Nei pazienti con malattia di Crohn attiva da moderata a severa che hanno fallito uno o più agenti anti-TNF, risankizumab superiore a ustekinumab
Nei pazienti con malattia di Crohn attiva da moderata a severa che hanno fallito uno o più agenti anti-TNF, la remissione clinica ed endoscopica con risankizumab sono risultate rispettivamente non inferiore e superiore a ustekinumab nei dati dello studio clinico di fase III SEQUENCE annunciati dalla compagnia sviluppatrice AbbVie.
La malattia di Crohn è una condizione cronica e sistemica caratterizzata da infiammazione del tratto gastrointestinale che provoca diarrea persistente e dolore addominale. La patologia è progressiva e peggiora nel tempo in una percentuale sostanziale di pazienti o può sviluppare complicanze che richiedono trattamenti medici urgenti, compreso l’intervento chirurgico. Dal momento che presenta segni e sintomi imprevedibili, comporta un onere significativo sulle persone che ne soffrono, in termini non solo fisici ma anche emotivi ed economici.
Risankizumab e ustekinumab sono due anticorpi monoclonali con meccanismi d’azione simili. Il primo blocca l’interazione tra l’interluchina (IL)-23 e il suo recettore interrompendo la cascata di segnali che culmina in una risposta infiammatoria e alleviando i sintomi causati dall’infiammazione nella malattia di Crohn e altre condizioni simili. Ustekinumab invece blocca sia la IL-23 che la IL-12, agendo anch’esso sulla cascata infiammatoria innescata dalle due citochine.
Confronto head to head risankizumab vs ustekinumab
Lo studio di fase III SEQUENCE, multicentrico, randomizzato, testa a testa (farmaco in aperto e valutazione dell’efficacia in cieco) aveva lo scopo di confrontare risankizumab con ustekinumab per il trattamento di adulti affetti da malattia di Crohn da moderata a grave con una storia di una o più fallimenti terapeutici con inibitori del TNF.
Tutti i partecipanti avevano un punteggio CDAI (Crohn’s Disease Activity Index) compreso tra 220 e 450 al basale, una diagnosi confermata di Crohn da moderato a grave da almeno 3 mesi valutato in base alla frequenza delle feci, al punteggio del dolore addominale e al Simple Endoscopy Score for Crohn’s Disease (SES-CD), oltre a una dimostrata intolleranza o risposta inadeguata a una o più terapie anti-TNF.
Il trattamento consisteva in risankizumab alla dose di induzione da 600 mg per via endovenosa alle settimane 0, 4 e 8 seguita dalla dose da 360 mg per iniezione sottocutanea a partire dalla settimana 12 e successivamente ogni 8 settimane, oppure ustekinumab per via endovenosa alla settimana 0 seguita da 90 mg per via sottocutanea ogni 8 settimane fino alla settimana 48.
Migliore performance di risankizumab nella remissione endoscopica
I risultati del primo endpoint primario, la remissione clinica definita da un punteggio CDAI <150 alla settimana 24, hanno evidenziato la non inferiorità di risankizumab rispetto a ustekinumab (margine di non inferiorità del 10%), con tassi annuali di remissione rispettivamente del 59% e del 40%.
I risultati del secondo endpoint primario, la remissione endoscopica (SES-CD ≤4 con riduzione di almeno 2 punti rispetto al basale e nessun sottopunteggio maggiore di 1 in qualsiasi componente individuale) alla settimana 48 hanno dimostrato la superiorità di risankizumab rispetto a ustekinumab, con tassi di remissione rispettivamente del 32% e del 16% (p<0,0001).
Il profilo di sicurezza di risankizumab era coerente con quello già noto, senza nuovi rischi per la sicurezza. Gli eventi avversi più comuni sono stati COVID-19, cefalea e malattia di Crohn per il gruppo risankizumab e COVID-19, malattia di Crohn e artralgia per il gruppo ustekinumab.
«Studi comparativi come SEQUENCE sono importanti per aiutare i medici a comprendere le differenze nelle terapie e a definire gli algoritmi di trattamento nella pratica clinica» ha affermato Laurent Peyrin-Biroulet, direttore dell’Infinity Institute, professore di gastroenterologia e responsabile del gruppo Malattie infiammatorie intestinali presso il Dipartimento di Gastroenterologia, Ospedale Universitario di Nancy, Francia. «Questi risultati si aggiungono al numero crescente di evidenze a favore di risankizumab nella malattia di Crohn e ne sottolineano l’efficacia nei confronti di ustekinumab nell’aiutare i pazienti idonei a raggiungere gli obiettivi del trattamento clinico ed endoscopico, oltra a rafforzare il profilo di sicurezza osservato negli studi precedenti».
I risultati completi dello studio SEQUENCE saranno presentati in un prossimo congresso medico e sottoposti per la pubblicazione in una rivista sottoposta a revisione paritaria.