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Oftalmologia: Aimo e Siso lavorano alla cartella clinica digitale

Vista Istituto Zaccagnini cheratite

AIMO e SISO puntano a una cartella clinica digitale che consentirà alle diverse realtà oculistiche italiane, ospedaliere e territoriali, di interagire ancora meglio

Una cartella clinica digitale che consentirà alle diverse realtà oculistiche italiane, ospedaliere e territoriali, di interagire ancora meglio tra di loro per migliorare le potenzialità diagnostiche e terapeutiche. Stanno lavorando a questo le due società scientifiche AIMO e SISO, con l’obiettivo di arrivare ad un’oftalmologia 2.0, efficace ed universalistica, che veda una sempre più efficace sinergia fra i medici oculisti ospedaliero-universitari e i medici oculisti operanti nei distretti sanitari e nel privato accreditato ambulatoriale. E questo nell’ottica, principalmente, di una precoce presa in carico di pazienti con glaucoma, degenerazione maculare legata all’età e retinopatia diabetica.

“Il decreto ministeriale 77, legato al PNRR, prevede, come è noto, uno stanziamento di fondi per la riorganizzazione del territorio- ha detto il dottor Piatti- la quota maggiore andrà alla medicina generale e una piccola parte alla specialistica del territorio. Noi cerchiamo allora di usufruire dei fondi soprattutto per la digitalizzazione del territorio e il nostro scopo, in particolare, è quello di potenziare la collaborazione tra strutture territoriali e strutture ospedaliere. I piloni più importanti della digitalizzazione, in sanità, sono due: il primo agisce sui Cup, per cui sui Centri unificati di prenotazione, creando delle agende dedicate agli oculisti per le prestazioni di secondo livello; il secondo, che vede molto impegnata AIMO in collaborazione con SISO, è la creazione di una cartella digitale per gli oculisti italiani, una sorta di database di tutti i pazienti che faranno una visita oculistica, per cui verranno caricati i dati delle prestazioni eseguite e anche le immagini, perché l’imaging rappresenta oggi una parte importante dell’oculistica. Ovviamente tutto questo sarà integrabile con il fascicolo sanitario elettronico. Useremo questi due supporti per potenziare le sinergie tra ospedali e territorio”.
Durante la sessione sono state presentate delle best practices già attuate a livello nazionale, tra cui quella della Asl To5, dove sono state avviate, sul Cup regionale, della agende condivise tra ospedale e territorio o addirittura inter-aziendali tra varie Asl. “Per quanto riguarda i diabetici, per esempio, facciamo lo screening attraverso la telerefertazione- ha fatto sapere Piatti- per cui il personale infermieristico acquisisce le immagini della retina, che vengono caricate su una cartella digitale, per il momento dei diabetologici, perché quella degli oculisti è ancora in fase di studio, e noi li refertiamo a distanza”. Tutto questo, naturalmente, ha l’obiettivo di abbattere i tempi di diagnosi. “Se sono sono più veloce a fare la diagnosi, ti curo prima e ti curo meglio. Lo scopo ovviamente è questo- ha sottolineato l’esperto- La logistica serve a migliorare la diagnosi, non è fine a sé stessa”.
È noto, intanto, che il nostro Servizio sanitario nazionale è strutturato in due strutture operative diverse per scopi, organizzazione e competenze. “La parte ospedaliera- ha detto il dottor Sbordone nel corso del suo intervento- che comprende anche i reparti universitari e la parte territoriale, che è organizzata in distretti sanitari e presto si arricchirà con le case di comunità e i centri operativi territoriali. Anche per la specialità di oftalmologia l’organizzazione che prevede il SSN è basata su queste due componenti, integrate da convenzioni con il privato accreditato sia per quanto riguarda le prestazioni ambulatoriali sia per le prestazioni di day surgery. Nel passato territorio e ospedale non sempre hanno dimostrato capacità e volontà di integrazione, ma negli ultimi anni con il DM 70 dedicato alla riorganizzazione della rete ospedaliera e poi con il DM 77 dedicato alla riorganizzazione della rete territoriale, sono state avviate alcune attività riproducibili anche in ambito oftalmologico. Già di per sé il concetto di rete sviluppa molte opportunità di integrazione”.
Per le maculopatie, in particolare, le nuove opportunità derivanti da farmaci antiVEGF a maggior durata d’azione rappresentano una “importante sfida per le strutture ospedaliere e universitarie- ha aggiunto il dottor Sbordone- così come la possibilità per il territorio di condividere con i colleghi ospedalieri dati di esami e visite attraverso la telemedicina. Per quanto riguarda la retinopatia diabetica, oggi al Congresso abbiamo presentato lo screening fatto in collaborazione con la branca di diabetologia grazie alla retinografia digitale e alla telerefertazione”. Questo perché un ruolo “fondamentale” per migliorare la sinergia fra ospedale e territorio, assicurano gli esperti, viene svolto proprio dalla digitalizzazione delle diverse strutture oculistiche. La trasmissione di dati clinici, la possibilità di teleconsulenza, la refertazione a distanza di esami diagnostici (come la retinografia e l’OCT) sono alcuni esempi di come la telemedicina e la digitalizzazione siano “essenziali per una buona integrazione fra la sanità ospedaliera e quella territoriale e per un’efficace presa in carico dei pazienti cronici”.
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