Il limite di velocità a 30 km/h continua a tenere banco a Bologna. Fratelli d’Italia: “Paghiamo noi le spese legali a chi prende la multa”
La Città 30 di Bologna “già presenta profili di complessità e alcune sanzioni sono impugnabili, a maggior ragione se dovesse intercorrere come annunciato una direttiva ministeriale che faccia chiarezza sul tema”. Lo afferma il capogruppo di Fdi in Consiglio comunale, Stefano Cavedagna, oggi in aula. Con questi presupposti, “Fdi ha intenzione di aiutare e assistere– continua Cavedagna- tutti coloro i quali vengono a nostro avviso sanzionati ingiustamente“, per superamento del limite dei 30 ma entro i 50: “Lo faremo interamente a spese nostre. C’è da pagare un contributo unificato? Lo faremo noi. C’è da pagare una spesa legale? Lo faremo noi. Perché vogliamo arrivare ad invertire anche di fronte al Tribunale una norma che non sta in piedi”.
Il sindaco Matteo Lepore dice ai cittadini di “non guardare il tachimetro e fare attenzione alle postazioni della Polizia locale e agli infovelox”, afferma un altro meloniano, Fabio Brinati, “ma ai 30 è impossibile riuscire ad andare senza guardare il tachimetro“. Lepore “definisce violenta la risposta del ministero al suo progetto di viabilità sostenibile- dichiara Samuela Quercioli di Bologna ci piace- ma non si rende conto che la modalità con cui lui stesso e la Giunta hanno portato avanti il progetto è stata ed è percepita ancora di più oggi, da gran parte della cittadinanza, non solo come violenta e insostenibile ma anche ingiustamente vessatoria e totalmente inadeguata allo scopo che dice di perseguire”. Si tratta di un provvedimento “bizzarro e catastrofico”, afferma Francesca Scarano (misto): già oggi il sindaco si sta rendendo conto che rischia un “boomerang” e quindi “sono certa che il progetto non resterà quello che è oggi”.
Sulle specifiche Zone 30 “si era tutti concordi, parti politiche e cittadinanza”, dichiara Nicola Stanzani di Fi, ma la Giunta ha voluto “fare una fuga in avanti, spaccare, farne una questione politico-ideologica e metterla in caciara”. Tra chi critica e chi sostiene la Città 30, poi, si mette a metà strada Davide Celli dei Verdi, protagonista del recente strappo con Lepore. “E’ il mio primo intervento dai banchi della minoranza”, segnala infatti Celli, prima di sottolineare che “sbaglia chi fa della Città 30 una battaglia ideologica, l’ennesima polarizzazione tra destra e sinistra”.
Per Celli “si tratta di capire come calare a terra un provvedimento giusto, in che modo e con quali tempi. Dalle reazioni, bisogna essere sinceri, sembra che le cose non stiano girando per il verso giusto e purtroppo si è generata un’ansia da multa generalizzata“. Aggiunge Celli: “Una sperimentazione graduale a partire da alcune zone, con verifiche ed eventuali correttivi, forse sarebbe stata una strategia più saggia”, così come “avrebbe creato meno panico” l’idea di “alternare giornate in cui la Municipale fa le multe e giornate in cui le multe non vengono fatte”.
Infine, la Lega chiede le dimissioni del presidente del Codacons, Carlo Rienzi: “Vorrebbe denunciare il ministro Matteo Salvini perché intenzionato a tutelare i bolognesi dalla follia ideologica di Lepore che ha imposto la Città 30. Prima di tutto chiediamo se Rienzi fa il presidente del Codacons o l’attivista del Pd. Invece che fare propaganda, non dovrebbe tutelare i consumatori? Fa ricorso su una direttiva che non è ancora stata pubblicata? Come fa a sapere già che il contenuto danneggerà i consumatori?”, affermano il segretario cittadino Cristiano Di Martino e il consigliere Matteo Di Benedetto.