Indagine svela cosa cercano le nuove generazioni dal mondo del lavoro? Per un giovane su due è fondamentale creare relazioni autentiche
Hacking Talents (https://www.hackingtalents.com/), la piattaforma digitale che supporta le organizzazioni nell’esecuzione delle strategie HR con un approccio employee-centric e data-driven, in collaborazione con Factanza Media (https://www.instagram.com/factanza/), annuncia la pubblicazione del nuovo report “Generazioni a confronto nel mondo del lavoro”, che analizza le principali emozioni e le esigenze percepite dalle diverse generazioni al lavoro.
Quasi 6000 persone intervistate, dai Millennials alla Gen Z
Grazie ai dati raccolti da Factanza Media, Hacking Talents ha potuto focalizzare la propria analisi sulle due generazioni più giovani, quella dei Millennials e la Generazione Z. Quest’ultime sono le prime dopo decenni a non possedere una condizione di vita migliore delle precedenti: hanno infatti difficoltà a pensare a lungo termine, con un impatto significativo sul benessere psicologico, e sono costrette a competere per raggiungere la posizione lavorativa e sociale desiderata. Dall’altro lato, però, sono molto più istruite rispetto alle generazioni precedenti, fatto che le porta ad entrare nel mondo del lavoro più tardi ma con competenze più elevate.
“Ciò che colpisce di queste due generazioni è che il lavoro non viene più visto come focus principale. Contrariamente a quelle precedenti, autorealizzazione e felicità personale sono aspetti prioritari che concorrono a un migliore stato di benessere soggettivo. La percezione del lavoro è quindi notevolmente cambiata per queste generazioni: il lavoro è un mezzo di crescita economica e professionale, non più un aspetto centrale della vita come per Baby Boomers e Generazione X” ha commentato Federica Pasini, CEO e co-founder di Hacking Talents.
I risultati dell’analisi: relazioni umane al centro
Ai rispondenti è stato chiesto quanto si sentissero liberi di esprimere la propria opinione sul lavoro. Ciò che è emerso è che solo 2 persone su 5 hanno la possibilità di esprimersi liberamente, mentre 1 persona su 2 ha bisogno di un esplicito sollecito, dati che rispecchiano quindi una scarsa capacità di ascolto, di prendere l’iniziativa e quindi di essere autonomi.
Per ciò che invece concerne lo stress, il dato emerso è allarmante: il 64% dichiara di provare stress ogni giorno sul proprio luogo di lavoro.
Di fondamentale importanza per i rispondenti sono le relazioni umane: le nuove generazioni esprimono infatti la necessità di instaurare relazioni autentiche con i colleghi, ritenendo inoltre che le relazioni umane debbano essere empatiche al fine di creare un ambiente lavorativo sostenibile. La ricerca di connessioni di qualità nell’ambiente lavorativo rappresenta una strategia per ridurre lo stress e far sentire le persone maggiormente supportate. Solo un terzo degli intervistati dichiara infatti di crescere grazie alle relazioni umane e solo una persona su 5 sente di relazionarsi con le persone giuste. Preoccupante risulta anche il dato sulla soddisfazione sul luogo di lavoro: solo il 10% si ritiene infatti appagato. Ecco perché investire sui rapporti umani e sulla motivazione dei talenti fa la differenza per il successo di un’organizzazione.
Alla luce di questi dati, Federica Pasini ha dichiarato: “Penso che investire in una cultura aziendale che favorisca conversazioni profonde possa davvero fare la differenza, sia per l’organizzazione stessa, che per sviluppare l’efficienza ed il benessere delle persone.”
I consigli di Hacking Talents per gli sviluppi futuri
A fronte di quanto emerso dal report, il mondo del lavoro e le sue trasformazioni chiedono con urgenza di intervenire per cambiare e migliorare questa situazione. Nel futuro, un elemento critico per il successo di un’organizzazione sarà proprio la quantità e la qualità di dati a disposizione degli HR e dei decision maker rispetto ai temi della people sustainability. A questo proposito, Hacking Talents suggerisce cinque best practices per uno sviluppo HR consapevole e aggiornato:
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Interconnessione tra i vari team e dipartimenti per migliorare il benessere percepito;
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Politiche attive per ridurre il gap intergenerazionale;
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Formazione sulla comunicazione efficace;
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Crescita professionale personalizzata grazie all’esperienza di coach certificati;
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Percorsi di leadership per formare decision makers consapevoli ed efficaci.
“Le differenze generazionali possono essere un grande ostacolo allo sviluppo sostenibile delle organizzazioni, ma anche un loro grande acceleratore verso una maggiore flessibilità e competitività. Lavorare in un ambiente caratterizzato da relazioni positive, da una comunicazione chiara e dalla possibilità di crescere all’interno dell’organizzazione, non solo su un piano professionale ma anche personale, sono degli elementi imprescindibili per poter parlare di retention dei talenti. Uno dei fattori più importanti per sviluppare il senso di appartenenza è dato da quanto un’organizzazione è in grado o meno di investire sullo sviluppo di ogni persona” ha concluso Federica Pasini.
Per scaricare il report completo: https://www.hackingtalents.com/generazioni-a-confronto