Gd+).

I criteri di arruolamento nello studio OLIKOS
Nello studio sono stati inclusi 145 pazienti con RSM (secondo i criteri McDonald rivisti del 2017), di età compresa tra 18 e 60 anni, trattati con almeno 2 cicli consecutivi di terapia anti-CD20 per via endovenosa (ev), con l’ultima dose somministrata da 4 a 9 mesi prima del basale.

I pazienti arruolati, afferenti a 21 diversi centri degli Stati Uniti, avevano inoltre punteggi EDSS (Expanded Disability Status Scale) inferiori o uguali a 5,5 e risultavano neurologicamente stabili da 1 mese prima di ricevere ofatumumab.

In seguito a errori di screening, nel set di analisi completo (FAS) sono stati inclusi 102 pazienti, 18 dei quali avevano valutazioni MRI al di fuori della finestra di 6 mesi mentre 7 erano del tutto privi di dati MRI.

Tra i pazienti inclusi nello studio, il 67,6% era composto da donne, il 76,5% erano caucasici mentre l’età media era di 43,5 anni. Al momento dell’ingresso nel trial, solo 1 paziente era stato trattato precedentemente con rituximab, mentre tutti gli altri (n = 101) avevano ricevuto ocrelizumab.

Va sottolineato che, pur essendo i pazienti principalmente affetti da RMS (n = 100) c’erano 2 pazienti con sclerosi multipla secondariamente progressiva (SPMS) all’inizio dello studio,  durante il quale i soggetti hanno ricevuto ofatumumab 20 mg sc una volta al mese per 12 mesi dopo un regime iniziale costituito da dosi sc da carico da 20 mg nei giorni 1, 7 e 14.

Positivi i dati ad interim di risonanza magnetica
Tra i pazienti con valutazioni MRI al di fuori della finestra di 6 mesi (n = 18), non sono state identificate lesioni Gd+ di tipo 1 in seguito al trattamento con ofatumumab. A 6 mesi, le concentrazioni medie di immunoglobuline e livelli di IgM erano all’interno dei normali intervalli di riferimento osservati al basale.

Inoltre, sempre a 6 mesi, la concentrazione media di cellule B CD19+ era diminuita da 25,39 cellule/uL (al basale) a 0,54 cellule/uL.

Il profilo di sicurezza
In termini di sicurezza, nel 75,5% dei pazienti sono stati registrati eventi avversi emergenti dal trattamento (TEAE), dei quali i più comuni sono stati: COVID-19 (14,7%), affaticamento (9,8%), mal di testa (8,8%), infezione del tratto urinario (6,9%), prurito (5,9%) e vertigini (4,9%).

Soltanto 1 paziente ha manifestato un TEAE grave così come solo 1 paziente ha interrotto il trattamento a causa di TEAE. Le reazioni sistemiche più comuni (al sito di iniezione e in fase di iniezione) sono state, rispettivamente, dolore nel punto di iniezione (3,9%) e cefalea (4,9%).

Endpoint da rivalutare al termine pianificato della sperimentazione clinica
Lo studio OLIKOS, iniziato a metà del 2021, è ancora in corso. Il completamento è pianificato al termine di 12 mesi di trattamento. Lo studio proseguirà la valutazione dell’endpoint primario (cambiamento o riduzione del numero di lesioni Gd+) al mese 12, avendo inoltre come endpoint secondari il mantenimento della partecipazione al trial, le modificazioni dei biomarcatori immunitari, il grado di soddisfazione del paziente per il trattamento, la sicurezza e la tollerabilità.

Fonte:
Hua LH, Brown B, Camacho E, et al. OLIKOS study: 6-month interim efficacy and safety in patients with relapsing multiple sclerosis who switched to subcutaneous ofatumumab from intravenous anti-CD20 therapies. ECTRIMS-ACTRIMS 2023, Milano. Abstract n. 3057/P784 leggi