Le donne incinte con diabete di tipo 1 hanno trascorso più tempo nell’intervallo glicemico target e hanno avuto meno disturbi ipertensivi con il pancreas artificiale
Le donne incinte con diabete di tipo 1 hanno trascorso più tempo nell’intervallo glicemico target e hanno avuto meno disturbi ipertensivi con l’uso di un sistema ibrido di somministrazione di insulina a circuito chiuso rispetto alle cure standard. Sono i risultati di uno studio presentato al congresso 2023 della European Association for the Study of Diabetes (EASD) e pubblicati contemporaneamente sul New England Journal of Medicine.
Nello studio AiDAPT, le donne in gravidanza con diabete di tipo 1 sono state assegnate in modo casuale a un sistema ibrido di somministrazione di insulina a circuito chiuso (o pancreas artificiale) o a ricevere le cure standard dalla 16a settimana di gestazione fino al parto. Nel primo gruppo il time-in-range (TIR) è stato del 10,5% superiore rispetto alle donne in terapia convenzionale, senza che venissero osservate differenze nella maggior parte degli esiti neonatali e fetali.
«Il sistema ibrido a circuito chiuso dovrebbe essere offerto a tutte le donne incinte con diabete di tipo 1, sicuramente durante la gravidanza e idealmente a partire dalla fase pre-gravidanza» ha affermato durante la presentazione Helen Murphy, professoressa di medicina nel diabete e nel trattamento prenatale presso l’Università dell’East Anglia e consulente presso l’ospedale NHS Trust di Norfolk & Norwich nel Regno Unito.
Confronto tra sistema ibrido a circuito chiuso e terapia standard
AiDAPT era uno studio randomizzato e controllato in aperto su 124 donne incinte di età compresa tra 18 e 45 anni con diabete di tipo 1, che stavano ricevendo una terapia insulinica intensiva e avevano valori di emoglobina glicata (HbA1c) compresi tra il 6,5% e il 10% al basale (età media 31,1 anni, HbA1c media, 7,7%). Le pazienti hanno preso parte a un periodo di run-in di monitoraggio continuo del glucosio di 96 ore prima della randomizzazione allo scopo di raccogliere i dati basali.
Dopo il reclutamento e prima della 16a settimana di gestazione sono state assegnate in modo casuale a un braccio di intervento in cui hanno utilizzato un sistema ibrido a circuito chiuso costituito da uno smartphone con app dedicata, una pompa per insulina e un sistema di monitoraggio continuo del glucosio (CGM) oppure a un gruppo di terapia standard con più iniezioni giornaliere di insulina o con microinfusore con aggiustamenti della dose diretti dal proprio team di assistenza.
Sono state tutte sottoposte a visite, in presenza o virtuali, ogni 4 settimane. I dati CGM sono stati raccolti a ogni visita, sono stati prelevati campioni di sangue alle settimane 24-26 e alle settimane 34-36 della gestazione e sono stati condotti questionari di follow-up alle settimane 34-36. L’outcome primario era il tempo trascorso nell’intervallo glicemico compreso tra 63 e 140 mg/dl dalla 16a settimana di gestazione fino al parto.
Maggiore time-in-range con il pancreas artificiale
Le donne nel gruppo di cure standard hanno avuto più visite cliniche aggiuntive e più contatti non programmati con l’assistenza rispetto al gruppo ibrido a circuito chiuso. Il CGM è stato utilizzato il 97% delle volte in entrambi i gruppi e le donne nel gruppo di intervento hanno utilizzato il sistema a circuito chiuso il 96% delle volte.
Nelle donne nel gruppo ibrido a ciclo chiuso il TIR è aumentato dal 47,8% al basale al 68,2% durante lo studio mentre con la terapia standard è passato dal 44,5% al basale al 55,6% durante lo studio, con un aumento significativamente maggiore con il sistema a circuito chiuso (differenza media aggiustata del 10,5%, P<0,001). La variazione nel TIR non differiva in base a età, HbA1c basale o terapia insulinica pre-arruolamento. «Durante la notte la differenza tra i gruppi è stata più marcata, quando le donne hanno raggiunto costantemente il 90% del TIR con il sistema a circuito chiuso» ha sottolineato Murphy.
Anche il tempo al di sopra dell’intervallo, con un livello di glucosio superiore a 140 mg/dl (29% vs 41%, P<0,001) e superiore a 180 mg/dl (11% vs 17%, P<0,001), è stato inferiore nel gruppo di intervento rispetto alle cure standard, senza nessuna differenza per il tempo al di sotto dell’intervallo.
Una percentuale inferiore di donne nel gruppo ibrido a circuito chiuso presentava disturbi ipertensivi rispetto alle cure standard (20% vs 42%, P=0,02). Il primo gruppo ha avuto un aumento di peso medio materno di 11,1 kg rispetto a un aumento di 14,1 kg con la terapia classica (P=0,02).
Non sono state riscontrate differenze nel peso alla nascita e gli esiti fetali e neonatali erano simili tra i due gruppi. Tuttavia è stata rilevata una differenza nell’età gestazionale al momento del parto. «Abbiamo osservato, per ragioni non del tutto chiare, un parto leggermente anticipato nel braccio di intervento, con bambini nati in media 4,5 giorni prima» ha fatto presente la relatrice.
Secondo gli autori di un commento di accompagnamento, Satish Garg e Sarit Polsky del Barbara Davis Center for Diabetes, University of Colorado Anschutz Medical Campus, lo studio non ha valutato se la terapia ibrida a circuito chiuso può apportare benefici alle donne con HbA1c inferiore al 6,5%, se un sistema a circuito chiuso deve utilizzare un intervallo target o un algoritmo specifico per la gravidanza per stabilire il target glicemico, se l’inizio precoce dell’intervento può aiutare le donne a evitare esiti avversi materni e neonatali e se la terapia ibrida a circuito chiuso può conferire benefici per le donne con diabete di tipo 2 o diabete gestazionale.
«Chiaramente i sistemi a circuito chiuso hanno cambiato il panorama della cura del diabete al di fuori della gravidanza» hanno scritto. «Anche se sono necessarie ulteriori ricerche, lo studio AiDAPT offre la speranza che questo panorama possa essere modificato in meglio anche per le donne gravide con diabete di tipo 1».
Referenze
Lee TTM et al. Automated Insulin Delivery in Women with Pregnancy Complicated by Type 1 Diabetes. N Engl J Med. 2023 Oct 5.