La leishmaniosi, che normalmente colpisce i cani, può contagiare anche gli esseri umani: i casi negli ultimi 10 anni sono in aumento e dipende anche dal clima
Dal 2004 al 2022 nel territorio bolognese sono stati registrati 154 casi di Leishmaniosi cutanea e viscerale su esseri umani. La Leishmaniosi è una grave malattia, provocata da un parassita microscopico e viene trasmessa all’uomo e al cane dalla puntura di un insetto che si nutre di sangue: il flebotomo o pappataci. Dei 154 casi di Bologna in 19 anni (più 18 da fuori provincia), 11 hanno portato al decesso, con un trend altalenante, ma in aumento negli ultimi 10 anni. Si è vista una maggiore incidenza negli uomini rispetto alle donne, nella fascia zero-due anni e in chi ha una compromissione del sistema immunitario. E si è scoperto che un peso nell’incremento dei casi è anche dovuto ai cambiamenti climatici. È quello che racconta uno studio pubblicato su “Eurosurveillance”, rivista europea su sorveglianza, epidemiologia, prevenzione e controllo delle malattie infettive.
Si è indagato il modo in cui si è diffusa la Leishmaniosi nell’uomo negli ultimi 20 anni e il ruolo che hanno giocato in questo gli animali serbatoio e le condizioni ambientali e climatiche; il tutto a partire dai casi di Leishmaniosi contati nel territorio dell’Ausl di Bologna dal 2004 al 2022. Lo studio è stato curato proprio da professionisti dell’Ausl, dell’Istituto zooprofilattico dell’Emilia-Romagna e Lombardia, e del Policlinico Sant’Orsola, utilizzando elementi di conoscenza desunti dalla sorveglianza umana, veterinaria ed entomologica, oltre ad aspetti clinici, ambientali e meteo-climatici. Cosa c’entra il clima? Molto: gli ultimi anni con estati calde e poche piogge hanno favorito l’aumento dei pappataci, gli insetti che trasmettono la malattia pungendo uomini e animali. Le forme di Leishmaniosi nell’uomo sono due: cutanea (si può guarire nel 100% dei casi, anche in assenza di terapia) e viscerale (se non curata, può essere fatale). Nel cane è una malattia letale.
Lo studio evidenzia che, a confronto con le epidemie del passato, i casi di Leishmaniosi si sono verificati anche in città e in pianura negli ultimi anni. E tra le ipotesi formulate per spiegare il fenomeno, c’è lo spostamento degli animali serbatoio verso nord, anche a causa dei cambiamenti climatici, in corrispondenza delle vie d’acqua e della rete ferroviaria. Lo studio sottolinea anche un aspetto in ambito veterinario: il cane, solitamente considerato il principale serbatoio del parassita responsabile della malattia, oltre a essere anch’esso colpito dalla Leishmaniosi canina, potrebbe non avere un ruolo così determinante nella diffusione. Infatti, negli anni in cui si sono registrati più casi umani non si è visto un aumento corrispondente nei cani, in base agli esiti dei 1.422 prelievi effettuati negli ultimi 11 anni. I dati non sono considerati ancora sufficienti, ma l’ipotesi è che la diffusione dipenda anche da altri animali serbatoio dell’infezione, individuata nel Dna dei mammiferi selvatici fino al 6% e in particolare nel 10-13% di topi e ratti.
Attualmente non esiste un vaccino umano contro la Leishmaniosi. La principale misura preventiva per ridurre il rischio di contrarre la malattia rimane evitare la puntura dei pappataci usando prodotti repellenti contro gli insetti, sulla pelle e sui vestiti, in particolare di sera e di notte, portare abiti coprenti all’aperto, in giardino o al parco, specialmente alla sera; proteggere i cani con repellenti per flebotomi, non lasciarli all’aperto di notte e controllarli periodicamente per la Leishmaniosi. Zanzariere, insetticidi e ventilatori sono altre ‘armi’ per tenere alla larga i pappataci. Sono insetti molto piccoli (due-quattro millimetri, circa un terzo di una zanzara), difficilmente visibili a occhio nudo. Il loro volo è silenzioso, breve e può essere ostacolato dal vento.