La storia di Marco, uomo trans in gravidanza: parla l’esperta del Comitato di Bioetica


Una donna è rimasta incinta durante il processo di transizione che la porterà a diventare un uomo. Il commento di Assunta Morresi, componente del Comitato nazionale di Bioetica

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Questa storia ci deve portare a riflettere sul problema del consenso informato che dovrebbe presupporre un’informazione corretta e quella di base, incontrovertibile, è che una persona di sesso femminile resta tale per sempre dal punto di vista biologico”. La storia di Marco, “donna che si percepisce uomo”, e avvia un percorso di transizione e rimane incinta e oggi è al quarto mese di gravidanza, lo conferma nei fatti. Questa storia porta all’attenzione di tutti la complessità del consenso informato, il tema della scelta e delle conseguenze che essa procura sugli altri. Assunta Morresi, componente del Comitato nazionale di Bioetica ha spiegato alla Dire (www.dire.it) i punti cruciali della questione medico-legale che questo caso solleva e sulla “grande preoccupazione” che i medici hanno sulla salute di gestante e bambino. Marco – viene da chiedersi in un passaggio del colloquio con l’esperta – voleva essere uomo, voleva diventare madre?

“Non mi piace parlare del corpo e della mente in modo distaccato, uno da una parte e una dall’altra, e la persona è unitaria. Noi siamo i nostri corpi- dice ancora Morresi, pensando anche alla storia del pensiero femminista che su questo principio ha incardinato battaglie di emancipazione e libertà- con la transizione- puntualizza- si fa una rettifica anagrafica, non è corretto parlare di cambio di sesso tanto che queste persone per tutta la vita assumono ormoni, proprio perché restano del sesso che hanno alla nascita. Le cellule non cambiano geneticamente se uno prende ormoni. La transizione prevede un trattamento, farmacologico e/o chirurgico e poi si procede con una rettifica all’anagrafe, ma i corpi restano come alla nascita biologica, dal punto di vista genetico, con tutte le conseguenze. Questo è fondamentale chiarirlo nel consenso informato”, sottolinea l’esperta.

“Una donna resta tale anche quando si percepisce uomo e affronta i trattamenti come Marco che cambiano l’aspetto esteriore e gli equilibri biologici ma lei è rimasta donna biologicamente, tanto che è restata incinta”.

Altro aspetto cruciale quello dei contraccettivi. “Noi non sappiamo se non ha preso contraccettivi (e una corretta informazione avrebbe dovuto dirle che l’assunzione in dosi massicce di testosterone non è comunque un contraccettivo totale tanto che di solito si prendono contraccettivi per le donne)- spiega ancora Morresi- non sappiamo se il medico non si sia reso conto che stava correndo rischi. Qualcosa nel consenso informato è saltato, ma non sappiamo da parte chi”.

“Una donna che si percepisce uomo (non mi piace parlare di transessuali, sono uomini o donne che hanno affrontato la transizione) avrebbe dovuto sapere prima che nel caso di una gravidanza la transizione si può interrompere e riprendere poi, che quelle dosi di testosterone sono pericolose per feto e mamma“. E proprio su questo punto emerge anche la questione di quale sia il migliore interesse del minore. “Qual è l’interesse del bimbo nell’avere due figure collassate in una, un padre anagrafico e una madre biologica? Dobbiamo interrogarci”, continua Morresi. “Dobbiamo pensare alle conseguenze delle nostre scelte sugli altri, in questo caso un bambino se nascerà e non a caso i medici sono molto preoccupati. Vorrei un ragionamento senza lasciarsi andare a emozioni e suggestioni. Non è vero che ai figli basta l’amore o quelli adottivi, voluti sempre molto, sarebbero i più felici e invece sappiamo che molto spesso vivono lacerazioni profondissime. Entriamo in un territorio sconosciuto, delicato e- vuole puntualizzarlo Morresi- con conseguenze pericolose”.

Poi bisognerebbe capire perché una donna che vuole diventare uomo vuole la maternità o non fa in tutti i modi possibili ciò che le consente di evitarlo. “Fino a che punto questa cosa è stata una mancanza di conoscenza o dimenticanza? Il percorso di transizione non è banale, se fatto in età matura soprattutto, consapevole e anche per quelle persone che poi ne sono contente tutti dicono che è stato impegnativo, con un lavoro su di sé importante e ora- si domanda Morresi- questa donna che si percepisce uomo che pensa di sé, chi è? Interrogherei la classe medica anche dal punto di vista legale, questa situazione non è qualcosa da risolvere, è qualcosa da non creare più“. “I corpi non sono un involucro, noi siamo il nostro corpo e dico attenzione a ciò a cui stiamo rinunciando”, conclude.