Specializzandi nei centri di raccolta sangue. Il regolamento non convince AVIS: la lettera di commento del presidente Nazionale, Gianpietro Briola
Nei giorni scorsi è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale un regolamento che disciplina l’attività trasfusionale, da parte dei laureati in medicina e chirurgia, negli enti e nelle associazioni che svolgono attività di raccolta sangue ed emoderivati senza scopo di lucro.
Si tratta di un provvedimento che abbiamo accolto inizialmente con favore, percependo la sensibilità delle istituzioni verso le criticità del nostro sistema sanitario e la necessità di rafforzare il sistema della raccolta di sangue e plasma, elementi sempre più strategici per il nostro Paese.
Il documento in questione, tuttavia, lascia più interrogativi di quelli a cui risponde, rischiando di frustrare tutti quei risultati che, negli ultimi anni, avevano portato a contrastare in modo efficace la carenza di personale sanitario nei centri di raccolta.
Il nuovo decreto, infatti, pone un interrogativo sulle attività che gli specializzandi portavano avanti sulla base di apposite convenzioni tra università e associazioni, rischiando di mettere in pericolo le attività di raccolta di molte Regioni che, proprio tramite il ricorso agli specializzandi, riuscivano a garantire l’autosufficienza di plasma.
Da maggio, infatti, per gli specializzandi era possibile prestare la propria collaborazione volontaria e occasionale, con contratto libero-professionale, agli enti e alle associazioni che, senza scopo di lucro, svolgono attività di raccolta di sangue ed emocomponenti. Tale attività veniva permessa nell’attesa di un regolamento che, oggi, sembra ribadire esattamente il contrario di quanto avrebbe dovuto disciplinare.
Il passo indietro non riguarda solo il merito, ma lo stesso metodo. Il Ministero, infatti, sembrerebbe aver scelto di non confrontarsi con nessuno all’interno del CIVIS e del CNS, lasciando completamente all’oscuro quelle stesse realtà che oggi si trovano a dover subire un cambio di indirizzo così importante, che rischia di bloccare i centri di raccolta e di arrestare la capacità del sistema sangue di raggiungere l’autosufficienza.
Nell’auspicio che il Ministero della Salute chiarisca al più presto i dubbi interpretativi sul decreto, modificando il provvedimento ove fosse necessario, come AVIS Nazionale non possiamo esimerci dal chiedere al Ministro Schillaci un momento di confronto con le associazioni che oggi reggono il sistema della raccolta di sangue e plasma e, con il Centro Nazionale Sangue, avviare una strategia comune verso l’autosufficienza, affinché criticità come questa non si debbano verificare in futuro.
Gianpietro Briola
Presidente AVIS Nazionale