Italiani più longevi, ma attenzione alle patologie degenerative come l’artrosi


L’età media si alza, occhio alle patologie degenerative come l’artrosi: parla il Dottor Castellani, chirurgo ortopedico, esperto di chirurgia ricostruttiva e sportiva

Artrosi ginocchio, infiltrazioni

Secondo il Rapporto 2023 dell’ISTAT l’età media della popolazione è salita da 45,7 anni all’inizio del 2020 a 46,4 all’inizio del 2023. Al 1° gennaio 2023, le persone con più di 65 anni sono 14 milioni 177 mila, il 24,1 per cento – quasi un quarto – della popolazione totale. Cresce anche il numero di persone ultraottantenni, che arrivano a 4 milioni 529 mila e rappresentano il 7,7 per cento dei residenti. Nel 2041, la popolazione ultraottantenne supererà i 6 milioni; quella degli ultranovantenni arriverà addirittura a 1,4 milioni.

Aumenta quindi l’aspettativa di vita ma con essa aumentano anche i casi di persone colpite da patologie degenerative come ad esempio l’artrosi, una malattia della cartilagine che porta a un consumo delle articolazioni, soprattutto dell’anca e del ginocchio, e alla comparsa di dolore con la conseguenza ad vere difficoltà nel cammino e nello svolgere le comuni attività quotidiane. Il dolore porta inoltre a smettere di uscire da casa, a limitare e a volte azzerare i rapporti con i propri amici. La persona anziana tende a isolarsi a non muoversi più adottando uno stile di vita isolato e sedentario. Una malattia quindi con ripercussioni sia fisiche sia sociali. E questo purtroppo è un trend in crescita”, precisa il Dottor Lorenzo Castellani, chirurgo ortopedico, esperto di chirurgia ricostruttiva e sportiva delle maggiori articolazioni e fautore del progetto Chirugiarticolare.

Basti pensare che su una popolazione di riferimento, composta da circa 6,9 milioni di over 75, oltre 2,7 milioni di individui lamentano gravi difficoltà motorie, comorbilità e compromissioni dell’autonomia nelle attività quotidiane di cura della persona e nelle attività strumentali della vita quotidiana. –Rapporto Istat 2019 “Gli anziani e la loro domanda sociale e sanitaria

Parlare di prevenzione in caso di artrosi è alquanto difficile essendo questa malattia legata alla genetica. Alcune persone nascono con una debolezza maggiore nelle articolazioni e nel tempo sviluppano l’artrosi per motivi multifattoriale. Tra i fattori correggibili c’è ovviamente il controllo del peso, evitare attività traumatiche sulle articolazioni e non sottoporle a carichi di lavoro estremi.

La soluzione al consumo delle articolazioni sono le protesi, e nello specifico quelle di anche e ginocchia che si muovono in maniera molto liscia una parte sull’altra senza generare dolore nel paziente. Questo vale sia per forme di artrosi degenerative che traumatiche. Pensiamo ad esempio a una lesione al legamento del ginocchio, a un trauma o una frattura del menisco fatti in giovane età, con il passare degli anni la necessità di intervenire sorgerà certamente prima. Questi interventi diventano quindi necessari sia per forme di consumo delle articolazioni a sé stanti che derivati dall’età.

Come intervenire quindi? “Fortunatamente oggi abbiamo a disposizione il protocollo Fast Track ossia il recupero rapido che prevede tre passaggi: preparazione del paziente, in piedi subito e uno scrupoloso controllo del dolore” spiega il Dottor Castellani. “Attraverso questa procedura non ci si occupa unicamente del lato tecnico chirurgico ma si considera globalmente la salute della persona. Questo protocollo prevede un importante investimento nella fase operatoria per limitare la perdita di sangue e contenere il dolore. I pazienti restano in ospedale 2/3 giorni e sono in grado di camminare qualche ora dopo l’intervento. Questo significa che non saranno mai allettati e di conseguenza non incorreranno nel processo degenerativo muscolare dovuto al riposo forzato che per l’anziano è fondamentale evitare. Di ritorno a casa il paziente sarà in grado di camminare con le stampelle, di lavarsi, vestirsi e compiere le attività più semplici della vita quotidiana in totale autonomia. La fase di riabilitazione è gestita completamente a casa. Il recupero, per svolgere le attività più semplici, avviene nell’arco di tre mesi, sei per quelle più complesse.

Il Dottor Castellani presso il gruppo con cui lavora alla Villa Olivella di Firenze, è tra i primi ad utilizzare la APP “Mymobility® “. Questo software permette un contatto diretto tra medico e paziente nelle fasi di preparazione all’intervento e di esecuzione degli esercizi di riabilitazione. Mymobility®, nello specifico, consente al chirurgo di inviare al paziente la guida per prepararsi correttamente all’intervento. Almeno un mese prima, il paziente riceve tutti i documenti da consegnare, le istruzioni dettagliate per prepararsi all’operazione e come predisporre al meglio la casa nel momento del rientro. Il paziente, una volta ritornato nella propria abitazione, attraverso l’applicazione ha a disposizione un sistema rapido di comunicazione con il medico, che allo stesso tempo potrà verificare in tempo reale quante volte, con quanta intensità e con quanta fatica il paziente svolge gli esercizi di riabilitazione.

Per coloro che hanno a disposizione dispositivi di ultima generazione inoltre è possibile raccogliere anche i dati relativi alla frequenza cardiaca rilevata durante le attività riabilitative in modo da avere un controllo completo dello stato di salute del paziente.