Site icon Corriere Nazionale

Omicidio Vanessa Ballan, la Procura interviene sulle denunce per stalking

vanessa ballan

Omicidio Vanessa Ballan, il procuratore sulle denunce per stalking: “Avevamo fatto perquisizione, non era apparsa una situazione urgente”

Un omicidio evitabile? All’indomani dell’ennesimo terribile femminicidio avvenuto in Italia – Vanessa Ballan, uccisa a 27 anni dall’ex amante, che non accettava la fine della relazione -, è inevitabile porsi questa domanda. In primis perché appare lampante come ci sia anche in questa vicenda un allarme inascoltato, o se non altro non sufficientemente approfondito. La vittima, infatti, aveva denunciato il suo assassino, il 41enne kosovaro Bujar Fandaj, il 26 ottobre. Ma gli inquirenti, dopo una pronta perquisizione a casa dell’uomo (avvenuta subito il giorno dopo, quindi tempestiva), non avevano ritenuto di mettere in campo altre mosse urgenti. Era in corso, ancora, l’analisi dei dispositivi sequestrati al presunto killer. ma non c’erano stati altri step nelle misure anti-stalker.

LA DENUNCIA PER STALKING

Vanessa aveva raccontato ai Carabinieri, insieme al compagno, che quest’uomo la stava perseguitando da tempo, dopo che lei aveva deciso di chiudere la relazione extraconiugale avuta con lui. Che le mandava messaggi minacciosi, che cercava di parlarle, che aveva fatto appostamenti al supermercato dove lavorava e anche a casa. Aveva raccontato anche che lui l’aveva minacciata di fare avere al marito alcuni video che i due avrebbero girato in momenti di intimità. I Carabinieri, il giorno dopo, avevano subito bussato alla porta dell’uomo e avevano perquisito la casa, sequestrando due cellulari e un pc. I video ‘incriminati’ non sono stati trovati ed era ancora in corso un’analisi sui messaggi (che la donna aveva cancellato dal suo telefono) per capire meglio la situazione. Il procuratore di Treviso, però, Marco Martani, oggi spiega che non era stato ravvisato un carattere di urgenza nella vicenda e quindi non si era valutato di intervenire in maniera più pesante.

“NON AVEVAMO FATTO UNA VALUTAZIONE DI URGENZA”

Dopo la perquisizione del 27 ottobre, spiega ancora Martani, “non c’erano più stati episodi di molestiedi avvicinamenti o minacce“. Ecco perché “la valutazione fatta era di non urgenza, cosa purtroppo che si è rivelata infondata”, ha concluso il magistrato. Cosa si sarebbe potuto fare? Un’ammonizione, un divieto di avvicinamento? Il magistrato dice: “C’erano elementi forse per un pericolo di attività persecutoria e molesta, ma non per un divieto di avvicinamento”. E ragiona che in ogni caso l’unica misura che veramente avrebbe impedito a Bujar Fandaj di uccidere Vanessa sarebbe stata la custodia cautelare in carcere. Misura per cui, però, servono fatti pesanti.

“SOLO UNA CUSTODIA CAUTELARE AVREBBE IMPEDITO AGGRESSIONE. NON ERA POSSIBILE”

Ecco le parole del procuratore capo: “L’unica misura che avrebbe potuto impedire l’aggressione sarebbe stata la custodia cautelare in carcere, un provvedimento per sostenere il quale non vi erano oggettivamente elementi sufficienti”.

LA PREMEDITAZIONE

Gli investigatori hanno già in mente di contestare la premeditazione del delitto, visto che l’uomo sarebbe arrivato a casa della vittima con il martello per sfondare la porta finestra e anche il coltello con cui poi l’ha uccisa. Il coltello, sporco di sangue, è stato trovato nel lavandino. Non appartiene ai servizi in uso in casa della vittima e invece assomiglia ad alcuni coltelli trovati in casa di Bujar Fandaj. Al reato di omicidio si aggiungono in ogni caso le aggravanti della pregressa relazione tra i due e il fatto che la giovane fosse incinta. Di Fandaj, il magistrato parla in termini di “profili di pericolosità sociale, data la ferocia con cui ha agito”. Bujar, nelle scorse settimane, avrebbe già tentato di entrare in casa di Vanessa, scavalcando la recinzione.

IL TENTATIVO DI DEPISTAGGIO

L’uomo ha tentato anche di ingannare i Carabinieri che ieri gli davano la caccia. Avreva infatti telefonato, intorno alle 21, dicendo agli agenti che si sarebbe in un qualche modo costituito (Dicendo “Ho fatto una brutta cosa”) e spiegando di essere nei campi nei dintorni (ma ni realtà era altrove). I Carabinieri, intanto, piantonavano la sua casa di Altivole da ore, in borghese. Dopo la telefonata, l’uomo non si è più fatto vivo ed è invece arrivato a casa sua a tarda notte. È stato subito fermato. Non ha opposto resistenza ma ha rifiutato l’interrogatorio davanti al pm. Dopo una notte passata in caserma, questa mattina all’alba Fandaj Bujar è stato trasferito nel carcere di Treviso. Interrogato per ore, non avrebbe fatto alcuna dichiarazione. Il procuratore Martani ha detto che la telefonata di ieri sera, registrata, per gli inquirenti “ha valore confessorio”.

I MESSAGGI SUI SOCIAL

Nelle ore vicine all’omicidio, Bujar Fandaj era stato attivo sui social. Su Tik Tok aveva postato un messaggio audio (che ora suona come un terribile presagio) la sera prima dell’omicidio: “Sono fatto così, ti do subito cuore, trasparenza e sincerità ma non pensare di fottermi perché se mi cadi dal cuore non ci risali più”. La mattina del delitto, poi, su Instagram aveva pubblicato la foto di un cartello dell’autostrada che riporta la destinazione di Lubiana. Come fosse in viaggio verso la Slovenia. Forse voleva crearsi un alibi?

Exit mobile version