Souvenir de Kiki da “Diario di una modella” di Kiki di Montparnasse, drammaturgia, immagini e regia Consuelo Barilari, Con Manuela Kustermann al Teatro Vascello
Nel 1922 Alice Prin alias Kiki di Montparnasse fu proclamata regina di Parigi. Icona delle avanguardie artistiche del Novecento, musa di una rivoluzione senza pari al fianco di Picasso, Modigliani, Cocteau, Soutine, Fujita, Man Ray, Kiki fu anche cantante, attrice, pittrice.
Pochi anni dopo uscì il suo diario, con un’introduzione di Ernest Hemingway: «Se siete stanchi dei libri scritti dalle signore scrittrici d’oggigiorno, eccovi un libro scritto da una donna che non fu mai una signora. Per circa dieci anni, come spesso capita, Kiki fu lì lì per essere una regina, ma questo naturalmente è molto diverso dall’essere una signora».
«Kiki aveva un bel viso e ne aveva fatto un’opera d’arte. Aveva un corpo meraviglioso e una bella voce; fu un’icona e certamente dominò l’epoca di Montparnasse più di quanto la Regina Vittoria non abbia dominato l’epoca vittoriana».
Quanto segue è stato scritto nel 1929; Kiki è come un monumento a sé stessa e all’epoca di Montparnasse, che si ritenne definitivamente chiusa quando lei, Kiki, pubblicò questo libro. Nel giro di un anno, Kiki divenne un simbolo e Montparnasse divenne ricco, prosperoso, sfarzosamente illuminato, brulicante di locali da ballo, fiocchi di avena, pompelmi e al Dòme cominciarono a vendere caviale, beh, l’epoca per quel che poteva valere (e personalmente non credo valesse molto) era finita. Montparnasse, in questo senso, simboleggia i caffè e i ristoranti dove la gente si fa vedere in pubblico; non simboleggia le case, gli studi e le stanze d’albergo dove la gente lavora. Ai vecchi tempi la differenza fra i lavoratori e quelli che non lavoravano era che i perdigiorno non si alzavano prima delle cinque di sera, ora in cui si trovavano a bere, nei caffè, in amichevole competizione con gli operai che per quel giorno l’avevano fatta finita con il lavoro. Era piacevole, dopo il lavoro, vedere Kiki. Era molto bella da guardare.
Tanto per cominciare aveva un bel viso, ne aveva fatto un’opera d’arte. Aveva un corpo meraviglioso e una bella voce (quando parlava, non quando cantava); dominò l’Epoca di Montparnasse più di quanto la Regina Vittoria non abbia dominato l’Epoca vittoriana.
L’Epoca è finita. Se ne è andata via con i reni dei lavoratori, che bevevano troppo con i perdigiorno. I perdigiorno erano belli gente e diedero prova, a lungo andare, di possedere reni più robusti. Ma loro di giorno riposavano. L’Epoca, in ogni modo, è finita.
Kiki ha ancora la sua voce. Non dobbiamo preoccuparci dei suoi reni; viene dalla Borgogna, e il suo viso è un’opera d’arte come sempre, la sola differenza è che ora dispone di più materiale su cui operare.
C’è il libro. Leggetelo.
Questo è l’unico libro per cui io abbia mai scritto la prefazione e – dice Hemingway- se Dio mi aiuta, resterà anche l’ultimo.
È scritto da una donna che, per quanto ne so, non ha mai avuto un angolo tutto per sé. Quando sarete stanchi dei libri scritti dalle signore scrittrici d’oggigiorno, eccovi un libro scritto da una donna che non fu mai una signora. Per circa dieci anni Kiki fu lì lì per essere una regina, ma questo naturalmente è molto diverso dall’essere una signora.
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