Asma severo eosinofilico: i risultati di due analisi post-hoc a 2 anni dello studio REALITI-A sull’efficacia d’impiego di mepolizumab
Nel corso del recente congresso ERS sono stati resi noti i risultati di due analisi post-hoc a 2 anni dello studio REALITI-A sull’efficacia d’impiego di mepolizumab, un anticorpo monoclonale umanizzato antagonista dell’interleuchina-5, che riduce la produzione e la sopravvivenza degli eosinofili (1,2).
I risultati ottenuti sono consistenti con quelli già ottenuti nei trial clinici che hanno portato all’indicazione del farmaco come terapia aggiuntiva per l’asma eosinofilico refrattario severo negli adulti, adolescenti e bambini di età pari o superiore a 6 anni.
Informazioni sullo studio REALITI-A
REALITI-A è uno studio osservazionale internazionale prospettico, della durata di 2 anni, che prevedeva un singolo braccio di trattamento; ha reclutato 368 pazienti con asma severo eosinofilico, reclutati in 58 centri dislocati in 7 Paesi diversi (tra i quali l’Italia), e li ha sottoposti a trattamento con mepolizumab add-on alla terapia standard of care, alla dose registrata di 100 mg sottocute. I ricercatori hanno raccolto i dati relativi ai pazienti sottoposti al trattamento con l’inibitore di IL-5, come pure i dati relativi all’anno precedente l’introduzione del farmaco biologico nella cura dei pazienti (in terapia standard).
La peculiarità dello studio è che, a differenza degli studi osservazionali retrospettivi, REALITI-A è stato uno studio osservazionale con disegno prospettico (un fattore in grado, da solo, di eliminare un bias metodologico importante relativo alla modalità di selezione dei pazienti).
REALITI-A è lo studio di più ampie dimensioni ad oggi esistente ad aver valutato il beneficio del mepolizumab nella real world in pazienti con asma severo eosinofilico.
L’obiettivo primario dello studio REALITI-A era dato dal confronto tra il tasso di riacutizzazioni clinicamente significative (CSE) – necessitanti di ricorso agli steroidi orali – OCS – e/o a ospedalizzazione e/o a visita in Pronto Soccorso – prima e dopo 12 mesi di trattamento con mepolizumab.
Tra gli obiettivi secondari vi erano invece, le riacutizzazioni necessitanti di ospedalizzazione e/o di visita in Pronto Soccorso e la variazione d’impiego di OCS come terapia di mantenimento. L’analisi, inoltre, prevedeva anche in questo caso una valutazione di safety. I pazienti inclusi nello studio avevano un’età media pari a 54 anni, con una leggera prevalenza di pazienti di sesso femminile (63%).
Lo scorso anno erano stati presentati al congresso i dati a 2 anni del trattamento con l’anticorpo monoclonale. I risultati a 2 anni dello studio REALITI-A hanno confermato i benefici osservati del trattamento sulle CSE e dimostrato l’efficacia del farmaco nel sopprimere la dipendenza dagli OCS fino al 100% dei dosaggi medi impiegati in un’ampia proporzione di pazienti, in assenza di nuovi eventi avversi inattesi rispetto al profilo di safety già noto. Pertanto, questi dati suffragano l’impiego a lungo termine di mepolizumab nei pazienti con SEA nella pratica clinica reale.
Prima analisi post-hoc: efficacia mepolizumab in base a storia esacerbazioni
Obiettivi
Per approfondire il rapporto esistente tra la storia pregressa di riacutizzazioni e il beneficio clinico di mepolizumab, questa analisi post-hoc ha utilizzato i dati dello studio REALITI-A per indagare l’impatto di mepolizumab su CSE, il ricorso agli steroidi orali come terapia di mantenimento (mOCS) e il controllo dell’asma in pazienti con asma grave, stratificati in base all’anamnesi di esacerbazione.
Questa analisi post hoc ha valutato gli outcome raggruppati in base all’anamnesi delle esacerbazioni (0-2, 3-4 e ≥5 esacerbazioni nell’anno precedente l’arruolamento) e comprendeva:
– il tasso di CSE – necessitanti di ricorso agli steroidi orali – OCS – e/o a ospedalizzazione e/o a visita in Pronto Soccorso – prima e dopo la data indice di assunzione del farmaco
– la variazione rispetto al basale (28 giorni prima della data indice) della dose giornaliera di mOCS alle settimane 101-104
– la variazione rispetto al basale (90 giorni prima della data indice) del punteggio al test ACQ-5 d controllo dell’asma
Risultati principali
Dall’analisi dei dati è emerso che mepolizumab ha ridotto le esacerbazioni e la dose di mOCS, migliorando al contempo il controllo dell’asma nei pazienti con asma grave nell’arco di 2 anni, indipendentemente dalla storia di esacerbazioni.
Nello specifico, è stato documentato un trend verso una maggiore riduzione del tasso di CSE all’aumentare del numero di esacerbazioni pregresse. Per contro, una maggiore riduzione della dose di mOCS è stata osservata nei pazienti con un minor numero di esacerbazioni pregresse (0-2 e 3-4 rispetto a ≥5).
Il miglioramento dei punteggi ACQ-5 è risultato simile, indipendentemente dalla storia di esacerbazione.
Da ultimo, il riscontro di sintomi residui (punteggio ACQ-5 e tasso di CSE) è rimasto più elevato nei pazienti trattati con mepolizumab che presentavano un numero più elevato di CSE al basale.
Implicazioni dello studio
Questi risultati evidenziano che mepolizumab ha un beneficio clinico nella real life nei pazienti con asma grave con diverse storie pregresse di esacerbazioni; il beneficio clinico è stato osservato anche nei pazienti con ≥5 esacerbazioni, che sono tipicamente associati a una prognosi sfavorevole.
Pertanto, lo studio suggerisce che un intervento precoce con mepolizumab (prima che i pazienti sperimentino ≥4 esacerbazioni all’anno) può dare maggiori possibilità di sperimentare un minore impatto della malattia residua.
Seconda analisi post-hoc: efficacia mepolizumab in pazienti asmatici con asma e/o depressione
Obiettivi
L’ansia e la depressione sono comorbidità comuni tra i pazienti con asma grave, essendo state segnalate in percentuali di pazienti fino al 30%; queste due comorbilità possono avere un impatto sul controllo dei sintomi e sulla qualità di vita di questi pazienti.
Già analisi post hoc di studi clinici avevano dimostrato i benefici clinici di mepolizumab tra i pazienti con asma grave e comorbidità psicopatologiche.
La ridotta disponibilità di dati equivalenti real world ha suggerito questa nuova analisi post hoc dell’intera popolazione dello studio REALITI-A a 2 anni, che si è proposta l’obiettivo di valutare se la presenza di ansia o depressione influenzasse gli outcome del trattamento con mepolizumab nella real life in pazienti con asma grave.
A tal scopo, i pazienti dello studio REALITI-A sono stati stratificati post-hoc in base alla presenza o meno di ansia/depressione.
Gli outcome valutati sono stati i seguenti:
– il tasso di CSE – necessitanti di ricorso agli steroidi orali – OCS – e/o a ospedalizzazione e/o a visita in Pronto Soccorso – 12 mesi prima e 24 mesi dopo l’assunzione del farmaco (follow-up)
– la variazione rispetto al basale (28 giorni prima della data indice) della dose giornaliera di mOCS alle settimane 101-104
– la variazione rispetto al basale (90 giorni prima della data indice) del punteggio riportato al test ACQ-5 al mese 24
Risultati principali
Il 26% dei pazienti dello studio (n= 203) presentava, oltre all’asma, anche ansia e depressione.
Al basale, l’anamnesi di esacerbazioni nell’ultimo anno, l’impiego di mOCS e il punteggio medio ACQ-5 erano più elevati nei pazienti con ansia o depressione rispetto a quelli senza, nonostante questi pazienti avessero una media geometrica di eosinofili nel sangue inferiore.
Dopo 2 anni di trattamento con mepolizumab, i pazienti con asma grave hanno registrato una riduzione del tasso di CSE, una riduzione della dose mediana di mOCS e un miglioramento del punteggio ACQ-5 rispetto al periodo precedente al trattamento, indipendentemente dalla presenza di ansia o depressione.
Implicazioni dello studio
In conclusione, il trattamento con mepolizumab è risultato efficace indipendentemente dalla presenza di ansia e depressione.
Detto ciò, i pazienti affetti da asma grave con ansia e/o depressione come comorbilità presentavano tassi di esacerbazione più elevati, una dose maggiore di mOCS e punteggi ACQ peggiori dopo il trattamento con mepolizumab, rispetto a quelli che non presentavano queste condizioni di comorbilità.
Il trattamento con mepolizumab nella real life, dunque, è risultato efficace tra i pazienti con asma grave, con miglioramenti numericamente maggiori per quelli senza ansia o depressione in comorbidità rispetto a quelli con ciascuna delle comorbidità.
Ciò suggerisce che queste comorbilità influenzano gli outcome clinici e dovrebbero essere considerate come tratti trattabili (treatable traits) distinti.
Bibliografia
1) Bagnasco D et al. Real-world mepolizumab outcomes in severe asthma: REALITI-A post hoc analysis by exacerbation history. Abs PA630: ERS 2023, Milano
2) Chaudhuri R. et al. Real-world outcomes with mepolizumab in patients with severe asthma and comorbid anxiety/depression: REALITI-A at 2 years. Abs PA4757; ERS 2023, Milano