L’italiana Ilaria Salis, accusata di tentato omicidio colposo in concorso in Tribunale in Ungheria legata mani e piedi e al guinzaglio di una poliziotta: ondata di sdegno
“Le immagini di Ilaria Salis alla prima udienza del processo a suo carico in Tribunale a Budapest in catene, con le manette ai polsi e i piedi legati da ceppi di cuoio con lucchetti, sono agghiaccianti. Addirittura Ilaria veniva trascinata da un agente delle forze di sicurezza ungheresi con una catena simile ad un guinzaglio. Un trattamento inumano e degradante non degno di un paese civile. Chiediamo ancora con più forza al governo italiano, al ministro degli Affari Esteri Tajani che Ilaria Salis venga trasferita in Italia e possa partecipare al processo contro di lei dal nostro Paese. Le immagini dimostrano che Ilaria non può stare un giorno in più in carcere in Ungheria“. Lo afferma il capogruppo dell’Alleanza Verdi e Sinistra Peppe De Cristofaro, presidente del gruppo Misto di Palazzo Madama.
Cresce lo sdegno, in Italia, per la vicenda di Ilaria Salis, attivista antifascista milanese di 39 anni che è detenuta da oltre un anno in Ungheria: oggi è stata condotta in aula per un’udienza del processo che la vede imputata per aver aggredito due estremisti di destra nella capitale ungherese. Le immagini girate dal Tg3 all’interno dell’aula, dove la militante è apparsa con le manette e i ceppi ai piedi – oltre a una specie di guinzaglio – hanno fatto sollevare un’ondata di indignazione per il mancato rispetto dei diritti umani. La prossima udienza si terrà il 24 maggio: oggi Ilaria Salis si è dichiarata non colpevole.
FASSINO: “VIOLATE CONVENZIONI, GOVERNO CHIEDA RILASCIO”
“Ilaria Salis tradotta in tribunale con manette ai polsi e ceppi alle caviglie. Una vergogna che viola ogni norma di civiltà e le convenzioni internazionali sul rispetto che si deve alle persone detenute. Il governo italiano non resti passivo: chieda all’Ungheria l’immediata messa in libertà di Ilaria a cui vanno garantiti i diritti e le tutele previste per le persone sottoposte a giudizio”. Come riferisce la Dire (www.dire.it) lo ha scritto su X Piero Fassino, deputato del Partito democratico e già ministro della giustizia.