Ai microfoni di Radio Vaticana, l’attore Giuseppe Bonifati racconta la sua esperienza nel film “Ferrari”, in cui interpreta Giacomo Cuoghi, amico e manager di Enzo Ferrari
“È limitato assumere un attore solo in base alla sua provenienza. Alcuni attori sono più adatti a un personaggio piuttosto che a un altro, senza dubbio. Il primo obiettivo in un film però è individuare un artista cosmopolita che sappia proporsi al pubblico senza confini mentali o fisici. Non vedo perché dovrebbero esserci dei limiti dati dalle proprie origini, trovo invece più stimolante allargare il ventaglio delle possibilità agli accostamenti inaspettati che il cinema e l’arte possono produrre”.
Così l’attore Giuseppe Bonifati, intervistato questa mattina ai microfoni di Radio Vaticana, nella trasmissione “Hola mi Gente”, ha parlato della sua esperienza nel film Ferrari, diretto da Michael Mann e uscito in Italia e varie nazioni, tra cui Stati Uniti, Canada, Russia, Ucraina, Mongolia. “Penso che sia fantastico che il film possa essere visto in così tante nazioni creando un pubblico eterogeneo, internazionale. D’altronde il marchio Ferrari è già di per sé un biglietto da visita dell’Italia nel mondo. Azione, visione, estetica sono anche tratti caratteristici di questo film. Lavorare con Adam Driver e Penelope Cruz? Mi sono sentito subito a mio agio, nonostante avessi di fronte due degli attori più richiesti dello star system internazionale. Poi il fatto che Michael Mann abbia deciso di mettermi al loro fianco per la table read ha sicuramente aiutato a rompere il ghiaccio. E mi ha fatto capire il ruolo cruciale che avrei avuto come consigliere del personaggio di Enzo Ferrari”.