Strage di Erba, parla lo scrittore esperto di cronaca nera Valentini: “Mattanza di un’organizzazione criminale. Chi ha ucciso è un killer professionista”
“Spero che i giudici provino a fare una ricostruzione coerente dei movimenti degli assassini. Si evidenzierà che Rosa e Olindo per agilità, fisicità e capacità non possono essere gli assassini. Il tipo di massacro fa pensare a un’aggressione dovuta a questioni economiche”, magari probabilmente riferite a Azouz Marzouk, padre del piccolo ucciso. La ferocia di “un’organizzazione criminale che non ha pietà. Chi ha ucciso, probabilmente più di uno, lo ha fatto con un colpo solo”. Lo scrittore e giornalista Mauro Valentini, che si occupa dei casi di nera più eclatanti della cronaca italiana, alla Dire commenta con queste parole il ‘Sì’ al riesame sulla strage di Erba. Da tempo veniva chiesto dagli avvocati di Olindo Romano e Rosa Bazzi, condannati all’ergastolo, Fabio Schembri, Nico D’Ascola e Luisa Bordeaux, e dal sostituto procuratore generale di Milano, Cuno Tarfusser.
A morire in quell’11 dicembre del 2006 intorno alle 20, che sconvolse tutti per la ferocia del massacro, furono Raffaella Castagna, il figlio di 2 anni Youssef Marzouk, la madre di Raffaella Paola Galli e infine la vicina di casa Valeria Cherubini. Scampò alla mattanza il marito di quest’ultima, Mario Frigerio grazie ad una malformazione congenita alla carotide.
Sono tre gli elementi su cui Valentini invita a mettere attenzione. “La testimonianza di Frigerio ha lasciato a tutti molti dubbi perché all’inizio diede una descrizione dell’aggressore completamente diversa da Olindo: l’aggressore era alto più di 1 metro e 80, nero, con capelli corti e fitti. Solo giorni dopo tira fuori Olindo..”. E ancora: “Non ci sono tracce riferite ai coniugi nonostante la mattanza. In quella casa sono stati inferti centinaia di colpi fendenti e i due non hanno né in casa né addosso tracce delle vittime, nè ne hanno lasciate. Nella casa ci sono altri DNA, ma non i loro”.
Infine la goccia di sangue “sulla macchina di Olindo: un elemento scientifico che è stato demolito dai periti perché repertato male- aggiunge Valentini- il sospetto è che qualcun altro che ha spostato la macchina abbia sporcato con le scarpe il montante dell’auto dove era la goccia“.
Sul movente Valentini non insiste: “Lascia sempre il tempo che trova, non è mai un dato oggettivo secondo me, perché un movente per noi assurdo potrebbe essere valido per altro. A noi interessa l’azione compiuta, il modo, la fattibilità”. Ed è proprio quest’analisi a rendere inverosimile che siano stati Olindo e Rosa a compiere la strage, tagliare gole, e darsi alla fuga mentre i soccorritori erano già sulle scale, su tetti e ballatoi del caseggiato: un quadro poco compatibile anche con la loro fisicità come quando negli interrogatori tentennano e quasi non riescono a spiegare come avrebbero dato alle fiamme la casa. “Il bimbo è stato ucciso con una metodologia e una tecnica che fa pensare a qualcuno abituato a uccidere, un colpo secco al collo a tagliagola, come anche la moglie di Frigerio alla quale prendono la testa, la girano e tagliano la gola da dietro quasi a decapitarla. Dà la sensazione di essere fatta da chi è abituato ad uccidere“.
Nel caso di Erba secondo Valentini emerge con chiarezza “una sensazione di incongruenza nella ricostruzione durante lo stesso processo” aldilà delle ipotesi giornalistiche e degli approfondimenti successivi.
Oggi Rosa Bazzi è detenuta nel carcere di Milano Bollate, Olindo è ad Opera. Il 3 maggio 2011, la Cassazione aveva rigettato i ricorsi e aveva confermato la condanna all’ergastolo.
FONTE: AGENZIA DI STAMPA DIRE (WWW.DIRE.IT).