Carcinoma squamocellulare: con la terapia che prevede cemiplimab neoadiuvante il 92% dei pazienti è vivo a un anno
Nei pazienti con carcinoma cutaneo a cellule squamose resecabile, un trattamento neoadiuvante con l’inibitore di PD-1 cemiplimab risulta attivo ed efficace, con risultati di sopravvivenza promettenti. Lo evidenziano nuovi risultati di uno studio di fase 2 presentati al congresso della European Society for Medical Oncology (ESMO) e pubblicati in contemporanea su The Lancet Oncology.
Infatti, gli autori hanno stimato che circa 9 pazienti su 10 trattati con cemiplimab prima dell’intervento chirurgico erano vivi e non in recidiva o in progressione a un anno.
Inoltre, tra i pazienti che hanno ottenuto una risposta patologica completa dopo la terapia neoadiuvante con cemiplimab, nessuno ha avuto una recidiva di malattia.
«Il carcinoma cutaneo a cellule squamose resecabile e avanzato può causare una riduzione della funzionalità e della qualità della vita del paziente a seguito degli effetti cumulativi del trattamento standard, in genere rappresentato dalla chirurgia e dalla radioterapia. Inoltre, per questi pazienti va tenuto in considerazione anche il rischio di recidiva e di decesso», ha affermato l’autore principale dello studio, Neil D. Gross, Direttore della ricerca clinica del Dipartimento di chirurgia della testa e del collo presso l’MD Anderson Cancer Center dell’Università del Texas di Houston. «Risultati sia di uno studio pilota monocentrico sia di questo studio multicentrico di fase 2 hanno evidenziato che cemiplimab neoadiuvante è altamente attivo nei pazienti con carcinoma cutaneo a cellule squamose resecabile. Le risposte robuste a questo trattamento sono state durature e si sono tradotte in una sopravvivenza libera da eventi per la stragrande maggioranza dei pazienti a uno e 2 anni».
Lo studio
Lo studio (NCT04154943) presentato da Gross a Madrid è un trial multicentrico internazionale condotto in Australia, Germania e Stati Uniti, a braccio singolo, che comprendeva due parti.
Nella prima parte, sono stati arruolati 79 pazienti con carcinoma cutaneo a cellule squamose resecabile in stadio da II a IV. I partecipanti sono stati trattati con cemiplimab 350 mg ogni 3 settimane, per un massimo di quattro dosi, seguite, in 70 pazienti, da un intervento chirurgico con intento curativo.
L’età mediana del campione era di 73 anni, l’85% dei partecipanti era di sesso maschile e l’87% era bianco. La maggior parte (il 76%) aveva un performance status ECOG pari a 0, il 48% aveva un tumore in stadio III e il 46% in stadio IV; inoltre, il 60% aveva metastasi linfonodali.
Secondo l’analisi primaria dei dati, presentata al congresso ESMO dello scorso anno e pubblicata sul New England Journal of Medicine, 40 pazienti (il 50,6%) hanno ottenuto tasso di risposta patologica completa (pCR; 0% di tumore vitale residuo), che era l’endpoint primario dello studio, e 10 (il 12,7%) una risposta patologica maggiore (MPR; >0% e ≤10% di cellule tumorali residue), che era l’endpoint secondario chiave.
Nella parte 2 dello studio, quella post-chirurgica, nei pazienti che hanno completato l’intervento chirurgico con intento curativo lo sperimentatore poteva scegliere se proporre un trattamento adiuvante con cemiplimab (16 dosi) o la radioterapia oppure la semplice osservazione, sulla base del referto del patologo.
Primi dati di sopravvivenza incoraggianti
Al congresso ESMO di quest’anno Gross ha presentato i risultati relativi agli endpoint secondari di sopravvivenza in tutti i 79 pazienti coinvolti nello studio, con dati a un anno decisamente incoraggianti (durata mediana del follow-up: 19 mesi; range: 1-30 mesi).
Nei 57 pazienti che hanno ottenuto una risposta patologica (completa, maggiore o parziale) al trattamento neoadiuvante con cemiplimab, la mediana della sopravvivenza libera da eventi (EFS) non è stata raggiunta.
Nei 79 pazienti arruolati, gli sperimentatori hanno stimato un tasso di EFS a un anno dell’89% (IC al 95% 79%-94%), percentuale che è salita al 94,9% (IC al 95% 81,0%-98,7%) nel gruppo di pazienti che ha ottenuto una risposta patologica completa.
In quest’ultimo gruppo, non si è osservata nessuna recidiva di malattia, mentre fra coloro che hanno ottenuto una risposta patologica maggiore, 9 su 10 risultavano liberi da malattia a un anno.
Inoltre, il tasso di sopravvivenza globale (OS) a un anno misurato in tutti i pazienti, secondo le stime di Kaplan-Meier, è risultato del 92% (IC al 95% 83%-96%) e la mediana di OS non è stata raggiunta.
Cemiplimab ben tollerato
In generale, ha detto Gross, cemiplimab è risultato ben tollerato e non si sono osservati segnali nuovi relativi alla sicurezza rispetto al profilo già noto del farmaco.
Tra tutti i pazienti coinvolti nello studio, 70 (l’89%) hanno manifestato effetti avversi di qualsiasi grado si sono verificati dei pazienti e 15 (il 19%) effetti avversi di grado ≥ 3. Inoltre, si è registrato un decesso dovuto al peggioramento di uno scompenso cardiaco, considerato potenzialmente correlato al trattamento.
Nei 16 pazienti che sono stati trattati con cemiplimab adiuvante nella parte 2 dello studio, si sono verificati due eventi avversi gravi di grado 3, tra cui un peggioramento della cardiomiopatia e un’ipofisite, mentre non si è avuto nessun decesso considerato correlato al trattamento.
Sviluppi futuri
«L’analisi primaria di questo studio di fase 2 ha dimostrato tassi di risposta superiori al 60% ed è incoraggiante che cemiplimab possa avere un’utilità nel carcinoma cutaneo a cellule squamose in stadio precoce», ha dichiarato in un comunicato stampa Israel Lowy, Vice Senior President, Translational and Clinical Sciences, Oncology di Regeneron. «Questi nuovi dati si aggiungono al crescente numero di evidenze a favore di cemiplimab in questo setting sperimentale, nel quale permangono elevati bisogni insoddisfatti».
«Questi dati hanno fornito le basi per uno studio randomizzato di fase 3, che è già partito e inizierà l’arruolamento nel 2024», ha concluso Gross.
Inoltre, è in corso anche un altro studio internazionale di fase 3 in cui si sta valutando cemiplimab nel setting adiuvante per i pazienti con carcinoma a cellule squamose ad alto rischio di recidiva dopo l’intervento chirurgico e la radioterapia (a causa del coinvolgimento di più linfonodi, dell’estensione del tumore attraverso la capsula linfonodale o dell’invasione perineurale).
Bibliografia
N.D. Gross, et al. Neoadjuvant cemiplimab and surgery for stage II–IV cutaneous squamous-cell carcinoma: follow-up and survival outcomes of a single-arm, multicentre, phase 2 study. Lancet Oncol. 2023; doi:10.1016/S1470-2045(23)00459-X. leggi