Trapianti, circa il 10-19% dei pazienti esce dalle liste di attesa perché non più idoneo. Grazie alle nuove tecnologie è oggi possibile usare organi da donatori anziani
Il tema della donazione e del trapianto di organi, tessuti e cellule è tornato al centro dell’attenzione da parte della comunità scientifica, delle associazioni dei pazienti e della politica. Numerose le ragioni: il grande divario tra il numero dei trapianti effettuati e i pazienti in attesa di un organo (nel 2022 oltre 8mila pazienti in lista di attesa, a fronte di soli 3.887 interventi), le molte istanze del mondo advocacy che, oltre a sollecitare misure urgenti per rafforzare la cultura della donazione, chiede, insieme ai sanitari, interventi sul piano organizzativo e gestionale, oltre che su quello della valorizzazione dell’innovazione tecnologica. Infine la politica, orientata verso l’aggiornamento della Legge 91/99, istitutrice del Centro Nazionale Trapianti, che disciplina l’intera materia.
E proprio la politica ha di recente dato vita all’Intergruppo Parlamentare Donazione e Trapianti di Organi, Tessuti e Cellule che, nei mesi scorsi, ha sviluppato un ampio ciclo di audizioni riservate alle associazioni dei pazienti e alla comunità scientifica, oltre a partecipare ad alcuni forum di approfondimento con alcuni dei Centri Regionali Trapianti, eventi promossi dalla rivista di politica sanitaria Public health & Health policy (PH&HP).
A seguito di questa intensa attività conoscitiva, la rivista PH&HP, in collaborazione con l’Intergruppo Parlamentare, ha organizzato al Ministero della Salute un “Dialogue Meeting”, nell’intento di dar vita ad un momento di sintesi e confronto tra i diversi attori-protagonisti di questo importante ambito sanitario. Presente, tra gli altri, la senatrice Elisa Pirro, presidente dell’Intergruppo Parlamentare Donazione e Trapianto di Organi, Tessuti e Cellule, che ha detto: “Durante i lavori dell’Intergruppo sono emerse importanti innovazioni tecnico-scientifiche, sono state illustrate le criticità maggiori nel campo delle donazioni e dei trapianti, oltre ad essere stati avanzati suggerimenti e proposte per superarle sia da parte delle associazioni dei pazienti che delle società scientifiche. L’obiettivo di questo incontro è proprio quello di raccogliere le idee con il proposito di tradurle in proposte pratiche che ci auguriamo diventino, in tempi brevi, realtà.”
Ampia la convergenza del mondo advocacy circa la necessità prioritaria di rafforzare il percorso finalizzato al consenso alla donazione di organi (oggi si registra un tasso medio di opposizione alle donazioni del 28% e solo 14,5 milioni di persone su 60 milioni hanno espressamente dichiarato la propria disponibilità a donare), oltre che sulla importanza di nuove misure di tipo organizzativo e gestionale che si avvalgano anche delle opportunità offerte dall’innovazione. “È indispensabile stimolare una crescita del sistema – ha sottolineato Teresa Petrangolini, coordinatrice del Comitato per l’Equità di Accesso alla Donazione e Trapianto di Organi, Tessuti e Cellule, che raccoglie 11 associazioni – riducendo, ad esempio, il divario esistente tra il numero di organi disponibili e quello dei pazienti in lista d’attesa, oltre a superare le disomogeneità regionali ancora esistenti”. Una maggior produttività che si traduce anzitutto in vite da salvare e che, nelle attese dei Centri Regionali Trapianti, deve poggiare su alcuni ingredienti fondamentali: potenziamento delle risorse umane e loro formazione, riorganizzazione dei processi, sinergie territoriali con interscambio dei dati e soprattutto nuove tecnologie.
E a proposito del ruolo di queste ultime, il professor Emanuele Lettieri, ordinario di Management and Industrial Engineering al Politecnico di Milano, che ha aperto i lavori con una lettura magistrale sull’evoluzione delle tecnologie in medicina, ha sottolineato che “negli ultimi due decenni abbiamo assistito ad un’accelerazione assoluta delle tecnologie, ma dobbiamo anche riconoscere che questo fenomeno ha raggiunto livelli elevatissimi proprio nell’ambito sanitario e anche in materia di donazioni e trapianti d’organo. Deriva da tutto questo l’esito di un maggior numero di vite salvate, la cui importanza è tale che dovrebbe incoraggiare politici, decisori, clinici e mondo advocacy verso un crescente impegno per innovare, pur nella difficoltà di reperire le necessarie risorse economiche”. Si stanno infatti affermando sistemi o tecnologie in passato non disponibili che consentono, ad esempio, di utilizzare organi di donatori molto anziani o marginali con notevoli possibilità di successo, anche se impattano sulla sostenibilità del sistema, poiché i DRG che dovrebbero ricoprire i nuovi costi appaiono inadeguati: un aspetto, secondo gli esperti, del quale occorre tenere conto.
Nelle more dell’aggiornamento della legge 91/99, dal “Dialogue Meeting” è emerso che alcune decisioni per aumentare la produttività in materia di trapianti potrebbero essere prese già nell’immediato, dando un forte segnale di soluzione ai pazienti in lista di attesa. Riportando i dati nazionali dei trapianti fatti negli ultimi anni (3.813 nel 2019, 3.437 nel 2020 – in concomitanza della pandemia – 3.778 nel 2021 e 3.887 nel 2022), il professor Davide Croce, direttore del Centro di Ricerca sull’Economia e il Management in Sanità dell’Università Cattaneo di Castellanza, ha sottolineato come l’Italia mantenga costanti le liste d’attesa, ma che tra il 10 e il 19% dei pazienti ne fuoriesce perché non più idoneo al trapianto. “Per compensare questa situazione – ha sottolineato il professor Croce – si potrebbe iniziare a ridurre le morti in lista d’attesa, in particolare per il trapianto di fegato, incrementando i trapianti di organi cosiddetti ‘marginali’ o ‘subottimali’, attraverso l’impiego delle tecnologie attuali che ne permettano il mantenimento, e quindi la garanzia, nei confronti del paziente e a parità di numero di donazioni: con 18 milioni di finanziamento, le circa 140 morti del 2021 si sarebbero evitate, così come sarebbero evitati tutti quei costi legati al fatto che i pazienti, in lista di attesa, hanno bisogno di ricoveri, di controlli, di farmaci, con conseguenti ulteriori costi”.
Ad intervenire al “Dialogue Meeting”, infine, anche il senatore Massimo Garavaglia, presidente della VI Commissione Finanze, che ha concluso: “In un campo così delicato quale quello della donazione e del trapianto di organi, l’innovazione gioca un ruolo preponderante per gli esiti che è in grado di produrre, ma anche condizionante per i costi che, purtroppo, porta con sé. Nonostante la congiuntura finanziaria non favorevole, mi auguro che sia possibile identificare dei minimi spazi, così da rendere possibile l’accesso a queste tecnologie che, in questo ambito sanitario, fanno la differenza”.