Divina Simulacra: fino al 30 giugno in mostra le più sculture classiche degli Uffizi


La grande mostra Divina Simulacra raccoglie negli spazi di massima visibilità al piano terreno del museo le statue principali dell’antica collezione medicea

divina simulacra

Le più belle statue antiche degli Uffizi come non si sono mai viste, esposte nelle sale al piano terra del museo vasariano: in questi ampi spazi i visitatori potranno vederle e ammirarle da vicino, in tutta la loro bellezza. È la grande mostra ‘Divina Simulacra. Capolavori di scultura classica della Galleria’, in programma fino al 30 giugno 2024.

È noto che le prime opere d’arte ad entrare nel complesso vasariano appena ultimato, già negli anni Ottanta del XVI secolo, furono i marmi antichi della collezione di Cosimo I, custoditi fino a quel momento in Palazzo Pitti. Si deve a Ferdinando I l’intuizione di collocare le preziose sculture nel corridoio orientale dell’ultimo piano, dove potevano essere ammirate completamente immerse nella luce naturale. Nel corso del XVII secolo, le statue e i ritratti dilagarono occupando il corridoio meridionale e, con il regno di Cosimo III, anche quello occidentale. A Cosimo III si deve anche l’intuizione di far sistemare nella Tribuna sculture antiche di grandi dimensioni. Fra queste vi era la Venere dei Medici, destinata a diventare, per i due secoli successivi, l’icona e il simbolo del museo fiorentino.

Per breve tempo, alcune delle opere classiche più celebri degli Uffizi verranno così poste fuori loro collocazioni storiche: obiettivo di “Divina Simulacra” è infatti restituire al pieno godimento del pubblico capolavori in alcuni casi difficilmente apprezzabili da vicino nei loro dettagli più suggestivi e proporre accostamenti fra le diverse sculture, impossibili da realizzare nel contesto dell’ordinario allestimento.

Nell’ambito della mostra la Venere dei Medici torna finalmente visibile da vicino e non più da notevole distanza come da anni impone il divieto di accesso alla Tribuna da parte del pubblico; ed è di nuovo circondata da quelle effigi di Venere, come la Venere Aurea e la Caelestis, che, sino alla fine del XVIII secolo, le facevano da corona all’interno della Tribuna, tanto da suggerire ai visitatori l’impressione che questo ambiente fosse “a little Temple inhabited by Goddesses” (“un piccolo tempio abitato da dee”, secondo Edward Wright, 1730).

In mostra vengono accostate per la prima volta singole repliche di gruppi marmorei classici che, nell’allestimento storico, sono collocati in punti diversi della Galleria. Così il Fauno danzante della Tribuna ritrova la Ninfa seduta sistemata nel secondo corridoio, in modo da ricomporre il gruppo dell’”Invito alla danza”, uno dei capolavori della statuaria ellenistica di ambito microasiatico.

Allo stesso modo, l’Arrotino, uno degli ospiti storici della Tribuna, può finalmente essere avvicinato al Marsia appeso del terzo corridoio, così da restituire unità al gruppo, originariamente completato anche dalla figura di Apollo, il cui originale è da ascrivere a botteghe pergamene della fine del III secolo a.C.

È infine restituita all’interesse del pubblico nella sua interezza la splendida serie di dodici erme antiche con ritratti di filosofi, atleti, poeti e statisti greci, destinata originariamente da Ferdinando I a ornare il giardino di Villa Medici sul Pincio.