“Non male! Soffrire non è necessario” è la campagna che ha permesso di fotografare i bisogni dei pazienti che soffrono di dolore cronico oncologico e non oncologico
Alla sede del Centro Studi Americani a Roma, si è svolto l’evento dal titolo “Non male! Soffrire non è necessario” durante il quale è stata presentata l’omonima campagna, nata dal lavoro scientifico del board di esperti, tra cui clinici, psicologi e farmacisti, che ha permesso di fotografare in questi mesi i bisogni dei pazienti che soffrono di dolore cronico oncologico e non oncologico. Il dolore rappresenta infatti una tra le manifestazioni più ricorrenti di malattia e tende a minare in maniera significativa la qualità della vita della persona che ne soffre, avendo spesso un impatto anche nella sfera familiare, sociale ed economica.
L’iniziativa, organizzata da Edra, con il supporto non condizionato di Molteni e Shionogi, ha preso il via in primavera con la realizzazione di contenuti informativi e di sensibilizzazione rivolti ai cittadini, tra cui una piattaforma web (https://www.nonmale.com/ ), le pagine social dedicate e il fascicolo “Non male! Indicazioni pratiche per conoscere e gestire il dolore cronico”. Il documento, definito a seguito dell’analisi dei risultati di una survey condotta su 1.688 persone che soffrono di dolore o che assistono chi ne soffre, è stato elaborato grazie al contributo dei principali stakeholder in ambito scientifico e realizzato con il patrocinio di FADOI, SIGG, SIOT e Fondazione ISAL – Ricerca sul dolore.
Durante l’evento è emersa la necessità di fornire informazioni chiare e semplici al paziente, offrendo supporto su come affrontare il dolore, dove cercare aiuto e chi contattare. È stato sottolineato inoltre come ancora oggi, in Italia, il paziente incontri delle difficoltà nella gestione del dolore e spesso, prima di raggiungere una presa in carico efficace della sua condizione, incontri barriere nell’accesso alle cure. Le principali criticità riguardano:
• la mancanza di informazioni (come la scarsa conoscenza del medico a cui rivolgersi, delle strutture di riferimento e della rete territoriale per il trattamento del dolore cronico)
• la difficoltà di accesso alle cure (lunghi tempi di attesa, scarsa programmazione delle visite e assenza di una presa in carico multidisciplinare)
• necessità di avere maggiori informazioni sulla gestione terapeutica della malattia, sugli stili di vita appropriati, oltre che informazioni pratiche sui diritti del cittadino che soffre di dolore
Arturo Cuomo, Direttore Struttura Complessa Anestesia, Rianimazione e Terapia Antalgica, IRCCS Fondazione Pascale, Napoli sottolinea che: “Oggi disponiamo di una serie di farmaci e tecniche non farmacologiche che, combinate insieme e integrate in modo sinergico, consentono di alleviare completamente il dolore nel paziente oncologico. Il concetto chiave da tenere presente è quello della terapia personalizzata, che significa individuare nel paziente, in quel preciso momento del suo percorso di cura, il farmaco e la tecnica più adatti per alleviare il dolore. Sappiamo di disporre di farmaci molto potenti e non dobbiamo esitare nel loro utilizzo quando l’indicazione è per il dolore severo. Va notato che, con questa indicazione, tali farmaci non presentano effetti collaterali. Tuttavia, sono anche disponibili tecniche mininvasive o infiltrative che, associate ai farmaci, contribuiscono al miglioramento della qualità di vita, all’aderenza alle terapie oncologiche e, in definitiva, a una migliore cura del tumore.”
Silvia Natoli, Professore Associato di Anestesia, Rianimazione, Terapia Intensiva e del Dolore, Università di Roma Tor Vergata e IRCCS Maugeri, Pavia aggiunge che: “Il dolore cronico è di difficile trattamento, poiché spesso associato a una significativa distress emozionale e a una disabilità funzionale. Nel trattamento personalizzato del paziente con dolore non oncologico si adotta sempre più un approccio multimodale, utilizzando strategie terapeutiche e criteri di multidisciplinarietà. È quindi essenziale prendere in considerazione la patologia sottostante, la disabilità sociale, la disabilità psicologica e la riabilitazione del paziente, garantendo tutti gli aspetti necessari nel trattamento del dolore”.
Renato Fanelli, MMG, ASL Roma 1, Esperto in Cure Palliative, Oncologo, evidenzia l’importanza del medico di medicina generale: “La prima competenza di un medico di medicina generale è quella di accogliere il paziente e ascoltarlo, dedicargli il tempo necessario per capire quale sia il suo dolore, che tipo di dolore abbia, da quanto tempo dura, se il dolore sia acuto o legato a una malattia; e quindi partire da lì per una presa in carico globale. Il medico di medicina generale diventa una figura chiave per la presa in carico del paziente, fungendo da punto di unione tra il paziente e gli specialisti e rappresenta, un punto di riferimento aperto al paziente che necessita di cure. Non sempre il medico di medicina generale può disporre di tutte le informazioni necessarie per curare il dolore del paziente, per cui l’interdisciplinarietà tra il medico di famiglia e le diverse figure specialistiche è assolutamente importante.”
Lara Bellardita, Psicologa, Psicoterapeuta, PhD, Centri Psicologia Clinica, Milano conclude sottolineando l’importanza del supporto psicologico: “La gestione del dolore è importante perché include elementi che non fanno parte solo dell’aspetto biologico e medico, ma devono essere integrati anche negli aspetti formativi del personale sanitario. I collegamenti tra dolore e psiche sono molteplici. Il dolore cronico ha un impatto sulla salute mentale dei pazienti e di chi li circonda. In questo contesto, è fondamentale che all’interno di un gruppo multidisciplinare sia presente una figura in grado di rispondere a questi bisogni, offrendo un supporto specifico e professionale per affrontare l’impatto del dolore cronico sulla salute mentale e promuovere il benessere psicologico”.
Per maggiori informazioni: https://www.nonmale.com/