Stasera su Rai Storia “Come un fulmine nell’acqua. I bronzi di San Casciano dei Bagni” per “Italia. Viaggio nella bellezza”
Edificio sacro e luogo di pellegrinaggio, dimora inviolabile in cui il contrasto tra etruschi e romani diventava convivenza pacifica. Tutto questo – tra il III secolo a.C. e il V d.C. – è stato il santuario del Bagno Grande a San Casciano dei Bagni, il cui “cuore”, la vasca sacra, ha restituito oltre 200 manufatti in bronzo e più di 5000 monete.
Un luogo e una storia che Brigida Gullo, con la regia di Eugenio Farioli Vecchioli, racconta in “Come un fulmine nell’acqua. I bronzi di San Casciano dei Bagni”, lunedì 29 gennaio alle 21.10 su Rai Storia, per “Italia. Viaggio nella bellezza”, realizzato in collaborazione con il Ministero della Cultura. Lo Speciale, in particolare, fa rivivere in esclusiva i momenti più emozionanti dei ritrovamenti delle statue in bronzo e le fasi di pulitura e restauro. San Casciano dei Bagni ha sempre vissuto in simbiosi con le sue acque e le tracce di un passato in cui il sacro era profondamente legato all’acqua hanno sempre fatto parte della memoria storica del piccolo borgo toscano.
È così che l’amministrazione comunale, nel 2018, decide di puntare sull’archeologia e – dopo un primo tentativo nel 2019 – le campagne di scavo iniziate nel 2020 e culminate nei clamorosi ritrovamenti dell’autunno 2022 indicano che la scommessa è vinta. A pochissimi passi dalle terme medicee, ancora oggi frequentate dal pubblico, gli scavi svelano un santuario e il suo cuore: una vasca sacra che ha custodito per 700 anni i segni della fede e della speranza di chi qui veniva a pregare. Statue di oranti, parti anatomiche, bambini in fasce, ritratti e figure sacre in bronzo, sono gli attori di un racconto che va al di là del valore di ogni singolo reperto e abbraccia gli orizzonti della spiritualità, della cura, della medicina, della convivenza.
Il santuario ritrovato a San Casciano dei Bagni è tutto questo e oltre: al di là dei confini di questo fazzoletto di terra tinto di verde, nel passato, si estendeva una fitta rete di luoghi sacri legati all’acqua. Basta rivolgere lo sguardo verso nord, in quella zona dell’Etruria che parte dal monte Cetona e arriva oltre la Val d’Orcia. Qui, in epoca etrusca, fiumi e boschi diventavano l’ambiente ideale per il sorgere di miti. La Buca delle Fate a Rapolano Terme e la Grotta Lattaia a Cetona, rivelano reperti e riti del tutto simili a quelli della vasca sacra di San Casciano, ma ne sottolineano anche una differenza sostanziale: il sito di San Casciano restituisce soprattutto un contesto. La stratificazione interna, i livelli di deposizione e i reperti sono in grado di tracciare chiaramente un racconto, di ricostruire un momento della storia intrappolato nel fango.
Nel programma intervengono, tra gli altri, Jacopo Tabolli (coordinatore scientifico degli scavi, Università per Stranieri di Siena), Emanuele Mariotti (direttore di scavo, Comune di San Casciano dei Bagni), Ada Salvi (funzionario, Soprintendenza di Siena, Grosseto, Arezzo), Gabriele Nannetti (Soprintendente Siena, Grosseto, Arezzo), Massimo Osanna (Direttore Generale Musei), Luigi La Rocca (Direttore Generale Archeologia, Belle arti e Paesaggio), Agnese Carletti (Sindaco di San Casciano dei Bagni).