Omicidio Pasolini, il Parlamento ci riprova: in Senato proposta la commissione d’inchiesta. I parlamentari proponenti: “Bisogna fare chiarezza sulla morte controversa”
Lo scorso 24 novembre la Procura di Roma ha rigettato l’istanza di riapertura dell’indagine sull’omicidio di Pier Paolo Pasolini, avvenuto il 2 novembre del 1975 all’idroscalo di Ostia. Nell’istanza, depositata a marzo dall’avvocato Stefano Maccioni (a nome del regista David Grieco e dello sceneggiatore Giovanni Giovannetti), si chiedeva di accertare a chi appartenessero i tre Dna individuati dai Carabinieri del Ris nel 2010 sulla scena del crimine. Ma ora la questione potrebbe riaprirsi in Parlamento. In Senato infatti, lo scorso 12 dicembre, è stata depositata una proposta per istituire una (nuova) commissione parlamentare di inchiesta “sulla morte di Pier Paolo Pasolini” per iniziativa dei senatori di Avs Ilaria Cucchi Peppe De Cristofaro Tino Magni, di Iv Enrico Borghi, Daniela Sbrollini e Ivan Scalfarotto, Barbara Floridia (M5s), Marco Lombardo (Azione), dei dem Cecilia D’Elia, Simona Malpezzi, Valeria Valente, Francesco Verducci e Walter Verini, e di Pietro Patton e Luigi Spagnolli per Svp.
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Non è appunto la prima volta che ci si prova: nel 2015 fu proposta una commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di Pasolini (tra i promotori c’era anche l’allora deputato eletto con il Pd Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione dei familiari delle vittime della strage del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna), ma quell’iniziativa non riuscì a decollare. Ora si ritenta: “Nonostante alcune eclatanti novità, la verità giudiziaria sulla morte di Pasolini rimane ferma alla sentenza d’appello stilata il 4 dicembre 1976”, e occorre scavare ancora “non per necessità accademiche ma perché abbiamo bisogno di fare in modo che, anche trasversalmente alle forze politiche, si faccia chiarezza su una morte controversa e si possa consegnare la verità storica a un grande intellettuale del Novecento”, scrivono i senatori proponenti.
La commissione di inchiesta sulla morte di PPP avrà il “compito di svolgere indagini e approfondimenti al fine di rivalutare compiutamente l’attività di indagine svolta nelle fasi successive al delitto; esaminare atti e documenti raccolti sino a oggi dall’autorità giudiziaria avente a oggetto l’omicidio disponendo i necessari approfondimenti investigativi; verificare movente e esecutori dell’omicidio”.
Al termine dei lavori, sarà presentata al Senato una relazione sui risultati. Le spese per il funzionamento della commissione, in capo al Senato, prevedono un massimo di 100.000 euro per il 2024 e di 200.000 euro per ciascuno degli anni successivi. La commissione, sempre secondo la proposta istitutiva, “procede alle indagini e agli esami con gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell’autorità giudiziaria” e può acquisire, “anche in deroga al divieto stabilito dall’articolo 329 del codice di procedura penale, nelle materie attinenti all’oggetto dell’inchiesta, copie di atti e di documenti relativi a procedimenti e inchieste in corso presso l’autorità giudiziaria o altri organi inquirenti, nonché copie di atti e di documenti relativi a indagini e inchieste parlamentari, anche se coperti dal segreto”.
Il rigetto della riapertura dell’indagine sull’omicidio di Pier Paolo Pasolini, aveva detto l’avvocato Maccioni, “è una sconfitta per tutti coloro che credono che il nostro Stato debba arrivare a garantire giustizia soprattutto in questa vicenda. È evidente che Giuseppe Pelosi non possa essere considerato l’unico responsabile dell’omicidio, ma si rinuncia a svolgere ulteriori indagini ritenendo che quelle svolte dal 2010 al 2015 siano state sufficienti”. A valle del rigetto, la deputata M5s Stefania Ascari aveva sollecitato un prosieguo dell’inchiesta in commissione Antimafia.