Negli adulti con alopecia areata, con deuruxolitinib la maggior parte dei pazienti ha ottenuto una ricrescita completa o quasi dei capelli entro 52 settimane
Negli adulti con alopecia areata, gli studi di estensione in aperto con il JAK 1/2 inibitore sperimentale deuruxolitinib hanno mostrato un aumento persistente della risposta, con la maggior parte dei pazienti che ha ottenuto una ricrescita completa o quasi dei capelli entro 52 settimane, secondo i dati presentati al congresso dell’European Academy of Dermatology and Venereology (EADV).
Nei precedenti risultati degli studi di fase III THRIVE-AA1 e THRIVE-AA2, dopo 24 settimane circa il 40% dei soggetti trattati con deuruxolitinib 12 mg due volte al giorno e il 32% con 8 mg due volte al giorno hanno ottenuto un punteggio SALT (Severity of Alopecia Tool) ≤ 20% (endpoint primario), a indicare una ricrescita dei capelli di almeno l’80%, in confronto allo 0% con il placebo.
La ricrescita dei capelli aumenta nel tempo
L’analisi a 52 settimane su 741 pazienti, che all’inizio dello studio avevano punteggi SALT medi superiori all’80% (perdita di capelli completa o quasi completa), ha mostrato che, entro un anno, la percentuale con punteggio SALT ≤ 20% era salita al 62% con entrambe le dosi tra i soggetti che hanno continuato la terapia per ulteriori 24 settimane. Tra i pazienti trattati con placebo e passati a deuruxolitinib dopo le prime 24 settimane, hanno raggiunto questo endpoint a 52 settimane il 58,4% e il 45,2% dei partecipanti esposti al dosaggio rispettivamente di 12 e 8 mg due volte al giorno.
«La percentuale sostanziale di pazienti che ha soddisfatto l’endpoint primario dopo le prime 24 settimane è stata incoraggiante, ma i risultati a un anno sono importanti perché non solo mostrano che la risposta è stata sostenuta, ma che nel tempo la ricrescita aumenta» ha affermato il relatore Brett King, professore associato di dermatologia alla Yale University di New Haven, in Connecticut. «Nella pratica clinica reale, nella quale vengono aggiunti triamcinolone acetonide intralesionale o i trattamenti topici, è probabile che avremmo risposte ancora migliori»
Ridotta incidenza di effetti collaterali anche proseguendo il trattamento
Gli eventi avversi emergenti dal trattamento hanno mantenuto una bassa incidenza e il tasso di effetti collaterali gravi nell’arco di 52 settimane è stato inferiore al 2% con entrambe le dosi di deuruxolitinib. La percentuale di pazienti che ha interrotto il trattamento a causa di un evento avverso è stata dello 0,7% nel braccio 8 mg e dell’1,1% nel braccio 12 mg. È stata osservata solo una trombosi nel follow-up di 52 settimane in un soggetto trattato con deuruxolitinib, ma il relatore ha fatto presente che questo paziente, oltre a essere obeso ed esposto alla dose più alta del farmaco, aveva molteplici comorbilità tra cui il lupus eritematoso sistemico.
Non sono stati segnalati eventi cardiaci avversi maggiori nel follow-up a lungo termine o casi di tubercolosi. Il tasso di infezioni opportunistiche è stato dello 0,1% nel braccio da 8 mg e dello 0,2% in quello da 12 mg. Infezioni gravi sono state osservate rispettivamente nello 0,6% e nello 0,4% dei due bracci. Sono stati rilevati quattro tumori maligni (0,5%) in ciascuno dei due bracci dello studio.
Riguardo alla dose iniziale ottimale di deuruxolitinib, secondo King l’efficacia degli 8 mg è già notevole, e la dose più alta potrebbe essere presa in considerazione nei pazienti con risposta lenta o inadeguata.
Se otterrà l’approvazione nell’alopecia areata, deuruxolitinib si aggiungerà ai due JAK inibitori recentemente autorizzati per questa indicazione, ovvero baricitinib e ritlecitinib. «Questi farmaci rappresentano un importante progresso nel trattamento dell’alopecia areata, in particolare per quei pazienti con malattia grave e refrattaria» ha commentato Lynne Goldberg, professoressa di dermatologia presso l’Università di Boston e direttrice della clinica tricologica del Boston Medical Center. «Credo che, in generale, siano ben tollerati in questa popolazione di pazienti, in particolare nei giovani senza altre comorbilità».
«Il rapporto beneficio-rischio è particolarmente accettabile quando la malattia è grave» ha aggiunto. «Questa patologia ha enormi implicazioni emotive e funzionali, e molti pazienti con malattia grave o ricorrente sono disposti a rischiare gli effetti collaterali per vivere con una chioma folta».