Australian Open di tennis: il campione altoatesino Jannik Sinner batte anche Rublev e, senza perdere un set, è in semifinale con Djokovic
Sei punti, messi in fila. Sgranati come un rosario di superiorità. Con l’altro, il russo senza bandiera, a sacramentare nell’impossibilità di opporre una resistenza. Dal 1-5 al 7-5. Tiebreak del secondo set. Sinner ha battuto Rublev in quella piccola porzione perfettamente al centro di una partita fatta di tre set: 6-4, 7-6, 6-3. Se l’è presa lì, la sua prima semifinale in carriera agli Australian Open. Ha piazzato la pedina dove gli compete, tra i migliori 4 del mondo, lui che ha ancora (per poco) il ranking da numero 4 Atp. Nella stessa casella già occupata da Djokovic. Rieccoli, faccia a faccia, a rinnovare la grande sfida di fine 2023 tra Finals e Coppa Davis: un filo teso verso il primo Slam stagionale.
Sinner ha risucchiato dalla sua parte quel secondo set, privandolo del suo destino di turning point. S’era persino toccato più volte gli addominali, preoccupando il suo staff. Era rimasto nella scia, senza break, di un Rublev evidentemente in forma. Per poi ritrovarsi sotto di quattro punti nel tiebreak, ad un passo dal “pareggio” che avrebbe annullato un’ora e mezza di match, trasformando la sfida in un duello più veloce: due su tre. Solo che Sinner è ormai forgiato nell’acciaio. Non cede mai. Non accusa il colpo. Un punto dopo l’altro, uno, due, tre, quattro. E poi cinque. Set point. Subito a segno. Rublev in panchina, a non capacitarsi di quello spreco d’occasione.
Funziona così, il nuovo Sinner. Vince per consistenza. La trasmette all’avversario, a lento rilascio. Ti convince, pallata dopo pallata, che alla fine vincerà lui. I campioni fanno così. Rublev – più composto del solito – è un asso del ping pong tennis. Per potenza non lo teme. Ma Sinner adesso ha le variazioni tecniche e una tranquilla lucidità per utilizzarle a piacimento. Rallenta, poi accelera, anche se la palla corta non è a regime.
Il sigillo, non a caso, lo piazza con un’altra piccola rimonta, di quelle che sedimentano e consumano chi le subisce. Al sesto game del terzo set, con Rublev al servizio sul 40-15. Quattro punti di fila di Sinner e break. 4-2. Un lampo. Il resto a quel punto è mancia. Rublev martella un altro po’, rassegnato. Sinner è in semifinale a Melbourne, terra di Djokovic.
SINNER: “PUNTI SOTTO PRESSIONE MI ECCITANO, COSÌ HO BATTUTO RUBLEV”
“Sono fortunato ad affrontarlo di nuovo. Qualche volta è difficile, l’unica cosa che posso controllare è che darò il 100% e lotterò su ogni palla. Poi vediamo che succede”. Sinner è già con la testa alla semifinale degli Aus Open contro Djokovic. Ha appena battuto in tre set Rublev, e non ha molto tempo per godersi il momento: giusto un paio di giorni, poi venerdì la grande sfida. “È stato difficile – dice l’altoatesino – è stata una partita durissima. In tre set, ma potevo perdere sia il primo che il secondo. Ho servito bene, ma bisogna reagire rapidamente, cercavo di muoverlo e ce l’ho fatta. Ho cercato di cambiare l’altezza delle traiettorie. Ho avuto un po’ di aria nello stomaco, magari ho mangiato qualcosa di sbagliato, ma poi è passato e alla fine non avevo problemi. Speriamo che sia tutto ok. Ora proverò a dormire il più possibile”.
Sinner racconta la rimonta decisiva da 1-5 a 7-5 nel tiebreak del secondo set. “Come ho fatto? E chi lo sa… Abbiamo cambiato campo, c’era un pochino di vento, ho vinto un punto e poi i due in risposta. Ed ero 5-4. Quei momenti sono quelli che mi piacciono, i punti in pressione mi eccitano“. Poi parla del suo staff: “Per me è importante il processo, i progressi che faccio come giocatore e persona. Il mio staff è importante anche per come mi fa sentire, e questo durerà per sempre. Ci passo tanto tempo, e anche quando non vinco stiamo benissimo. Il lavoro sta dando i suoi frutti”.
FONTE: AGENZIA DI STAMPA DIRE (WWW.DIRE.IT).