Tumore alla prostata: enzalutamide è il trattamento più efficace, può limitare la castrazione farmacologica e mantenere una buona qualità di vita
I pazienti colpiti da recidiva biochimica di tumore della prostata possono sempre più giovarsi dei benefici del farmaco anti-androgeno enzalutamide. Rispetto alla castrazione farmacologica la nuova terapia si dimostra più efficace, non deteriora la qualità della vita e soprattutto non compromette le funzioni sessuali. È quanto evidenziato dallo studio EMBARK pubblicato, questo mese, sulla più prestigiosa rivista scientifica a livello mondiale: The New England Journal of Medicine. I risultati degli obiettivi secondari della ricerca internazionale sono presentati al Congresso della European Society for Medical Oncology (ESMO) a Madrid.
“Fino al 40% dei casi il carcinoma prostatico tende a ripresentarsi anche a distanza di 10 anni – sottolinea Ugo De Giorgi, Direttore Oncologia Clinica e Sperimentale in Terapie avanzate e alte dosi dell’IRCCS Istituto Romagnolo per lo Studio dei Tumori ‘Dino Amadori’ IRST di Meldola (FC) e unico italiano tra i firmatari del lavoro -. Da qui l’esigenza di farmaci innovativi da somministrare per un lungo periodo di tempo a pazienti spesso non più giovanissimi. Enzalutamide è un inibitore del recettore degli androgeni e agisce bloccando l’attività del testosterone. Può limitare il ricorso alla castrazione farmacologica che, per quanto efficace, provoca effetti collaterali importanti soprattutto in ambito della sfera sessuale”.
Lo studio EMBARK ha coinvolto complessivamente 1.068 uomini colpiti da neoplasia, in cura presso 244 diversi centri di 17 nazioni. In Italia ha visto in prima linea l’IRCCS Istituto Romagnolo per lo Studio dei Tumori ‘Dino Amadori’ (IRST) nel comitato dello studio, nell’arruolamento dei pazienti nel nostro Paese e nel coordinamento delle attività scientifiche. I partecipanti sono stati divisi in tre gruppi: 355 pazienti sono stati trattati con enzalutamide più terapia di deprivazione androgenica (leuprolide), 358 con placebo più terapia di deprivazione androgenica e 355 solo con enzalutamide in monoterapia. I nuovi dati, presentati al congresso di Madrid, si basano sui patient-reported outcomes (PRO).
“Con la sola somministrazione del farmaco enzalutamide la maggioranza dei pazienti è riuscita a mantenere inalterata la funzione sessuale e quindi la libido e l’erezione – aggiunge De Giorgi – Inoltre non compromette la qualità della vita complessiva e contiene sintomi frequenti come stanchezza, debolezza o disturbi urinari. Il farmaco garantisce benefici a lungo termine in quanto ritarda o riduce la comparsa di metastasi a cinque anni dell’80%, in monoterapia e dell’87% in combinazione con leuprolide. Infine rallenta il tempo alla progressione dei valori della proteina PSA (Antigene Prostatico Specifico) come mai avvenuto finora in questi pazienti”. “Il nuovo studio apre prospettive estremamente interessanti nel contrasto al tumore più frequente nella popolazione maschile dei paesi occidentali – aggiunge Giovanni Martinelli, Direttore Scientifico dell’IRST IRCCS -. Si registrano solo in Italia ogni anno più di 40.500 nuovi casi per un totale di 564mila uomini che vivono con la malattia oncologica. Gli uomini coinvolti nella ricerca internazionale presentavano una neoplasia in fase precoce, non metastatica, ormono-sensibile e avevano già subito trattamenti chirurgici o radioterapici. Su questo sottogruppo di pazienti si sta concentrando la ricerca scientifica che deve sempre più trovare nuove e meno invasive cure”.