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Il satanismo dietro al delitto Cominotti: parla la psicologa Di Marzio

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L’ipotesi del satanismo dietro all’omicidio di Rossella Cominotti? Parla Raffaella Di Marzio, psicologa delle religioni e direttrice scientifica del centro Lirec

Ci sono i riti satanici dietro la morte di Rossella Cominotti, la 53enne cremonese trovata senza vita in un albergo di Mattarana, nello Spezzino? Ha confessato il marito, il 57enne Alfredo Zenucchi, che ha raccontato di aver sgozzato la moglie con un rasoioper un patto condiviso, e di non esser riuscito a metter fine alla propria vita. Dalle ricerche che l’uomo faceva sul web e dall’acquisto di eroina, come risulterebbe dai primi riscontri, sembrerebbe, e questo titolano alcuni giornali, esserci l’ombra delle sette sataniche. Ma è così? Ci sono dei rituali luttuosi che ricorrono fra gli adepti di questi gruppi criminali e pericolosi? “Il caso di questi due secondo me, per gli elementi che abbiamo ora, non sembra entrarci nulla con il satanismo”. Lo spiega alla Dire (www.dire.it) Raffaella Di Marzio, psicologa delle religioni e direttrice scientifica del centro Lirec che da anni svolge un’azione di informazione e consapevolezza sull’uso improprio del termine ‘setta’ affibbiato ad alcune fedi di minoranza.

“Dai giornali sappiamo che si tratta di due adulti che usavano stupefacenti e che hanno lasciato una lettera in cui scrivevano di volerla fare finita e in passato forse c’era stato un altro tentativo da parte di lei sul marito. Nella lettera non ci sono poesie o parole rivolte a Satana, o a riti in suo nome, non si sono visti altarini. Al momento non c’è la dinamica del gruppo o la ricerca di nuovi adepti: i due, a quanto risulta, salutavano a malapena i vicini. A meno che gli inquirenti abbiano tutte queste informazioni e allora, se verranno fuori, si potrà fare un altro discorso. C’è la droga, ma non basta questo per essere satanisti. Sembra un caso di follia alimentato dall’eroina”.

Esistono quindi una serie di ‘codici’ e di ritualità che definiscono il satanismo e riportano indietro di molti anni, al caso terribile e in certo senso unico nella cronaca nera italiana delle ‘Bestie di Satana’ su cui proprio l’esperta Di Marzio scrisse un articolo di approfondimento.

“Il caso delle Bestie di Satana è quello del gruppo di giovani scoperto nel 2004, ma che esisteva fin dal 1995, ed è stato scoperto per l’omicidio di Mariangela Pezzotta, uccisa da altri membri del gruppo a colpi di pistola e badilate per poi essere gettata in una fossa già pronta. Gli assassini erano stati il suo ex e la sua attuale fidanzata”. Ed è da quell’episodio che si riannoda il filo di alcuni giovani scomparsi nel nulla nel Varesotto.

“Era il disagio estremo- spiega l’esperta- il collante di quel gruppo, unito all’uso abbondante di droga, alcol e sessualità sfrenata, appassionati della frangia estrema dell’ hard black death rock che inneggia al male e alla morte e alla violenza e il tutto andava avanti da anni. Tutto questo viene definito dagli studiosi ‘satanismo acido‘”, precisa. È dopo il primo arresto “che vengono poi ritrovati i corpi di altri due membri gruppo uccisi, anche loro accoltellati e gettati in una buca già scavata. Erano scomparsi nel 1998 e furono trovati poco dopo Pezzotta. Si trattava di due fidanzatini e anche qui la ragazza, racconteranno poi i genitori, aveva messo su un altarino, con candele nere, un piede di caprone e un teschio. E ancora un altro ragazzo si era suicidato schiantandosi con la macchina, e un altro non è mai stato trovato. Tutti erano nel gruppo il cui leader era Andrea Volpe, trentenne al tempo dei fatti, mentre Mario Maccione faceva da medium: si drogava, cadeva in trans e attraverso lui avrebbe parlato Satana”. Si trattava di “riti casarecci- spiega l’esperta- fatti nel bosco, in cui c’era, come ricorre in questi contesti, una figura di guida su adepti più giovani”.

Secondo Di Marzio “il diavolo diventa una maschera per un disagio estremo, non c’è una vera fede nel male. Il motto del satanista acido è: fai tutto cio che vuoi senza preoccuparti delle conseguenze per gli altri. Se aggiungi droga e alcol…”, sottolinea, è evidente la degenerazione a cui si arriva. Per questo bisogna lavorare sulla prevenzione: “È questo disagio, questo sentirsi nullità che diventa terreno fertile per questa incarnazione di odio contro un nemico. Dare amore, sostegno, appoggio ai figli. Prima delle bestie- così scriveva nel suo articolo del tempo Di Marzio- c’erano dei cuccioli”.

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