La band bolognese dei Leatherette online su tutte le piattaforme digitali con il nuovo album intitolato “Small Talk”
Dopo l’incendiario album di debutto “Fiesta”, pubblicato nel 2022, i Leatherette sono pronti a spiccare il volo verso una direzione tutta loro e a tornare in pista con un disco ancor più provocatorio e sofisticato del precedente, “Small Talk”, fuori per Bronson Recordings.
L’album vanta alcune delle canzoni pop più sfacciate della band, sebbene si tratti di un pop abilmente contorto, acutamente perverso e pronto ad esplodere quando meno te lo aspetti. Ma contiene anche alcune delle tracce più impegnative e libere da compromessi che il gruppo abbia mai scritto, un violento oscillare tra frastuono e melodia, un cocktail che si fa più coinvolgente ad ogni ascolto.
Forte dell’approvazione ottenuta grazie al primo lavoro, il gruppo ha voluto rompere gli schemi del post punk, dando libero sfogo al proprio amore per il rumore selvaggio e il pop contorto, in un percorso maggiormente libero e scevro dalle costrizioni del genere, che ha permesso loro di coniare un linguaggio fortemente personale e gli consentirà di imporsi come una voce unica nell’attuale panorama musicale italiano e non solo.
Se “Fiesta” ha infatti offerto una visione intensa, ispirata e personale del post-punk, attraverso riff caustici, esplosioni di sax febbrili e vocalizzi appassionati che hanno mostrato come i cinque membri della band siano abili interpreti del genere, il loro secondo album, “Small Talk”, va oltre tutto ciò che il gruppo ha fatto in precedenza, dando vita a un nuovo linguaggio alimentato dallo stesso furore che caratterizzava il disco di debutto, ma trovando nuove forme di espressione.
«Abbiamo registrato dal vivo, suonando tutti insieme allo stesso tempo anziché sovraincidere gli strumenti. Questo processo ha reso noi più coerenti e le canzoni più spontanee» – Michele Battaglioli
Che si apre con la sbandata ribelle della focus track “Bureacracy Apocalypse”, i cui sax sardonici e le voci ringhiose rievocano leggende come gli Essential Logic, prima che l’implacabile hi-hat del batterista Francesco Bonora faccia precipitare il ritornello nel paradiso della disco sotterranea. Un brano manifesto che racchiude alcuni aspetti ricorrenti del concept dell’album (come l’idea che la burocrazia ci porterà al collasso), nonché le coordinate musicali più rilevanti di questo lavoro, caratterizzate da quel mix unico di no-wave e melodie weird e catchy, mentre gli arrangiamenti rimangono imprevedibili e trascinanti: «Abbiamo immaginato il protagonista di “Bureaucracy Apocalypse” come una persona media sull’orlo di una crisi di nervi che urla infantilmente contro le autorità, ribadendo il proprio orgoglio per aver continuato a farli arrabbiare rifiutando il sistema ed etichettando le formalità come qualcosa di stupido. Il nostro protagonista teme che il mondo stia per crollare a causa della burocrazia. Alla fine, chiede malinconicamente un bacio, forse sperando che l’amore possa ancora salvarci».
L’alternarsi di un noise spigoloso e di un pop coerente ma distorto è il punto di forza di quest’album e delinea l’identità sonora della band.
«Amiamo le canzoni, il pop, la struttura strofa/coro/verso» – spiega Jacopo Finelli – «Ma amiamo anche le sonorità dure, e quando scriviamo canzoni pop spesso arriva un momento in cui vogliamo fare a pezzi tutto e rompere le regole. È questa tensione che ci spinge a esplorare entrambi i lati».
“Small Talk” si concentra sull’artigianalità dell’intenso e imprevedibile songwriting della band e sulla forza e la sinergia della sua brillante e corrosiva musicalità. Sinergia diventata ancora più intensa nei lunghi mesi di tour di “Fiesta”, trascorsi tra il palco e il furgone, in Italia ed Europa, durante i quali la band ha rinsaldato il suo legame e la sua telepatica sensibilità musicale, sviluppando le nuove influenze e idee che hanno guidato questo nuovo disco.
Un disco che è ancora l’opera di una band che parla di sé come “cinque ragazzi timidi che a volte scendono dal palco e prendono a pugni la gente”, ma che ospita anche molte sorprese, passaggi di inaspettata tenerezza e una raffinata complessità. Che si apre con la sbandata ribelle di “Bureacracy Apocalypse”, i cui sax sardonici e le voci ringhiose rievocano leggende come gli Essential Logic, prima che l’implacabile hi-hat del batterista Francesco Bonora faccia precipitare il ritornello nel paradiso della disco sotterranea. Da lì in poi l’album si muove con radicale inventiva: “Isolation” suona un funk infernale segnato da breakdown febbrili; la misteriosa bufera di “Spying On The Garden” col suo ritornello indimenticabile; “The Ugliest” abbina linee di chitarra poetiche e sfacciate alla Johnny Marr a contro-ganci scarni e spietati alla Fugazi. La romanticamente oscura “Fade Away” è qualcosa di sulfureo e ventoso, forse il brano del loro repertorio più vicino a una ballata, mentre “Lips” è un lamento oscuro e soul, un inno alla resilienza.
“Small Talk” è stato mixato a Bristol da Chris Fullard (Idles) e masterizzato a Portland, presso il leggendario Telegraph Audio Mastering, da Adam Gonsalves.
TRACKLIST
01. Bureaucracy Apocalypse – 02. Isolation – 03. Fade Away – 04. Ponytail – 05. Spying On The Garden – 06. Experimenting – 07. Ronaldinho – 08. Nightshift – 09. The Ugliest – 10. Lips – 11. Ronaldo – 12. Monday (Still Here)