Dopo l’infezione da Covid-19 fino all’87% dei pazienti manifesta sintomi che durano anche più di 2 mesi e uno dei più comuni è il dolore toracico
Dopo l’infezione da Covid-19 fino all’87% dei pazienti manifesta sintomi che durano anche più di 2 mesi e uno dei più comuni è il dolore toracico, che in alcune persone può persistere anche per anni dopo l’infezione. Da qui la necessità di studiare trattamenti affidabili per la gestione del dolore in questa popolazione di pazienti, secondo quanto rilevato da uno studio presentato al congresso 2023 dell’American Society of Regional Anesthesia (ASRA) and Pain Medicine.
«Studi recenti hanno dimostrato che il dolore toracico si verifica nell’89% dei pazienti che si qualificano come affetti da long Covid» ha affermato Ansley Poole della University of South Florida di Tampa, che ha condotto la ricerca sotto la supervisione di Christine Hunt e colleghi della Mayo Clinic, a Jacksonville, in Florida.
I risultati preliminari hanno mostrato la prevalenza, gli attuali trattamenti e le sfide da affrontare per la gestione dei sintomi del long Covid. Queste prolungate sequele dell’infezione, che colpiscono circa 18 milioni di nordamericani, si manifestano circa 12 settimane dopo l’infezione iniziale e possono persistere per oltre due mesi.
Analisi delle cartelle cliniche della Mayo Clinic
I ricercatori si sono proposti di identificare i fattori di rischio, le opzioni di trattamento e i risultati per i pazienti che soffrono di disagio toracico post-Covid. Hanno condotto una revisione retrospettiva delle cartelle cliniche di 520 pazienti della rete Mayo Clinic, ristretta a un campione finale di 104 soggetti. Per essere inclusi, i pazienti dovevano segnalare disagio al torace (dolore toracico, senso di oppressione o pressione) 3-6 mesi dopo il Covid e non dovevano avere una storia di dolore toracico cronico prima dell’infezione.
Nella loro analisi gli autori non hanno identificato nessun metodo standardizzato per il trattamento o la gestione del dolore toracico legato al long Covid. «Ai pazienti sono stati prescritti diverse modalità di trattamento, tra cui oppioidi, programmi di trattamento post-Covid, anticoagulanti, steroidi e persino programmi psicologici» ha affermato Poole.
L’età media dei pazienti era di circa 50 anni, più del 65% erano donne e oltre il 90% era di etnia bianca. Oltre la metà (55%) aveva ricevuto una o più dosi di vaccino al momento dell’infezione. La maggior parte era stata classificata come sovrappeso o obesa al momento dell’infezione da SARS-CoV-2.
Dei 104 pazienti analizzati, 30 sono stati indirizzati a una o più sottospecialità all’interno del dipartimento di medicina del dolore, 23 sono stati ricoverati in ospedale e nove sono stati ricoverati nel reparto di terapia intensiva.
Il dolore toracico spesso non veniva segnalato agli appuntamenti se non veniva provato in quel momento, specialmente nelle persone che avevano condizioni o sintomi concomitanti. La tendenza dei pazienti a rivolgersi al pronto soccorso a causa del dolore toracico cronico può ostacolare la qualità delle cure e portare a un maggiore utilizzo dei servizi del pronto soccorso che potrebbero essere meglio gestiti su base ambulatoriale, hanno sottolineato gli autori.
Al contrario, nonostante l’evidenza che i pazienti possano trarre beneficio da un rinvio precoce alla gestione del dolore dato che questi sintomi tendono a essere di lunga durata e hanno un impatto significativo sulla qualità della vita, solo un sottogruppo di pazienti è stato indirizzato al reparto di medicina del dolore.
Trattamento complicato dalle molte comorbilità
Nel complesso il dolore toracico è stato descritto come intermittente anziché costante, un dettaglio che potrebbe aver rappresentato un ostacolo alla fornitura di un trattamento adeguato e tempestivo. La presenza discontinua del dolore ha contribuito alla sofferenza prolungata vissuta da alcuni pazienti.
Lo studio ha identificato diverse comorbilità, che potenzialmente complicano il trattamento e l’eziologia del dolore toracico. Queste, se combinate con il dolore toracico correlato al Covid, hanno avuto un peso nella conseguente ampia gamma di trattamenti prescritti, tra cui steroidi, anticoagulanti, beta bloccanti e terapia fisica. Infatti il dolore toracico raramente era isolato ed era spesso accompagnato da altri sintomi prolungati legati al Covid, come la mancanza di respiro. «La nostra analisi indica che il dolore toracico continua per anni in molti individui, suggerendo che possa essere resistente al trattamento» ha riferito Poole.
«L’eterogeneità osservata nei trattamenti e nei risultati nei pazienti che soffrono di disagio toracico a lungo termine dopo l’infezione da COVID sottolinea la necessità di studi futuri per stabilire protocolli affidabili di trattamento e gestione per questa popolazione» ha commentato Dalia Elmofty, professore associato di anestesia e terapia intensiva presso la University of Chicago, non coinvolta nello studio. «Ci sono aspetti del Covid che ancora non comprendiamo appieno. Ne osserviamo le conseguenze e cerchiamo di comprenderne l’eziologia, ma è necessarie condurre ulteriori ricerche».
«Abbiamo visto derivare dal Covid una lunga serie di disturbi, che si tratti di patologia d’organo, patologia miofasciale o patologia autoimmune, e tutti sono ovviamente collegati al dolore» ha aggiunto. «È un’area di ricerca alla quale dovremo dedicare molto tempo per comprenderla, ma penso che siamo ancora nelle primissime fasi».
Referenze
Poole A et al. Chest wall pain associated with long Covid syndrome. Abstract 4828. Presented at 22nd Annual Pain Medicine Meeting. November 10-11, 2023. New Orleans, Louisiana.